Colibrì di sabbia

Non ho scuse.

Mi lasciai crescere unghie nell'anima, 
e punte nella lingua, 
e anche coltelli eterei nelle mani.

Non ho scuse. 

Strappai i passeri 
la sua tenerezza 
con la pietra dal risentimento. 

Tatuai un dolore 
nelle viscere della ferita 
e dopo mi vestii di pretesti, 
mi imbrattai del fango della ragione 
per non strappare la crosta 
che protegge le mie ombre infantili, 
per non esporre al vento 
un cuore in carne viva.

Non ho scuse, 
a meno che la mia voce, 
a volte, 
non è la mia voce, 
bensì 
la voce di un colibrí di sabbia 
che si sviluppò sotto la notte 
ed ora trema 
sotto la sua aura minuta, 
volteggiando tra fiori impossibili, 
e si nasconde dalla luce 
che lo divora 
sotto sette chiavi di tenebre.
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Pubblicata il 02-04-2014

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