Libero mi libro

(Scagliarini Pietro)


Indefinitamente,
nel cielo terso,
libero mi libro.
Tutti i cieli
violabili, i mari
solcabili, illimitatamente.
Eppure percepisco
oscuri presagi.

Rare le isole,
mare ovunque:
le poche esistenti
stracolme di vecchi,
padroni, inetti al decollo,
e di loro parenti e amici
ormai troppo agiati,
cozze allo scoglio.

Provo a sostare
e riprovo, invano.
Appena atterrato
la falange compatta,
come rete da pesca,
mi avvinghia tra le maglie
costringendomi al volo
in cerca di nuovi approdi.

Libero di librarmi,
di scegliere direzioni,
scegliere un'isola
su cui voler appiedare,
costretto a rassegnarmi
per non poter atterrare
se non per il breve tempo
di eludere gli sguardi.

Rare le speranze:
trovare anime affini
con cui condividere in pace
un lembo di terra.
Non è stagione
di ideologie e sentimenti:
ci si mette col più forte,
ogni gesto è interessato.

E le isole rimaste
non bastano per tutti.
Troppi vittime dell'ingordigia
e dell'egoismo malsano.
Troppi deboli e vigliacchi,
asserviti e omologati.
Mentre io, libero,
ancora mi libro.

Dall'alto ammiro il paesaggio:
cielo e cielo specchiato,
scarsezza di varietà,
se non fosse per le migliaia
di chiazze scure disseminate,
salme inanimate, che ancora parlano:
chi ha mollato rassegnato,
chi è rimasto senza forze,

chi appiedato fiducioso
su un'isola poi affondata.
Risaltano in superficie,
come monito ai sopravvissuti,
a chi ancora resiste,
pieni ancora di aria,
vitalità ed energie,
eppure vuoti nell'animo.

Qualche salma
sprofonda esanime,
qualcuna è preda di fauci
marine sempre pronte
a fagocitare, mai sazie.
Solo la poesia
ad allietarmi ed illudermi,
come voce moribonda, disperata.

Continuo a librarmi,
libero, di scegliere
la via, tra cielo e mare,
libero di andare,
fare, potere, essere,
costretto, però,
a non poter mai atterrare,
in un volo perenne.

Libero mi libro.
Indefinitamente.