Stanco Sud

(Preta Maria Concetta)


Non cambia niente, qui al mio Sud
niente di niente, tutto resta immoto,
e quello che scorgevo, scorgo ancora:
soliti fichidindia, olivi e viti
madonne issate in processione
giganti persi in fiere paesane
tarantelle, fisarmoniche e 'nduja
mescolati con Jeans Dolce e Gabbana,
Suv, I-phone, I-pad e borse Armani.
Ma lungo le fiumare avvelenate
carcasse d'auto combuste e di capre,
e il pianto d'un agnellino perso
fuso al pazzo frinire di cicale.
Regna sovrana la turpe indifferenza,
se mi concentro stordimento m'assale,
e colgo intorno a me desolazione:
zappe lasciate su zolle inaridite,
spaventapasseri senza più un sorriso
migranti che imprecano tra le arance marce,
uccelli senz'alcuna voglia di cantare.
Non cambia lo scenario qui al mio Sud,
il progresso è solo un triste inganno
falsità da comizi elettorali
d'un Cetto Laqualunque e vai, cumpa'!
Hanno sepolto sotto terra i nostri miti
con quintali d'eternit d'amianto,
fusti radioattivi e relitti dell'industria.
Al posto di briganti sanguigni,
affaristi e politici corrotti
faide, 'ndrine e selvagge mattanze
coi kalashnikov al posto di lupare.
Non c'è posto per fiabe e leggende,
... dov'è finita la fata Morgana?
E il Vizzarro ... chi sarà mai costui?
I nostri focolari sono spenti,
i proverbi ... chi li ricorda più?
Vecchi cantastorie senza pubblico,
nonne che hanno perso la favella,
... dov'è finita "la favola bella"?
Bambini che non tremano per l'Orco,
ma per un tablet scarico, stop al game.
Senza più timore varcano lo Stretto i tonni
ché tanto di rais non ce ne sono più.
Seppur avvolti dal velame di neo-miti,
qui è tutto fermo, secolare e stanco.
Non lo vedo il cammino della Storia,
non sento più i suoni di battaglie,
i suoi fantasmi sono fuggiti via
verso Olimpi, Nirvana e Wallallha
stanchi pure loro del mio Sud.