Empatia

Mai piangeva Laura, ogni evento le scivolava sull’anima come fatto quotidiano, certo si prodigava cosciente
del farsi, delle necessità del momento mantenendo una calma glaciale. Nei momenti del pericolo per se o per
gli altri, andava fiera di quel suo modo di essere, di quel riuscire a non farsi trascinare dalla furia
degli eventi, la sua mente era distaccata così poteva interagire tranquilla senza che il panico la
catturasse. Poi, poi ci fu quel periodo scioccante, quel fatto anomalo, forse casuale, che le ridipinse
l’esistenza sua trascinandola in un vortice di situazioni e Laura aveva sempre una lacrima pronta.

Il tempo scorreva lento mentre il suo cuore cresceva a dismisura, incamerava ogni dolore ascoltato, visto,
sentito. Lei pregava, pregava il suo Dio che perdesse la vista, l’udito, la parola, troppo era il dolore
che entrava nel suo cuore e il tempo scorreva lento. Povera Laura, aveva preso l’abitudine di rintanarsi
nel suo angolino, raggomitolata su se stessa, il mondo fuori la porta, ma ormai era tardi. Il suo cuore
aveva conosciuto il dolore e così affrontò quel mondo offrendo il suo cuore a chi non ne aveva di suo.
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07-01-2015 Redazione Oceano L’empatia non ci consente di tornare indietro o di raggomitolarci in un cantuccio, significa sentire il dolore dell’altro, non conosce chiusura, trova pace nel prodigarsi per lenire e condividere.
Si potrebbe sviluppare la riflessione, esiste un legame con la fede? O anche i laici sanno essere empatici? Il cuore non ha barriere, né dogmi.