Gabbia

Mi rifugio tra le fusa di una gatta
quando, spietata, 
colpisce la vita.
In trincea combatto la mia battaglia,
sempre all'erta,
non vi è riposo tra guanciali profumati,
con le lacrime mi difendo.
Le prigioni esistenziali
son le sbarre che ho d'intorno,
ferro e piombo da scalfire.
Chiusa in angoli dorati
mi sorridono chiudendo gli occhi,
a chi importa se la notte,
mentre tutto tace e sonnecchia
io imploro al cielo soccorso,
nessuno ascolta il mio silenzio
ed io resto nella gabbia 
ad attendere il mio turno.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
10-10-2014 Redazione Oceano Una malinconia inquieta che urla nei versi per chiedere ascolto.
Silente, l’autrice, non prova calore, tra sbarre celate dietro apparenze e silenzi.
Nell’oblio della notte il tormento s’accende mentre nello scalare quel faticoso sentire, s’avverte il desiderio profondo di tornare a librare leggera, sollevando l’anima scalfita dal dolore assillante.