Katia

Katia era una bella ragazza, alta, slanciata, lunghi capelli biondi, due occhi verde smeraldo, un nasino aristocratico
e una bocca piccolina, minuta ma con una deliziosa forma di cuore, si era fatta grandicella Katia e quando passava nel
quartiere tutti la guardavano, era diventata il sogno proibito dei maschietti del rione; al suo passaggio non c’era
sguardo che non la seguisse, ma quello che dava più fastidio a Katia era l’uomo del terzo piano, il suo sguardo le
metteva agitazione, era un uomo cattivo, nessuno sapeva che lavoro facesse ma era sempre pieno di soldi, usciva la
sera tardi e quando rientrava era sempre ubriaco, spesso lei lo incontrava per le scale, Katia abitava al quarto piano,
ed aveva paura, ora l’uomo aveva preso il vizio di occupare tutto il pianerottolo, che per dire la verità era già
stretto, così Katia per passare doveva per forza strusciare il corpo di lui. 

Katia aveva il terrore di quell’uomo, sul suo conto giravano strane voci e quella  sera lui stava proprio aspettando
lei, aveva le spalle appoggiate al muro, un piede piegato all’indietro e poggiato sul muro, in mano aveva una mazzetta
di denaro,e la sbattacchiava sull’altra mano.  Katia non aveva mai visto tanto denaro, quello era un quartiere povero
dove le giovani donne invecchiavano presto, dove non c’era onore, dove i giovani finivano  o in carcere o seppelliti,
Katia girò lo sguardo dall’altra parte ma sentì la voce stridula di lui che diceva: 

- Io so a te cosa serve sai? ti posso dare il mondo solo ad un tuo cenno, faresti la vita di una regina. E intanto si
sporgeva ancora più avanti tanto da chiudere il passaggio. Già aveva sentito quelle parole Katia, gliele aveva
confidato una sua amica poco prima di essere trovata morta lungo il ciglio della strada, morta per percosse. Katia,
in preda alla paura girò le spalle e tornò giù di un piano, bussò con tutto il suo terrore fin quando la sua amica
aprì l’uscio e Katia sparì nell’angusto appartamento dell’amica pensando di averla fatta franca ancora una volta.

Katia lo sapeva che si doveva allontanare subito da quei luoghi, ormai era questione di tempo, era stata adocchiata
e le sue accortenze non sarebbero bastate a salvarla da quell’uomo e dalla vita sulla strada, perché questo era il
mestiere di quell’individuo tanto viscido, trovare giovane donne da avviare alla prostituzione. Ma come poteva senza
soldi allontanarsi da lì?  era disposta a qualsiasi sacrificio pur di scappare da una vita senza vita. E allora decise
di chiedere aiuto al parroco, sapeva che aveva già, in passato, aiutato  altre ragazze, certo si sarebbe dovuta sposare
per procura con un uomo che non conosceva ma tutto era più accettabile di una vita di inferno.  

Così la mattina dopo, di buon’ora, andò in chiesa, si confessò con Don Lucio e gli chiese aiuto. 

Don Lucio gli prospettò un matrimonio con un vecchio, solo questo le poteva garantire perché lui procurava badanti
e con un matrimonio per procura si ottenevano subito i documenti. Katia lo pregò di far presto che il suo tempo nel
quartiere era finito, non c’era proroga per lei, lo sapeva benissimo, sapeva di tante giovani donne sparite all’improv-
viso e mai più tornate. Don Lucio le assicurò che avrebbe fatto tutto il possibile  e così appena un mese dopo,
attraverso il consolato italiano, a bordo di un aereo Katia andava incontro a suo marito. Don Lucio le disse che
era stata fortunata, il marito non era tanto vecchio, aveva appena 40 anni, (Katia ne aveva 19 )però il marito aveva
un problema, era paralitico,  in seguito ad un incidente di macchina la sua colonna era stata danneggiata
. 
Arrivata all’aeroporto Katia trovò una vecchia donna  che l’attendeva, era la madre di suo marito, come era vecchia,
per forza avevano cercato una moglie, come poteva quella donna prendersi cura di un malato se prima lei aveva bisogno
di aiuto? Per Katia erano dolci pensieri, era disposta a fare di tutto purché  fosse rimasta padrona della sua vita,
il lavoro fisico non la spaventava, era avvezza ai lavori pesanti e poi sarebbe sempre stata una moglie e non una
schiava del sesso. Katia stese la mano per presentarsi ma la donna invece l’abbraccio, una lacrima le scendeva lungo
il viso rugoso, la donna disse di chiamarsi Maria, e che Katia era la benvenuta e poi, con una voce rotta dal pianto,
Maria la pregò di non far soffrire il suo ragazzo e di cercare di volergli bene perché era un bravo ragazzo e che lei
stessa Maria era vecchia  e aveva paura di morire e lasciare il figlio da solo. Le due donne presero un tassi e
andarono a casa. Katia subito lo vide suo marito, sulla sedia a rotelle, doveva essere alto e atletico un tempo,
aveva i capelli neri, pettinati con cura, occhi profondi scuri come la notte, un viso largo, disteso, rassicurante;
Katia gli si avvicinò e con premura si chinò per dargli un bacio sulla guancia  ma lui si ritrasse, la guardò in tutta
la persona e poi le disse: -Che sia ben chiaro, non voglio la pietà di nessuno, sposarsi era per me la strada più
veloce per farti arrivare qui, non ti conosco e non so come sei, ma mia madre aveva bisogno di aiuto, povera donna
non ce la fa più, io mi gestisco tutte le cose mie da solo, non ti darò fastidio, mi dovrai solo accompagnare in giro
per i miei controlli sanitari, per il resto aiuta la mamma. Walter girò la carrozzella ed entrò in casa. 

A Katia le si riempirono gli occhi di lacrime, quelle parole dure le facevano male, sapeva di non essere nessuno ma
era partita con i migliori propositi di essere di aiuto e di essere aiutata. Quell’uomo così arrogante perché la
stava aggredendo senza lasciare che lei si facesse capire ed amare da loro? Come  poteva sapere lei da cosa scappava?
Ma Katia era comunque sempre riconoscente , sapeva che loro l’avevano salvata da una brutta situazione e decise di
lavorare in silenzio ringraziando sempre il buon Dio per averle dato una simile possibilità. Katia doveva badare ad
una casa grande, doveva cucinare e insomma fare tutti i lavori di una casalinga, poteva prendersi dei pomeriggi di
libertà ma essere sempre reperibile per qualsiasi evenienza e in più non poteva avere storie d’amore con nessuno,
doveva rispettare il contratto di matrimonio per procura che aveva firmato. In fin dei conti Katia pensò che andava
bene così, non aveva intenzione di cercare una storia e rovinare tutto, ma la verità era che già simpatizzava per
il marito ma questo lei non lo aveva ancora capito. Ci mise poco Katia per farsi voler bene da Maria, era una ragazza
assennata, sapeva muoversi in una casa ed era accorta , poneva in tutti i lavori che si accingeva  a fare un tocco
personale che donava luminosità al lavoro stesso, anche se si trattava di lavori umili; Maria la osservava da
lontano, si era accorta che quando  Katia stirava  era veloce, se però era un indumento del suo caro figlio Walter
la stiratura pareva eterna, era scrupolosa, passava e ripassava sulla stessa piega fin quando non ne aveva ragione
e poi usava un amido particolare, profumato al pino ma solo per gli indumenti di Walter. 

Questo atteggiamento non poteva che far piacere a Maria, aveva capito dell’amore che stava nascendo nel cuore di
Katia e non poteva che esserne felice. Spesso Walter osservava Katia mentre lavorava, gli piaceva quella ragazza,
era come se un usignolo si fosse poggiato sulla sua spalla e poi tutto quello che lei toccava aveva un profumo di
primavera ma Walter sapeva anche che non doveva illudersi, lui stava su una sedia a rotelle e non poteva offrire
nulla E intanto il tempo passava, la casa di Maria era tirata sempre a lucido, i pranzi ,le cene sempre squisite
ed erano anche econome, Katia sapeva con maestria combinare un pranzo nutriente con i soldi che Maria le passava.

 E venne la prima volta che Katia doveva accompagnare  Walter a passare le visite, e seppe. Katia seppe che c’era
un barlume di speranza per Walter e si domandò perché lui non voleva provarci? Arrivata a casa Katia ne parlò con
Maria. Maria le spiegò che il figlio si sarebbe dovuto sottoporre ad un altro intervento, era una cosa rischiosa,
c’erano poi le lunghe terapie, ma se qualcosa fosse andata male Walter sarebbe stato completamente paralitico, dal
collo ai piedi. Katia si ritirò nella sua camera, chiuse la porta , si gettò sul letto e si mise a piangere.

Non aveva mai immaginato che esistevano di simili croci. La camera di Walter era attigua alla sua e Walter la sentì
piangere, Dio non avrebbe mai voluto sentire il suo usignolo piangere e così disperatamente. Si sentiva un uomo
inutile, non poteva andare a consolarla, lui era una persona così sensibile e  la donna che lui aveva imparato ad
amare piangeva, era una sofferenza atroce. Il mattino dopo, come al solito Katia preparò la colazione, e tutti si
accomodarono alla tavola, Katia fece la mossa di aiutare Walter ad avvicinarsi alla tavola ma Walter ebbe un moto
di stizza e fece da solo, come del resto era abituato. Maria, stupita, guardò tutta la scena, conosceva il figlio
e sapeva che qualcosa non andava, Katia mangiava distrattamente quella mattina, aveva i pensieri in un altro mondo,
e la giornata continuò a scorrere nella monotonia dei gesti quotidiani. Ed arrivò il tempo di Maria, già da un po’
non si sentiva molto bene, ma non diceva nulla, non voleva creare problemi a sua nuora,  Katia già aveva molto da
fare con la casa e con un marito che non voleva essere aiutato,  Maria quando si sentiva male e aveva il fiato
corto, andava a riposarsi un po’ nella sua camera  e fu li che un pomeriggio Katia la trovò riversa  sul letto, di
un pallore spaventoso. Fu veloce Katia a realizzare quello che stava succedendo, e non si perse d’animo, andò a
prendere la vecchia carrozzella di Walter, la portò in camera di Maria, letteralmente caricò Maria alla meno peggio
sulla carrozzina e corse verso la macchina urlando a Walter che doveva correre in ospedale per sua madre, disse 
anche che pensava fosse un infarto, disse anche di allertare l’ospedale che lei già stava in viaggio. E come si 
suol dire Maria fu salvata per il rotto della cuffia, un altro attimo e sarebbe stato tardi per lei. Quando Katia 
arrivò in ospedale trovò già il personale pronto, distesero Maria sulla lettiga e le prestarono le prime cure, 
Maria fu stabilizzata e poi portata in terapia intensiva, il suo cuore era proprio malandato, doveva essere operata 
subito, Katia da donna pratica qual’era diede subito il consenso per l’intervento, poi telefonò a Walter e lo mise 
al corrente della cosa, gli disse anche che lei quella notte sarebbe rimasta con Maria. 

E ancora una volta Walter si innamorò di sua moglie, era una cosa che gli succedeva ogni volta che scopriva le 
doti di Katia, si convinse che Katia gli fosse stata mandata dal buon Dio. E prese la sua decisione “ se la mamma
avesse superato l’intervento anche lui avrebbe affrontato il suo e quindi le sue paure”.  Passò la notte e parte
della giornata, Maria si svegliò e capì subito dove stava e quel che le era successo, non sapeva la velocità
 con cui era stata soccorsa,  domandò all’infermiera che le spiegò quasi tutto, l’infermiera le disse di stare 
tranquilla e di riposarsi ma prima fece entrare Katia che con le lacrime agli occhi diede un bacio sulla fronte 
di Maria proprio come avrebbe fatto una figlia. Si salutarono e Katia tornò a casa per riposarsi un po’. 

Arrivata a casa Katia trovò Walter sulla soglia di casa che  l’aspettava in apprensione per la madre ma non si 
poteva muovere, Katia entrò, si sedette sul divano e raccontò a Walter tutto quello che era successo, poi si 
alzò, andò in cucina, si versò un bicchiere di latte e chiese a Walter se per il pranzo si poteva arrangiare 
quella giornata, lei era veramente stanca, non dormiva da due giorni e voleva riposarsi un po’. Con gli occhi 
pieni di gratitudine Walter le disse di non preoccuparsi e di riposarsi. Katia andò nella sua camera, si gettò 
sul letto e si addormentò così come stava, era troppo stanca per riflettere sull’atteggiamento di Walter, all’im-
provviso dolce e remissivo. Dopo un po’ Walter entrò nella camera di Katia, le levò le scarpe, cercò di sistemarl
 i piedi sul letto, la coprì con una copertina, le prese la mano e la  baciò, il contatto delle sue labbra sulla 
mano ebbe uno strano effetto per Katia, pareva che l’avesse visto, nel sonno accennò ad un sorriso e intanto 
continuava a dormire. La sera tardi Katia si svegliò all’improvviso, guardò l’orologio Dio come era tardi, pensò 
che doveva preparare la cena per il suo Walter, già aveva saltato il pranzo, si lavò il viso e andò in cucina, 
Walter la chiamò dal soggiorno, e quando Katia arrivò le disse di sedersi sul divano, lui si posizionò con la 
carrozzina vicino a lei le prese una mano nella sua e le disse di raccontargli la sua storia. 

Come era calda e rassicurante la sua mano, pensò Katia, era la prima volta che aveva un contatto simile con 
Walter, il sangue le pulsava forte alle tempie, si fece coraggio, provò a ritrarre la mano ma Walter aveva una 
presa salda e allora lei si rilassò ed incominciò a raccontare del suo paese dell’est Europeo, gli raccontò 
della miseria della sua infanzia, delle giovani donne che sparivano nel nulla appena il loro seno si evidenziava, 
dei giovani che si vendevano l’anima per un piatto di minestra, della cattiveria di loschi individui, dei soldi 
facili ma fallaci, del buon Don  Lucio che era riuscito a salvare tanti giovane da un destino crudele e della 
sua famiglia che non vedeva da tempo. Gli occhi di Walter si riempirono di lacrime, lui aveva pensato ad una 
donna in cerca di ricchezze, per dire la verità si era ricreduto quasi subito osservando con quanta dedizione
 
Katia svolgesse il suo lavoro ma ora che sapeva gli era ancora più cara, Walter le accennò al suo progetto e 
le raccontò delle sue paure, e se fosse andato tutto storto, lui non poteva permettere che sua madre e una 
giovane donna sacrificassero la loro vita per lui. Katia lo guardò, si alzò e gli si avvicinò , gli prese il 
viso tra le sue mani e appoggiò le sue labbra a quelle di lui. Walter si stette per un attimo, come erano dolci 
le labbra di lei, perché lo stava facendo? E poi si ritrasse urlando che lei non doveva  volergli bene, se 
qualcosa fosse andato male che ne sarebbe stata della vita di lei? Non poteva condannarla per l’eternità al 
capezzale di un paralitico ma Katia gli disse: -ma non ti accorgi che ti amo? che nella mia vita non ci potrà 
mai stare nessun altro?  che ti amo paralitico  o  grande corridore ? ti amo e basta.. e Katia corse via, gli 
aveva aperto il suo cuore, che grande sofferenza albergava nel cuore di Walter.  La mattina dopo Katia si 
preparò ed andò in ospedale da Maria, la trovò abbastanza bene considerando il poco tempo passato dal’intervento, 
non le raccontò di quello che era successo tra lei e Walter, non voleva che la suocera si preoccupasse.

 Maria doveva stare in ospedale per qualche mese tra convalescenza e terapia di mantenimento. Katia tornò a 
casa e mise al corrente Walter della salute di sua madre, per i successivi due mesi Katia faceva la spola 
tra ospedale e casa, preparava i pranzi e le cene per Walter e poi correva in ospedale e  poi tornava a casa, 
attendeva la sera come si attende un momento magico.  Infatti lei e Walter avevano preso l’abitudine di chiac-
chierare prima di dormire, quante cose ognuno di loro seppe dell’altro e le loro anime viaggiavano all’unisono. 
Finalmente Maria poté tornare a casa, si sentiva molto forte, l’avevano rimessa in piedi alla grande e quando 
vide il figlio capì subito che era successo qualcosa di grande tra i due, Walter non era più scorbutico, triste, 
cupo ma era proprio l’opposto e anche Katia, che già era raggiante normalmente ora aveva come un sole nel petto.

I due fecero sedere Maria e con calma le raccontarono della loro intenzione, Maria ebbe un momento di paura ma 
di certo per il suo egoismo di avere un figlio vivo  non poteva precludergli la possibilità di una nuova vita 
da essere libero, li guardò, prese le loro mani, le uni tra loro e disse : -E’ sia, il Signore ci aiuterà.  
E venne il giorno del ricovero di Walter, e poi ci fu l’intervento, durò otto ore, furono per le due donne le 
ore più lunghe della loro vita, finalmente il chirurgo uscì dalla sala operatoria e disse che tecnicamente 
l’intervento era riuscito,  ora bisognava aspettare e sperare che tutto procedesse bene. Walter fu portato 
in camera, il suo risveglio fu doloroso ma lui non si lamentava e non voleva antidolorifici, ci fu la convale-
scenza ma Walter non collaborava, era come se avesse paura di muovere anche solo un muscolo e poi incominciarono 
le terapie, Walter veniva immerso in vasche grandi, un terapista lo sosteneva e doveva incominciare a muovere 
le gambe aiutato dall’acqua  ma pareva che Walter fosse diventato un pezzo di legno, non muoveva neanche un 
muscolo, i medici non sapevano cosa pensare, le lastre erano positive, perché lui non voleva guarire? Walter 
aveva paura di scoprire la realtà, aveva paura che le cose per lui non fossero cambiate, aveva paura di deludere 
il suo usignolo e i medici dissero che loro non potevano fare più nulla e che quella sarebbe stata l’ultima volta 
che scendeva in acqua. A quelle parole Katia si spaventò, si avvicinò al bordo della vasca e lentamente si 
lasciò scivolare dentro, si avvicinò a Walter, gli prese la mano e gli sussurrò all’orecchio: -Fallo per me 
amore mio, muovi anche solo un dito ma muovilo, io lo so che puoi, io lo so che è difficile ma basta solo la 
prima volta, fallo per il nostro amore..

 E Walter mosse lentamente un piede. Ci fu un momento di commozione generale, tutti avevano visto e soprattutto 
Walter era cosciente del suo gesto, alzò un poco la testa e guardò il suo piede e tentò con successo a muoverlo 
di nuovo e finalmente capì, le lacrime gli scendevano lungo il viso lui piangeva e rideva , guardava la sua 
Katia ed all’improvviso aveva fretta di guarire. Katia risalì sul bordò della vasca, le fu messo un accappatoio 
sulle spalle da qualcuno ed aspettò che il marito finisse la sua terapia, Walter fu riportato in camera, Katia 
stava con lui ed appena rimasero soli Katia gli diede un bacio come non aveva mai osato, si poteva sentire il
battito dei loro cuori tanto erano forti, sotto all’accapatoio Katia aveva tutti gli abiti inzuppati di acqua, 
un infermiere le aveva dato una divisa per farla cambiare, Katia la prese e fece un primo passo per andare nel 
piccolo bagno a cambiarsi, Walter la trattenne con la mano e  con gli occhi colmi di desiderio le disse: -Ti 
prego, cambiati qui, lascia che io ti guardi quando sei bella. 

Katia arrossì, che richiesta le faceva suo marito e se poi non gli fosse piaciuta? Lo guardò in viso, i suoi 
occhi erano colmi d’amore, un amore pulito, una passione che solo l’amore vero poteva far nascere, e Katia 
lentamente iniziò a spogliarsi, gesti lenti, senza volgarità, lui la guardava, finalmente lei rimase nuda, 
si coprì il seno con la mano, voleva sprofondare, che situazione assurda, stare nuda davanti al proprio marito, 
morire di vergogna e desiderarlo ardentemente. Walter prese la mano di lei, la portò alla bocca e la baciò, 
l’imbarazzo di Katia si poteva toccare  tanto era evidente Quando sei bella  disse lui vestiti che prendi 
freddo Katia si rivesti con la divisa da infermiere e poi di nuovo le loro labbra si unirono, si erano 
scoperti, si amavano, si volevano. Katia gli sussurrò all’orecchio: -Ti prego amore mio non ti scoraggiare, 
combatti per me, combatti per noi, io ti sto aspettando da tanto tempo.

 Lui la guardò, voleva prenderla ora, in quel momento, sentiva uno strano patimento d’anima, ora aveva 
speranze, era solo questione di tempo, ce l’avrebbe fatta, lui voleva farcela, quell’usignolo gli stava 
insegnando a cantare ed era bello cantare insieme. Katia lasciò l’ospedale e tornò a casa, aveva tante
 cose da raccontare a Maria, le due donne si sedettero l’una accanto all’altra e Katia fu un fiume in piena, 
raccontò tutto a Maria, delle sue paure, delle paure di Walter, della sua assurda richiesta, della vergogna di 
lei stessa, non si era mai spogliata davanti ad un uomo e poi il fatto di amarlo così intensamente l’aveva 
condizionata ancora di più, Katia le raccontò che sperava che il tempo fosse più veloce a scorrere, che era
 fiduciosa della riuscita delle terapie e che Walter sarebbe riuscito a camminare di nuovo. 

E  la vita continuava a scorrere. Le terapie per Walter a volte erano proprio dolorose ma lui, ora, voleva 
vincere, lui desiderava che la sua donna fosse orgogliosa di lui e fu proprio così quando una mattina, in 
ospedale, scoprì il marito in piedi tra due sbarre che lentamente e faticosamente muoveva i primi passi, 
impacciato, a volte strascicando i piedi ma si muoveva, gli occhi le si riempirono di lacrime, dio come lo 
amava. Un anno stette Walter in terapia, ora si muoveva con una certa sicurezza, certo i suoi movimenti non 
erano del tutto fluidi  ma ora non usava più le stampelle, a volte si appoggiava ad un bastone  e venne il 
giorno della dimissione. Katia si alzò di buon mattino, anzi ancora albeggiava, Maria la sentì, si alzò anche 
lei, fecero colazione assieme, risero, erano felici, il loro uomo stava tornando a casa, ognuno di loro per
 motivi diversi gioiva di questa situazione, si misero in viaggio per l’ospedale, Walter si fece trovare già 
vestito e pronto per uscire, si appoggiò al braccio della moglie e via tutti a casa, quella giornata fu lunga, 
veramente troppo lunga per i due sposi, erano irrequieti, Maria se ne accorse ma non poteva far nulla, dove 
mai poteva andare per lasciare la casa libera almeno per quella giornata? Si inventò un capogiro, pregò 
Katia di accompagnarla nella sua camera, si appoggiò sul letto e fece finta di prendere sonno. Katia tornò 
in sala, trovò il marito che guardava fuori, gli si avvicinò, gli prese la mano, Walter si girò verso di 
lei e la cinse con le braccia, da quando tempo aspettava quel momento, sentiva il corpo di lei che contro 
il suo vibrava di passione e lui d’altro canto soffriva dello stesso fremito, e mano nella mano andarono 
nella camera di lui, aprendo la porta ci fu una bella sorpresa per Walter, il suo letto era stato sostituito 
con una matrimoniale, le lacrime gli bagnavano  gli occhi,  Entrarono, si avvicinarono al letto, Walter si 
sedette e attirò a se Katia e poi appoggiò la sua testa sul seno di lei, dopo un po’ Katia gli prese il 
mento facendogli alzare il capo ed appoggiò le sue labbra sulle sue, un bacio lungo, pieno di passione, 
caldo, avvolgente e nel mentre la mano di Walter si infilava nella camicetta di lei, quella mano calda, 
rassicurante che le sfiorava la schiena, che sensazioni stava provando Katia, e poi finirono tutte e due 
stesi sul letto, si spogliarono, si unirono, divennero un sol corpo ed una sola anima, fu un rapporto 
frenetico, erano stati a digiuno per troppo tempo, troppo tempo vicini senza potersi toccare ma desiderandosi 
ardentemente, finalmente appagati si guardarono, si ribaciarono, si distesero l’uno accanto all’altro, si 
abbracciarono, si riguardarono ridevano e ricominciarono il loro idillio, pareva che non ne avessero mai 
abbastanza; Maria nel frattempo stava preparando la cena, tendeva  l’orecchio e quei rumorini curiosi la 
mettevano proprio di buon umore, pensava che finalmente i due ragazzi si erano conosciuti e ritrovati. 

Quella sera vicino alla tavola c’era un’aria strana, i due sposi si guardavano e sorridevano, Walter 
guardava la mamma e sorrideva  e Katia non capiva perché, tra madre e figlio che rapporto c’era che lei 
non avesse ancora scoperto, cosa stavano tramando i due? Katia era una persona buona e i suoi pensieri
 erano buoni come lei, ingenuamente pensò semplicemente che mamma e figlio erano felici. E in una atmosfera 
semplicemente speciale passarono venti  giorni, Walter e Katia sempre l’uno vicino all’altro, come se 
volessero recuperare il tempo perso, baci rubati ogni volta che Maria girava le spalle e poi  dolci parole 
sussurrate,  carezze  veloci, i due sposini stavano finalmente vivendo. Maria invece era indaffaratissima, 
andava su e giù per i corridoi, apriva armadi, prendeva lenzuola, coperte e tanta altra biancheria, stava 
preparando una stanza per gli ospiti, Katia si informò di chi si trattava, seppe una zia lontana e sue due 
figlie. Maria le disse che avevano perso tutto in un paese lontano e che sarebbero venuti a stare con loro. 

Katia ne fu contenta ma si rattristò anche un po’ pensava alla sua famiglia lontana e alle sue sorelle e 
al pericolo che correvano, all’improvviso la sua felicità rallentò, ma poi cercava di allontanare questi 
brutti pensieri  e pareva che tutto passasse. E venne la mattina degli ospiti di Maria, fu deciso che 
all’aeroporto ci andasse Walter e Maria, Katia sarebbe rimasta a casa per preparare il pranzo per tutti 
e poi in quei giorni non si sentiva tanto bene, aveva dei leggeri disturbi che non si sapeva spiegare, 
pensava ad un raffreddore e non pensò ad una gravidanza, aspettava già il figlio di Walter. Era tutto 
pronto Katia sentì la macchina arrivare e si apprestò ad andare ad aprire l’uscio di casa appena in tempo 
per vedere la mamma sua scendere dalla macchina del marito, la vista le si rabbuiò e svenne. quando si 
riprese  c’era il medico con lei che si congratulò per il suo stato, Katia era ancora frastornata, era 
incinta? Si confermò di nuovo il medico .Katia poi si alzò ed andò in sala, doveva vedere e vide la madre 
e le sorelle che cercavano di parlare con Walter ma erano lingue diverse. Walter la vide, le si avvicinò, 
le disse di non affaticarsi che da quel momento la sorella le avrebbe dato una mano, la madre di Katia 
le si avvicinò e l’abbracciò forte, forte. Il mistero fu presto spiegato. Walter aveva commissionato ad
un avvocato le pratiche per riunire le famiglie lontane, aveva fatto tutto con l’aiuto di Maria, ora la 
felicità era completa.
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