All'uscita della fabbrica

All'uscita della fabbrica,
camminavo indisturbato,
andando verso casa.

Quando ad un tratto,
si avvicinò un ragazzo dalla pelle nera
che non sapeva parlare la mia lingua.

Il suo volto nero
divenne rosso dalla vergogna,
quando si rivolse a me,
con la mano tesa.

Elemosinando,cercava aiuto
per mettere a tacere la fame.

Per un attimo lo guardai,
e fui io ad aver vergogna.

Nel mio cuore si accese
un focolaio di rabbia,
e mi sentii in colpa
perchè in tasca avevo
solo qualche spicciolo di euro.

Mentre mangiavo,
non riuscivo a dialogare
con i miei cari.

Il mio pensiero era
fisso a quel ragazzo.

Meditavo con la mia coscienza,
e capii in quel momento,
che l'uomo si attacca a tutto
per la sopravvivenza.

Si attacca persino all'umiliazione
per difendere la sua esistenza,
perchè nonostante tutto,
egli sa che la vita è bella
e va difesa.

E' necessario che questo lo capisca
anche chi nella vita è fortunato
e a cui non manca nulla.
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Pubblicata il 09-06-2013

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