Ventuno

Una spiaggia vuota, tenui bagliori in lontananza
e la quiete dell’ultimo sogno perso in un oscuro tramonto.
S’accende una stella in mezzo ad una nube scura…
E’ speranza, serenità o tristezza
nell’ambivalenza tra ragione e inconscio?
Fra mendici panni ad aspettare un ritorno,
forse c’è ancora tempo prima che i cassetti si confondano…
Prima che nel respiro di vita che si perde e
l’affanno ne prenda sopravvento,
riempio di linee confuse questo arruffato destino.
Sfoglio la mia storia con l’amore,
lo smarrimento, l’essere, l’infinito, il dubbio.
Muovo passi ben orchestrati, profumati da tanta nostalgia 
adesso che un Eolo ombroso e vagabondo
in questo ventuno di rinata  primavera
con mano ambigua ha rigovernato la mia vita.
Un tempo che mi osserva da lontano rigido,
feroce e malevolo e cerca d’inerpicarsi  sul mio sentiero.
Assorta seggo tra ricordi riprovevoli e speranze
dionisiache frammiste all’angoscia.
Dall’asola solitudine che per un momento s’era ricucita,
vado sempre più a fondo in fondo al mio cuore.



data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
02-04-2016 Pomina Genoveffa Genoveffa Pomina
Ringrazio moltissimo per le belle parole di commento alla mia poesia...
Chi di noi non ha cercato di salire la scala traballante dei ricordi? Si schiude una porta, si varca la soglia in polverose penombre, si entra in soffitta per cercare tracce, indizi a riprova del nostro esistere presente, a motivo di ragione di vita. Nei confini indefiniti di antiche passioni ci imbattiamo, cercando di rimuoverle, in abitudini emotive come l’amore, i sogni di felicità, i labirinti inesplicabili disseminati di trappole, le delusioni e la smisurata quantità di emozioni recuperate in un sogno lungo una vita. L’inesistente avrebbe potuto essere, oppure il sarà per sempre, è soltanto un compromesso umano nascosto tra realtà e sogno, tra amore e odio, tra vita e morte. Ciò che si vede e appare e ciò che si sente. Si possono osservare le reazioni, ma per quello che ci capita o per quello che abbiamo in cuore o in testa diciamo…come facevo a saperlo? Per certi versi è onirico, in termini di scrittura assimilabile, nel complesso coinvolgente ed emozionante…permettere di leggere i ricordi di una persona: i più belli, i più brutti con le sfumature intermedie. Come uno straordinario zibaldone, ricco di considerazioni sulla vita, sull’amore, in definitiva sull’essere umano che non manca mai di toccare corde profonde, creando suggestioni e riflessioni, emozionando.
02-04-2016 Redazione Oceano Percorrere i ricordi, nel dubbio affranto dell’incompiuto, slega angosce e solitudini inerpicate negli anfratti del tempo. I versi sciolgono sintomatiche nostalgie, in melodie malinconiche aperte a ritmare ancora dubbi e speranze: “fino in fondo al mio cuore”.