Le città delle cicogne

(Vargiu Laura)


Sulle città d’ocra
dai verdi orizzonti di palme
e selve di parabole bianche
si posano le cicogne,
seguendo rotte d’assolati cuori migratori
dalle stagioni impresse
lungo sentieri di vento e stelle

Sono adorne di modernità bramate
ma dall’anima antica
le città che dall’alto di ruvidi minareti
scrutano le cicogne,
mentre devoto il mattino si leva
dalla rugiada di genuflesse preghiere
sussurrate a un dio smarrito nei cieli

Sono pesanti dei rumori del giorno
le città delle cicogne
pur se il tempo ha passi leggeri
tra i dedali arcani di polvere e fango,
dove gli occhi dei bambini fioriscono in sorrisi
e le donne si vestono dei colori dei tappeti
che splendono al sole di carovanieri pensieri

Hanno il sapore delle spezie
e il profumo dei mandarini
le città delle cicogne
fresche d'acqua di rose e fronde di giardini,
calde di fragranze di pane e musiche di mercati
fra miasmi d'asfalto e fiumi da rifiuti inariditi
che rincorrono sogni d'oceaniche maree

Spiegano alte le ali le cicogne
in volo su tramonti di depredati palmeti
al disperdersi dell'eco delle voci dei muezzìn
verso i silenzi innevati delle montagne,
quando le piazze s'accendono di malìe e cantastorie
e nei vecchi café già si sonnecchia
dinnanzi al rituale solenne del tè

Sempre ritornano al nido le cicogne,
fedeli custodi della prima luna
e dell'ultima malinconica poesia
delle città d'Africa.