La tua voce

Sgorgata da ipnotiche visioni
di giorni sfumati
su strade piatte
schiusa per pronunciare germogli
aperta alla frescura della prima rugiada
canta le ore
lambendo la luna
nella chiarità e nell’imbrunire.
M’immergerò
nelle tue corde
pronte a vibrare
uscite a raggiera
con timidezza
s’aggirano nel vento
penetrano la terra
con stridule grida di gabbiani
s’abbassano a un sussurro.
Morbide gravità
sconfinano in ampiezza
arrivano all’essenza
sul ciglio delle strofe
la tristezza s’acquieta
e giunge dolce
come le prime onde di un tranquillo mare
il peso della coscienza inquieta.
Si squarcia il cielo
come se t’avesse sempre atteso
lascia il passo alla tua voce
e t’espandi.
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