Il velo trasparente
Chi sei tu, che fabbricasti un abito di incorruttibile notte alla mia misura? Chi sei tu, agitatrice del pianto, domatrice del destino delle mie ossa? Non esisti: sei nessuno, niente; un niente ribelle, l'aspide che annida nelle mie viscere fabbricato con il fango del lamento; un essere inconcepibile che anela trasformare la luce in carne e invidia gli iridati scintillii degli Dei. Ma no, non sei luce, la luce è accecante bellezza, e tu non hai labbra né occhi né lingua né cervello né corpo che magnetizzi gli attoniti occhi degli astri e converta le sue alate bugie, le sue multiple goffaggini in un mare di nodi stellari. Dici: il mio nome è Anima, ma chi dovrebbe crederti? Non mi inganni oramai né benché cerchi di seminare le tue piaghe nel giardino delle Esperidi, né benché faccia bandiera e patria del tuo sangue e palpiti il tuo cuore abissale sullo zolfo alato della Poesia. Puoi sognarti solo pozzo di fede per l'assetato di radici. Nient'altro che un velo trasparente picchiettato di sogni che schiva a diario i denti adirati della morte.
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