Nel mondo di Drao (secondo episodio)
Immersa nei suoi pensieri, Cleo camminava lungo la strada, era già da molto che macinava passi, la stanchezza iniziava a farsi sentire, decise di chiedere un passaggio, e proprio in quel mentre transitava un tir che trasportava animali. Cleo alzò la mano e il grosso mezzo si fermò e Cleo salì a bordo, non si accorse di alcuni Rattip saliti con lei su quel mezzo. Cleo:- Grazie per esserti fermato, ero davvero esausta, camminavo già dalle prime luci dell’alba, piacere, mi chiamo Cleo. Autista:- io mi chiamo Paolo, faccio questa linea tre volte a settimana, è una strada davvero brutta a farla di notte, e tu cosa ci facevi? Senza auto poi si dice che si fanno di brutti incontri, la prima volta che percorsi questa strada era appunto di notte, mi fermai perché avevo sonno, ma dovetti ripartire subito, le bestie che trasportavo quella volta erano cavalli e scalciavano a tutto spiano, una di quelle stupende bestie fu uccisa, durante il trasporto si ruppe una zampa, davvero non so spiegarmelo, eppure andavo cauto, era come se fossero spaventati, proprio come fanno ora questi maiali, aspetta, ci fermiamo, devo controllare che tutto sia a posto, sarebbe davvero una perdita seria per me. E il grosso automezzo si fermò; Paolo e Cleo scesero dal tir, Paolo aprì le varie porte, uno spettacolo davvero strano, gli animali giravano in tondo, irrequieti, come se qualcosa li spaventasse, per fortuna oltre le porte c’erano anche delle grate per evitare che gli animali si buttassero giù dal mezzo appena si aprivano le porte; Paolo guardò un po’ dappertutto, ma non vide nulla. Cleo, invece appena le porte del mezzo si aprirono fu investita da una folata di quell’odore che lei aveva imparato a temere, era odore di Rattip. Cleo cercò anche lei di vedere tra le zampe di quegli animali, ma davvero era difficile, e un certo timore s’impossessò di lei, ma poi si disse che non poteva essere, i suoi draghi li avevano sterminati tutti quei dannati Rattip. E i due risalirono sul mezzo. Paolo:- e allora, mi dici che ci facevi da sola su questa strada? La tua macchina? Non sei potuta arrivare a piedi fin là... Cleo:- ho avuto un incidente, per fortuna non mi son fatto nulla, solo la macchina è da buttare, contro un albero sono andata a sbattere. Cleo sapeva di mentire, ma non poteva raccontare della sua storia, ora pareva assurda anche a lei, quasi ne dubitava, ma c’era quell’odore che la richiamava alla realtà, comunque il viaggio continuò. C’era quell’odore che teneva, vivo, il ricordo e il suo sesto senso le diceva di tenere la guardia alta. Arrivarono in città, Cleo salutò lanciando un’occhiata al carico, pareva che gli animali si fossero calmati e la ragazza si diresse verso casa sua. Arrivò alla sua strada, e si soffermò per un attimo, voleva assaporare il profumo della sua strada, delle sue cose; ma c’era un qualcosa di strano, i suoi vicini, i suoi conoscenti la guardavano in modo strano e lei non capiva il perché, eccola sotto casa sua... Strano, tutti attorno a lei, ebbe un attimo di paura, forse che aveva addosso qualche segno di quel luogo magico? Si guardò le mani, il corpo, ma non le pareva di avere cose … particolari addosso. Finalmente, bussò al suo citofono:Cleo stava davanti al suo portone e trovo naturale che bussasse al suo citofono , ma tu puoi adattare la cosa come credi sia più opportuna - si? Chi è? -mamma sono io, Cleo, aprimi che c’è tanta gente qui - era evidente lo spavento della ragazza. Il portone si aprì e la mamma si fermò incredula, poi le gettò le braccia al collo e la strinse forte: - ti davano per morta; ho visto la tua macchina sventrata, figlia mia cosa ti è accaduto? E dove sei stata durante quest’anno? Cleo capì, quello che per lei era stata solo qualche settimana in realtà era stato un anno di tempo, e cosa mai poteva ora raccontare? Doveva recuperare tempo, una scusa così lunga davvero non ne aveva in testa. -Mamma son successe tante cose, ma ora sono qui, di nuovo a casa mia, dai mamma entriamo in casa. Così dicendo varcò il portone di casa sua, la mamma rivolta agli amici:-e, la mia Cleo, sentivo che non era morta, sapevo che sarebbe tornata, su brava gente lasciatela riposare, poi vi racconterò. Cleo entrò in casa, controllò tutta la casa come se volesse re-impararla, effettivamente tante cose le aveva dimenticate, il suo letto con il suo cuscino a forma di cuore, si voltò e abbracciò di nuovo la sua mamma mormorando: -mi sei mancata mamma. Mamma e figlia andarono nel salottino, si sedettero vicine e abbracciate. Cleo le raccontò che aveva perso la memoria, si era ritrovata ferita alla testa, e si era allontanata dal luogo dell’incidente per chiedere aiuto, aveva vagabondato molto prima di essere soccorsa da alcuni Mormoni, non aveva avuto modo di mettersi in contatto con il mondo esterno a quel villaggio di mormoni, poi le ferite erano guarite e la memoria no; piano, piano, con il passare del tempo aveva recuperato sprazzi di se stessa, e appena si era ricordata di chi fosse, si era messa in viaggio per tornare a casa. E di nuovo ad abbracciare la sua mamma. Quella sera, nel suo letto, Cleo ripensava a quell’assurda avventura, ora aveva un dubbio atroce, e se fosse stato davvero un sogno? Era stata assente un anno, un sogno lungo un anno non poteva essere. La stanchezza ebbe il sopravvento sul suo fisico, si addormentò e i suoi sogni erano agitati, sognò di draghi, di Rattip, di principesse e di giovani capitani. Fu svegliata dal profumo di caffè, si alzò, una doccia ristoratrice, poi a fare colazione, stava bevendo il suo latte quando si fermò di colpo, una notizia al tg attirò la sua attenzione: -un trasportatore di bestiame aveva trovato tutte le bestie morte all’interno del suo tir; le bestie avevano uno squarcio lungo l’addome, fatto strano, minima era il residuo di sangue, come se quelle bestie fossero state …… prosciugate. E sì, quello era proprio affare di Rattip ma com’era possibile? E come dipanare simile matassa? Non c’era neanche il suo generale ad aiutarla. Ecco perché sentiva quell’odore, qualche Rattip doveva essere scappato dalla valle, ma come poteva essere? I Rattip si dissolvevano al contatto della nebbia. Cleo si vestì velocemente, disse alla mamma che sarebbe tornata a orario di pranzo e uscì da casa senza aspettare che la mamma potesse obiettare, Cleo aveva bisogno di camminare, di riflettere, e con la mamma che la circondava di attenzione, non sarebbe riuscita a concentrarsi. Si diresse al parco, passeggiare lungo quei sentieri le aveva sempre procurato una pace interiore, la cosa di cui ora aveva bisogno era molta calma. Non riusciva a capire come avessero fatto i Rattip a scappare e inoltre non sapeva come contattare il suo popolo. Si fermò all’improvviso meravigliandosi del suo stesso pensiero:- il suo popolo. Ecco a cosa si riferiva il generale, lei sarebbe stata la regina quando sentiva Suo il popolo; che sciocca presuntuosa, non bastava essere la figlia del re per essere un capo, era un sentimento che doveva nascere nel cuore come un comando perentorio. Passò tutta la mattinata in quel parco, ma non venne a capo di nulla, in quel mondo davvero non sapeva come muoversi, a chi mai poteva parlare dei Rattip? Chi mai le avrebbe creduta? Di sicuro l’avrebbero presa per pazza ……… disperata tornò a casa. La sua mamma subito si accorse che qualcosa non andava: - Cleo, cosa ti tormenta? Ora sei a casa nulla ti può ferire! - mamma tu non capisci, ci sono i Rattip…. Non ho neanche il mio drago ….. come posso fare? - Figlia mia tu deliri, aspetta che ti misuro la febbre, chiamo il medico …. Chi sono questi Rattip? Quanti soldi devi a loro? - mamma …… è inutile, tu non sai, non puoi capire. Quella notte fu davvero una notte da incubi, Cleo sognava della battaglia, sognava del suo drago, dei bimbi bloccati nella chiesa, sognava dell’aculeo del Rattip sulla sua carne ed emise un urlo, si svegliò madida di sudore, la sua mamma vicino che, preoccupata, le accarezzava la fronte. Capì Cleo che doveva tornare al villaggio. Il giorno dopo raccontò alla mamma che aveva bisogno di una vacanza, sarebbe andata da una sua amica a Philadelphia e senza ammettere nessuna possibilità di replica, prese la aligia, la appoggiò sul letto e, guardandola capì che non le servivano valigie ma solo bagaglio leggero, la ripose e prese uno zainetto, pochi capi intimi, una torcia, poche altre cose, e dalla cucina, approfittando di un attimo di distrazione della mamma prese anche un coltellaccio dalla credenza, non sapeva ancora perché, ma pensò che le sarebbe servito, salutò la mamma ormai in lacrime e si diresse alla stazione della metro. Fece il biglietto, ben sapendo che molta strada avrebbe dovuta farla a piedi, su quella collina nessuno si avventurava. Timbrò il suo biglietto, passò attraverso i tornelli, prese le scale per scendere al metrò; le bastò solo un’occhiata per capire che era l’unica che scendeva, tutti gli altri salivano le scale molto velocemente, impauriti abbastanza, qualcuno ancora piangeva, altri urlavano, ma di un urlo sommesso, quasi non volessero farsi sentire, e poi, quell’odore, sempre più forte, sempre più intenso. Cleo tornò, all’improvviso guerriera, in un attimo ripescò il coltellaccio dal suo zaino, certo non era lo spadino della sua divisa, ma era affilato al punto giusto e con pochi passi fu giù sulla pensilina appena in tempo per vedere alcuni Rattip guadagnare la fuga lungo l’oscurità del tunnel dei binari. A terra c’era un corpo, Cleo gli si avvicinò, era un uomo di mezza età, sul braccio un evidente squarcio, Cleo costatò che respirava ancora, sperava che la quantità di veleno fosse minima, ecco arrivare i primi soccorsi, allertati dalla gente in fuga. Cleo si fece da parte, nascose il coltello nello zainetto, lentamente guadagnò l’uscita, non sapeva davvero cosa raccontare. Seguendo il suo istinto, si avviò a piedi verso la periferia della città. Ed ecco un ombra enorme coprire il sole, e il cuore di Cleo si allargò di nuove speranze, non aveva bisogno di controllare, sapeva che quell’ombra che oscurava il sole altro non era che il suo drago, c’era tra loro una simbiosi di pensieri, in un baleno Cleo fu in groppa alla sua potente bestia e via, tra nuvole e correnti d’aria, alla sua collina. Finalmente i suoi pensieri si placarono un po’, tra poco, insieme ai suoi guerrieri avrebbe potuto tracciare una linea di difesa, avrebbe potuto parlare tranquillamente sapendo che non sarebbe stata presa per matta. Non ci fu tempo per i convenevoli, era un momento di decisioni importanti, era un momento grave, in qualche modo i Rattip erano riusciti a eludere quella nebbia, erano riusciti a entrare nel mondo degli uomini, bisognava capire come, e trovare un modo per fermarli, loro avrebbero sterminato tutte le razze, erano crudeli e assettati di sangue. Ci fu una riunione straordinaria, tutto il villaggio era presente, erano momenti difficili. C’era solo una domanda che girava tra tutti:- come avevano fatto i Rattip a passare oltre la nebbia? Qualcuno disse che i draghi, ormai, non lavoravano più come una volta, altri dissero che i Rattip erano diventati immuni alla nebbia ……. Ed era uno sconforto totale. E arrivò anche la vecchia tata alla riunione e chiese la parola. -Amici, compaesani, popolo molti anni addietro la mia bis-nonna mi raccontava di una storia strana, mi raccontava di certi cunicoli che tagliavano la montagna in tutta la sua lunghezza; mi diceva che quei cunicoli furono distrutti, che furono tutti riempiti di grossi macigni, ma i Rattip sono furbi, può essere che abbiano trovato il modo di passare, forse hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo. Ora bisogna capire dove sta il varco e richiudere tutto e bisogna inseguire quelli scappati, prima che si riproducono, sapete che è pericoloso. Furono fatte le squadre che si sparpagliarono su per la collina, mentre i fedeli draghi volteggiavano nel cielo, pronti a intervenire al più piccolo cenno di pericolo. Ogni cespuglio, ogni anfratto, ogni grotta fu ispezionata al cm, ma non fu trovato nulla, nessun passaggio, nessun sentiero possibile, lo sconforto s’impadronì un po’ di tutti, l’impotenza di non capire, di non trovare rendeva gli animi sconsolati quando un piccolino si fece avanti e, tra il saputo e il fare importante di chi sa, alzò la mano dicendo: - io so come. Tutta la piazza si ammutolì, tutti gli sguardi su quel soldo di cacio, un guerriero gli si avvicinò e lo scortò accompagnandolo sulle scale del castello; Cleo gli si avvicinò e: - dai, piccolino, dicci quel che sai; è un affare serio, ne va di mezzo la vita di noi tutti. E il bimbo disse: -Li vidi scappare lungo il sentiero, affianco della chiesa, uno di loro era ferito, erano quattro guerrieri e tre femmine, li vidi passare oltre la nebbia perché da quel lato era quasi sparita, loro passarono senza bruciarsi, c’era ancora la battaglia, nessuno li vide, ed io guardavo da un buco della porta, ho cercato di strillare al drago di fermarli, cercai di avvisare qualcuno ma il rumore della battaglia era troppo forte, e poi il mio papà disse che i Rattip erano tutti morti, ed io non ci pensai più …….E il piccolino si lasciò andare al pianto, credeva di essere colpevole, palesando così un senso di responsabilità molto grande nonostante la sua giovane età. Ecco, ora il mistero era stato svelato, i draghi impegnati nella battaglia, non si preoccuparono di ripristinare la nebbia quando incominciò a diradarsi e così la protezione non era più attiva. Ora bisognava solo capire dove i Rattip avessero trovato dimora. All’improvviso a Cleo tutto fu chiaro, quell’incidente a quell’uomo nella stazione sotterranea della metrò, si sapeva che i Rattip vivevano sottoterra, loro odiavano il sole, e i tunnel della metrò erano un ottimo posto per crearsi un luogo dove vivere. Cleo si domandava come avrebbe potuto portare il suo drago tra gli umani? Come avrebbe potuto combattere in un mondo che non aveva più memoria di draghi e di Rattip? E poi come avrebbe fatto per la nebbia? Andarono tutti a dormire, avevano bisogno di riposo e dovevano riflettere sul da farsi, non era una cosa semplice. Il mattino dopo le idee erano ancora più ingarbugliate della sera prima, ognuno disse la sua, soluzioni tanto fantasiose e tanto impossibili da attuarsi, fu un guerriero a parlare, forse, dell’unica soluzione possibile. Guerriero:- amici, popolo, dobbiamo attirarli con una trappola, li dobbiamo costringere a tornare qui, nel nostro mondo. Ed ecco la folla applaudirlo, in effetti, era davvero l’unica soluzione valida, ma la trappola? Tutti sapevano di cosa erano ghiotti i Rattip; loro erano ghiotti di sangue di principessa e di scaglie di drago. C’era solo un grosso problema, le ferite dei draghi non guarivano facilmente, per questo fu un grosso sacrificio donare la scaglia al padre di Cleo, quello delle scaglie era un mistero. Tirando una scaglia dalla schiena del drago s’induceva il corpo del drago a produrre un ormone particolare che funzionava da antidoto, e una volta impiastricciato con delle muffe particolari e posto sul graffio, il sangue si mischiava e si modificava. Nel corpo dell’umano avveniva una metamorfosi e il suo sangue diventava simile a quello del drago assumendo anche molte delle doti del drago stesso. Una longevità davvero invidiabile, la capacità di capire i cuori dei propri simili, una sensibilità al dolore molto alta e una vista molto acuta, questa era la trasformazione che avveniva nell’uomo. Ora bisognava inventarsi la trappola, non si poteva prelevare una scaglia al drago, non si poteva mettere in pericolo la sua vita, quelle scaglie andavano preservate per i casi eccezionali: il veleno dei Rattip era mortale. E tutti gli astanti si voltarono verso Cleo, nelle sue vene scorreva sangue misto di umani e di drago. Il suo possente drago, DRAO, annusò un’aria di minaccia, sbuffando di quella sua nebbia, s’intromise tra Cleo e il suo popolo; povera bestia, temendo per la sua padroncina le voleva offrire una via di fuga. Cleo era una principessa di nascita, conosceva il suo dovere di capo di stato e conosceva i suoi diritti di guerriera. Con la mano, la sua piccola mano, accarezzò il muso del drago mormorandogli: - ehi, Drao ma di cosa hai paura? Questo è il nostro popolo, non ci farà mai del male, e poi le mie ferite si rimarginano velocemente e poi non è necessario tagliuzzarmi per prendere un po’ del mio sangue, tanto, lo sai che si riforma subito. Non temere mio bel Drago, non corro pericolo di vita ma se non mi offro non ne verremmo mai a capo e tutti noi moriremo. Quella sera l’atmosfera su quella rupe rocciosa era ammantata da un alone di mistero, i draghi furono fatti riposare, quella sera e altre ancora non ci sarebbe stata nebbia, e una prima parte della trappola era scattata, bisognava permettere ai Rattip di tornare al villaggio e la nebbia era un ostacolo. Per tre giorni Cleo offrì il suo braccio alle infermiere, suo sarebbe stata la parte importante della trappola, sua sarebbe stata l’esca. Furono affilate tutte le armi, una miriade di trappole furono nascoste tra le case del villaggio, no tra la prima cerchia di case ma la seconda, che i Rattip fossero bene inoltrati nel villaggio prima di rendersi conto che la ritirata sarebbe stata impossibile. Furono intrecciate enormi reti e bagnate con la saliva dei draghi, si sarebbero così temprate come l’acciaio, le reti furono nascoste nella sabbia tutto intorno al villaggio, sarebbero scattate appena i Rattip avrebbe cercato scampo nella boscaglia attorno al villaggio; al centro del villaggio fu scavata un’enorme buca, vi avrebbero gettato i corpi senza vita dei Rattip per poterli dare fuoco e distruggerli una volta per tutti. I giovani draghi sarebbero stati nascosti in una caverna al limitare del villaggio stesso, si sapeva che i draghi erano quasi invincibili nell’età adulta, ma quando erano cuccioli non avevano difese personali, le scaglie erano morbide e lasciavano penetrare nel corpo anche la più piccola spina e il loro sangue non aveva ancora quella caratteristica di antidoto contro il veleno dei Rattip. Furono giorni frenetici, tutto doveva collimare alla perfezione, nulla poteva essere lasciato al caso, bisognava estirpare il male alla fonte, definitivamente. Tutto era pronto, solo un ultima cosa si doveva fare, spargere il sangue di Cleo, fino alla stazione della metrò. Quel sangue fu aggiunto con altri liquidi che lo resero persistente all’olfatto, lo resero chiaro e trasparente come l’acqua e lo moltiplicarono come quantità. E fu l’alba, i draghi più veloci e silenziosi furono bardati con le sacche di quel liquido prezioso, furono chiamati i guerrieri più abili e tutti in sella ai draghi, naturalmente Cleo, in groppa al suo drago, stava davanti a tutti, una carovana piccola ma davvero esemplare, e il corno suonò. I draghi si sollevarono in volo, silenziosi e veloci si diressero verso la città, Cleo riconobbe la stazione del metrò, accarezzò il collo di Drao e giù in picchiata verso la stazione, appena vi fu sopra Cleo tirò la cordicella permettendo così all’otre di lasciar fuoriuscire il liquido. Ogni drago aveva due sacche, dunque furono fatti due giri, finirono appena in tempo che la città si andava animando; la piccola carovana tornò al villaggio, c’era nell’aria un’atmosfera di compiacimento, ma l’esaltazione era tenuta frenata; ci sarebbe stata un’altra battaglia, e questo metteva paura a tutti. Da quel momento il villaggio si trasformò. Il villaggio era costruito in semicerchi, come un teatro, tutti i mezzi cerchi confluivano alle scalinate del castello. La prima cerchia era formata dalla chiesa, dalle scuole, dalle infermerie; la seconda cerchia c’erano i laboratori, si produceva il siero antiveleno, si forgiavano le armi, si produceva il pane e tutto quello che serviva al villaggio, poi venivano le cerchie delle abitazioni, erano solo due, la popolazione non era numerosa, e infine c’era l’ultima cerchia adibita ai guerrieri, ques’ultima cerchia era fortificata al posto delle finestre c’erano solo delle fessure che permettevano il lancio delle frecce e non permetteva ai Rattip di infilarsi, dopo le varie cerchie c’era il muro che sigillava le cerchie al castello. Tutto questo in cima alla rupe, come di un’ulteriore difesa non potendo i Rattip volare. I guerrieri da quel momento furono sempre allertati, la popolazione lasciò le case per trasferirsi al castello, sarebbero stati più al sicuro, il castello era una vera e proprio fortezza. La nebbia, ormai era inesistente, e quella notte non si udirono animali notturni …. Dunque i Rattip si stavano avvicinando, erano caduti nella trappola. C’era una frenesia negli animi, i giovani guerrieri fremevano, un misto di paura e di coraggio animava le loro menti all’imminente loro primo combattimento, i guerrieri di sempre sapevano a cosa andavano incontro, controllavano le armi, ispezionavano le divise dei giovani, che ogni laccio fosse ben stretto affinché l’armatura di maglia d’acciaio potesse schivare i terribili artigli; e poi c’erano i guerrieri anziani, osservavano i giovani, scuotevano la testa, raccomandavano prudenza …. e le ore passavano e dei Rattip nessun segno. Qualcuno diceva di un falso allarme, altri, sospettosi controllavano le mura di cinta ma nessuno si aspettava quello che poi successe. I Rattip erano semibestie abbastanza intelligenti, vivendo tra gli umani avevano appreso molte tecniche e decisero di non attaccare il villaggio dalla parte delle mura, avevano capito che da quel lato erano attesi, si stavano arrampicando su per la rupe dalla parte del castello e avevano trovato uno di quei cunicoli di cui parlava la Tata ……. Lo liberarono e continuarono lungo quel cunicolo. I Rattip erano bravi e veloci nello scavare gallerie; in meno che non si dica...spuntarono proprio nelle cucine del castello sconvolgendo tutti i piani e rendendo vane le trappole. Ci fu una battaglia proprio nelle cucine, molti giovani guerrieri restarono a terra in preda alle convulsioni del veleno dei Rattip, i draghi resi inoperanti dal campo stesso di battaglia, le cose si mettevano male per il popolo di Cleo; bisognava riflettere e velocemente. Cleo, con il suo squadrone montò sui draghi, ordinò la ritirata ma dovevano ritirarsi verso la torre del castello, fece predisporre delle corde che scendessero lungo le pareti del castello e con il suo squadrone volteggiava attorno alla torre, appena ebbero capito che i guerrieri si furono calati lungo le torri i draghi più grandi attaccarono la torre alla base impedendo la ritirata dei Rattip, i draghi più giovani attaccavano la sommità della torre uccidendo i Rattip che tentavano di salvarsi gettandosi giù dalla torre stessa. Un odore nauseabondo di carni bruciate si levò su dal villaggio ma non ci fu più un solo Rattip vivo in quel castello, i giovani guerrieri esplorarono la galleria ma non vi trovarono nessuno, tutto fu richiuso con malta e bava di drago, sarebbe diventato un miscuglio forte assai, furono onorati i guerrieri morti nelle cucine, furono pianti chi non era più, i draghi di nuovo a produrre nebbia come era sempre stato …… tutto pareva finito per davvero …. Anche se lungo i tunnel della metrò … s’udivano strani versi di cuccioli...
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
21-10-2014 | Lanza Bruna | grazie | |
19-10-2014 | Redazione Oceano |
Un nuovo immergersi in fantasia, senza spazio e tempo, dove tutto sembra poter accadere. Cleo cerca di celare l’evidenza per non essere beffata, raccontando il probabile a chi ascolta con timore l’anno in cui s’è persa e la storia vive d’ansia rivelata. Tra sogno e fantasia, in un mondo che ormai l’avvolge, la protagonista, sgomenta, decide di andare … e l’avventura coinvolge oltre ogni possibile realtà … |