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Quell’abete schiacciato acceso ma stanco
sorveglia le ore d’attesa tra i ponti.

Tra il calore di un manto nel letto cartone
la mano piegata consuma quel pane
che ammuffito d’istanti non nutre la gioia.

Lo sguardo che invoca non chiede il merletto
ma l’abbraccio smarrito l’amore di un canto.

Negando la vita alzando il sipario
l’inchino è al respiro dolente nel petto
nell’ oblio del silenzio di un riparo adattato.

La carta sgualcita avvolge le membra
in un Natale fermato tra il gelo e il ricordo.