Inverno

Una nuvola grigia e assonnata
fa capolino tra i rami semivuoti
d’un pioppeto. 
Un vecchio contadino con la sua gerla
di pensieri cammina su sentieri
nevosi dell’inverno.
Un’aria infreddolita cala
sulle sue spalle a gelare
le speranze di miglior vita. 
Fronte corrugata, rughe sulla pelle,
occhi avviliti, impauriti e vinti.
Attende trepidante che la neve
si sciolga al sole a destar
le prime ginestre…
a ricamar capricci di colori nelle siepi
e abbracciar fiordalisi tra gelsi e caprifogli… 
ad inseguir il volo d’una rondine.
Son luci abbaglianti per gli occhi stanchi
che guardando nel profondo
e dilagante vuoto senza voce,
son formule mendaci a ritardar
quella quiete che genera primavera.



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29-05-2016 Pomina Genoveffa dal mio libro di narrativa "Sarà per questo che Dio ci ha dato la pelle?"
Genoveffa Pomina
L’estate riempirà le notti…e ancora inverno e primavera…in questa atmosfera silenziosa e invisibile di tranquillità passa per un po’ il tempo. A volte troppa tranquillità a volte troppa solitudine. Non sono felice ma non più infelice di prima soltanto consapevole che la grande ruota del tempo troppe volte è immobile come me…poi…il mondo fa un balzo e riparte e le ombre hanno in sé l’azzurro cupo della notte che avanza…spesso ho osservato e percepito la solitudine…ho osservato anche la solitudine come un filo di fumo penetrare nelle stanze di casa mia, per la strada, al mare, in campagna…il suo più grande inconveniente è che si altera con la percezione del bene e del male. Quella del male ho imparato da tempo a scansarla e quando a volte vuole infilarsi cerco di batterla sul tempo…perché la solitudine cattiva si nutre della nostra storia, sulle sofferenze taciute. E’ come se ci sussurrasse una storia raccontata da un narratore che conosce i mille e mille ingranaggi della complessa e misteriosa meccanica umana, perché vive un tempo che non passa mai! E’ nel nostro cielo tormentato e ci offre in un istante, un pezzetto di cielo tra la luce e il buio. Ci sono parole per definire o descrivere l’imbrunire? Fino a che punto è possibile notare quando la luce diventa tanto debole da capire di trovarsi in quel vago istante di transizione, quel momento effimero e fugace così vicino alle ombre che avanzano lentamente ma inesorabilmente? Come sul mare noi camminando lasciando impronte sulla sabbia e loro se ne stanno lì ordinate e precise ma dopo pochissimo tempo ti giri, guardi ed è come se non fossi mai passata…siamo ovunque il nostro pensiero ci porti…nella sabbia estiva e nel sottobosco montano circondati da nature incontaminate…siamo nelle città lungo strade gremite di gente…la distanza non è un limite. Dalla nascita arriviamo alla fine con una faccia di noi stessi che vogliamo mostrare al mondo ma che abbiamo difficoltà ad esprimere e spesso a identificare, una faccia che ci racconta il buio e la luce, la gioia o la noia, i sentimenti del nostro inconscio, della nostra anima…
27-05-2016 Redazione Oceano Meraviglie e meraviglie si schiudono nei tuoi versi a ridondare il tempo che è ormai stanco a guardar primavere.