Ventiquattro ore

La cera della notte ubriaca il corpo 
la sua gelosa luminaria nel manto azzurro 
consuma il tempo nella sua bocca boreale.

Miseria della sua ombra davanti agli occhi 
erosi 
di pianto.

Fino a qui la sua languida bellezza, 
molliccio stiramento di un'altra alba, 
consumare il mio sguardo di coraggio, 
spiare interiormente il mio contenitore;
membranosa fonte, 
per esempio, 
debolezza sentita 
o semplice smania 
di quello che sono.

Del mio spirito il sole 
intuisce 
l'agonia aprendo l'occhio, 
un'altra circospetta realtà tonica, 
un'altra forma di bere il racconto 
delle ventiquattro ore 
che devo vivere.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
20-11-2014 Trapasso Maurizio Grazie redazione oceano per il bellissimo commento!!!
19-11-2014 Redazione Oceano Circolarità del tempo e fisiologico alternarsi di aurore e crepuscoli sono una costante per il nostro autore, ma sorprende come ogni volta siano diverse le risonanze interiori suscitate dai suoi versi.
Solo un occhio attento, dopo più letture, potrà comprendere lo scopo del componimento, che certamente apparirà differente da lettore a lettore.

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Pubblicata il 16-11-2014

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