Il velo trasparente

Chi sei tu, 
che fabbricasti un abito 
di incorruttibile notte 
alla mia misura?

Chi sei tu, 
agitatrice del pianto, 
domatrice 
del destino 
delle mie ossa?

Non esisti:
sei nessuno, 
niente;
un niente ribelle, 
l'aspide 
che annida nelle mie viscere 
fabbricato con il fango 
del lamento;
un essere inconcepibile 
che anela 
trasformare la luce in carne 
e invidia 
gli iridati scintillii 
degli Dei.

Ma no, 
non sei luce, 
la luce è accecante bellezza, 
e tu 
non hai labbra né occhi 
né lingua 
né cervello 
né corpo che magnetizzi 
gli attoniti occhi degli astri 
e converta le sue alate bugie, 
le sue multiple goffaggini 
in un mare di nodi stellari. 

Dici:
il mio nome è Anima, 
ma chi dovrebbe crederti?

Non mi inganni oramai 
né benché cerchi di seminare le tue piaghe 
nel giardino delle Esperidi, 
né benché faccia bandiera e patria 
del tuo sangue 
e palpiti 
il tuo cuore abissale 
sullo zolfo alato della Poesia.

Puoi sognarti 
solo pozzo 
di fede per l'assetato 
di radici.
Nient'altro 
che un velo trasparente 
picchiettato di sogni 
che schiva 
a diario 
i denti 
adirati della morte.
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Pubblicata il 03-04-2014

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