La venere della ragione

Voglio essere
una Venere
da amare e pizzicare
ma senza nessuna ferita da taglio;
divenire amante 
e sposa dell’aria 
che penetra attraverso le mie ossa,
desidero…
che il vento d’estate
assapori ogni mia penombra,
Lacrima…
che asciughi gli acidi nei vomiti,
è voce che non tace la delusione
mormora e non ha difese,
un battente che spacca i timpani
e la musica non fa miracoli,
non delizia gli animi
e cedo agli avidi di purezza.
Non ci sto…no!
Io non ci sto,
la dea della ragione grida” Stop!”
Voglio quel vento d’estate
che mi sfiori tra i capelli
lieve, carnale
la corazza che mi spettini il disordine,
desidero vibrare al mio cospetto,
inebriarmi di raggi del sole nel cuore
sentirne il calore, l’odore della giovinezza,
quella fragranza che disseta
la mia voglia di esistere
e poi bagnarmi di rugiada limpida,
accarezzare l’azzurro del mare
 sulla mia pelle.
Quel vento che coglie il candore nell’aurora
come fossi primula
e non un’orchidea selvatica.
Un vento che sposti le nuvole
per udire il canto delle rondini
ed ammirare i loro passi indubitabili,
desidero abbandonare deserti languidi
e proseguire al di la di ogni rammarico
senza più nessun ritorno,
perché è voce che non tace la delusione
ed io non ci sto…no!
la dea della saggezza grida” Stop!
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01-09-2013 Redazione Oceano Un atto di ribellione contro le ingiustizie che ti hanno ferita senza annullarti. Un insieme di forza e dolcezza dove le armoniche metafore svelano tutta la tua sensibile anima. Grazie Marina, davvero una grande prova dove emerge anche la fierezza della tua terra.