Mary

(Lanza Bruna)


Mary aveva stretto amicizia con un tipo interessante, intendiamoci, Mary non cercava nulla, solo qualche attimo di pausa da quelle inutili battaglie e, al nuovo amico, aveva raccontato la verità, voleva essere libera da qualsiasi convenzione. Mary non voleva pensare al suo passato, voleva vivere come un puledro senza cavezza, non avrebbe detto nulla di se stessa, voleva un’anima libera, spensierata. Ecco, voleva abbandonare i suoi problemi, il marito, i figli, il lavoro, la sua realtà quotidiana per cui non dormiva la notte, voleva fuggire da un mondo troppo stretto.
Una timida travestita da tiranna, ecco cosa era, non aveva grilli per la testa, solo quella necessità strana di essere … approvata, accettata. Era solo un nome tra tanti. Il suo nome le costava fatica e sudore, una vita di stenti, di remissione a un marito da schifo, ironia della sorte, era stata lei a dettare i ruoli, si, Mary era donna forte e troppo innamorata di chi non l’aveva mai apprezzata … e ora chiudendo il pugno … non vi restava nulla, solo polvere per questo aveva chiesto il divorzio.
Di nuovo Mary iniziava ad inventarsi la vita, Lei non era pronta per nulla, doveva ancora crescere. Si sentiva una regina senza corona, una regina senza reame, nulla possedeva, solo la sua anima, ferita e malridotta e poi, nei silenzi di notti insonni, Mary cercava di ricomporre quella sua assurda vita, come quando si fa un puzzle e non si riesce a trovare quel tassello particolare.
Ecco cosa cercava Mary, quel particolare. Sapeva di averlo proprio li, davanti agli occhi ma non lo vedeva, dannazione, lei non lo vedeva e decise di non cercarlo più, sapeva che se avesse abbandonato la ricerca, se avesse continuato a sistemare gli altri tasselli lasciando quello spazio vuoto, all’improvviso, come per magia, il suo adorato pezzo sarebbe saltato fuori; e così fu, quel nuovo amico, nato così per gioco era il tassello nascosto. Leo … ed era già il suo Leo, l’aveva capita da subito, l’aveva accettata da subito, senza porre inutili domande, senza voler sapere di quel passato tanto odioso, Leo non chiedeva nulla, solo la sua amicizia, un’amicizia casuale ma forse più profonda. Mary fermò per un attimo i suoi pensieri, come era strana quella situazione, si erano attirati subito come due poli opposti di una calamita, come se si cercassero da tempo e si completassero a vicenda. E se quel nuovo amico avesse dei suoi stessi problemi? Se anche il suo Leo cercava un’amica incondizionata per la sua anima inquieta? Beh, poco male, sarebbero state lunghe passeggiate raccontandosi ma il passato di Mary, come un folletto dispettoso, saltava fuori di tanto in tanto, era un passato non ancora concluso, c’era di quella separazione in corso, voluta da Mary, non accettata dal marito, sarebbe stato un cammino duro e contorto, pieno di minacce e di soprusi ma Mary, nelle battaglie era forte, diceva a se stessa:
-Libera o morta, schiava mai più.
Era un esagerazione, Mary sapeva della viltà del marito, del suo piangersi addosso, come aveva fatto ad amarlo per un tempo così lungo, lei che sognava di cavalieri erranti, lei che desiderava solo un fiore come dono, non aveva mai cercato di lussi o ricchezze, lei aveva solo cercato di un caldo abbraccio dove rifugiarsi quando il cuore si faceva troppo freddo per una folata di vento gelido improvviso.
Lui, lei … bellissimo binomio, si cercavano, si ritrovavano, sapevano già dai tempi remoti che ci sarebbe stato un NOI, e aspettavano.
Ora era il tempo del Noi, si avvicinavano ad esso con paura, una folle paura di non trovare quello che per sempre andavano cercando, ed ora il noi era li ma nessuno dei due scoperchiava quel vaso di Pandora. La paura li attanagliava, lei decise di non aprire ancora quel vaso, si dovevano conoscere prima, solo le loro anime si sarebbero incontrare, libere da ogni convenzione, fluttuanti in un etere infinito, lei già sapeva cosa avrebbe trovato nell’animo di Leo, una dolcezza infinita, una nobiltà d’animo ineguagliabile, anche se Leo parlava di egoismo, ma era solo paura la sua di lasciarsi andare a nuove sensazioni, ed era insicuro Leo del ruolo che gli si chiedeva.
A lui si chiedeva solo di essere ascoltatore di pene o di gioie improvvise; in cambio lei offriva il suo cuore come scrigno indefesso delle paure di lui, come sarcofago inviolabile. Mary mai si era confidata con nessuno, aveva vergogna di se stessa, aveva vergogna di aver eletto suo marito come artefice della sua vita, perché lei aveva capito da subito la pasta infame del marito ma non aveva preso provvedimenti, aveva lasciato, per molti anni, che il marito le guastasse l’animo. Mary decise di raccontare a Leo la sua storia, così strana e introvabile tra le mille storie dell’umanità perché solo così lei si poteva liberare di un passato opprimente e perché solo così lui la poteva aiutare a trasformarsi in farfalla e lasciare quel bozzolo fatiscente. Quel semplice bacio sulla fronte, quel semplice casto bacio cancellò tutto il passato di lei, gli affanni, le paure, le umiliazioni, ora l’animo di Mary era libero e una nuova forza, un nuovo vigore le riempiva il cuore.
Finalmente poteva guardare il sole senza essere accecata dalla sua luce, perché lei ora brillava della speranza di un futuro. Lei si alzò tirandosi Leo per la mano, gli posò le braccia al collo e iniziò una danza, semplice danza fatta di giravolte fanciullesche, Leo assecondò i movimenti di Mary, per i due giovani era una danza liberatoria da una schiavitù atavica e ballarono fin quando la stanchezza si impossessò dei loro corpi. Stanchi e stremati si sedettero all’ombra di una quercia secolare, maestosa, lei appoggiò il capo nell’incavo della spalla di lui e si lasciò andare, finalmente, ad un dolce sonno ristoratore. Lui la guardava, le mise a posto una ciocca di capelli ribelli e la tenne stretta a se.