Libero mi libro |
Indefinitamente, nel cielo terso, libero mi libro. Tutti i cieli violabili, i mari solcabili, illimitatamente. Eppure percepisco oscuri presagi. Rare le isole, mare ovunque: le poche esistenti stracolme di vecchi, padroni, inetti al decollo, e di loro parenti e amici ormai troppo agiati, cozze allo scoglio. Provo a sostare e riprovo, invano. Appena atterrato la falange compatta, come rete da pesca, mi avvinghia tra le maglie costringendomi al volo in cerca di nuovi approdi. Libero di librarmi, di scegliere direzioni, scegliere un'isola su cui voler appiedare, costretto a rassegnarmi per non poter atterrare se non per il breve tempo di eludere gli sguardi. Rare le speranze: trovare anime affini con cui condividere in pace un lembo di terra. Non è stagione di ideologie e sentimenti: ci si mette col più forte, ogni gesto è interessato. E le isole rimaste non bastano per tutti. Troppi vittime dell'ingordigia e dell'egoismo malsano. Troppi deboli e vigliacchi, asserviti e omologati. Mentre io, libero, ancora mi libro. Dall'alto ammiro il paesaggio: cielo e cielo specchiato, scarsezza di varietà, se non fosse per le migliaia di chiazze scure disseminate, salme inanimate, che ancora parlano: chi ha mollato rassegnato, chi è rimasto senza forze, chi appiedato fiducioso su un'isola poi affondata. Risaltano in superficie, come monito ai sopravvissuti, a chi ancora resiste, pieni ancora di aria, vitalità ed energie, eppure vuoti nell'animo. Qualche salma sprofonda esanime, qualcuna è preda di fauci marine sempre pronte a fagocitare, mai sazie. Solo la poesia ad allietarmi ed illudermi, come voce moribonda, disperata. Continuo a librarmi, libero, di scegliere la via, tra cielo e mare, libero di andare, fare, potere, essere, costretto, però, a non poter mai atterrare, in un volo perenne. Libero mi libro. Indefinitamente. |