La tua carne

Narculea estasi
sull’odore dell’anima e
poi giù giù, fino allo
spesso colore dell’ombra.

Passi pesanti come
battiti si immergono in
questa umida nebbia e
salto a piedi uniti dentro il 
sangue, fino a spremere 
parole che sanno di elettricità.

Lingue; e non solo di 
terra, fra le acque fatte a
pezzi e impastate con
l’alito pesante del sole.

Sul ciglio dei quattro elementi 
sento disperse e meschine le 
nostre nudità, senza più 
sudori ne saliva,
l’utile è ormai scivolato via.

La tua carne intrisa di
curve e capricci si poggia 
ancora sulle mie fantasie,
le tue cosce-cappio mi
baciano in silenzio il respiro.

Ti attingo fra le dita e
mi spengo di luce.
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