Colpo di fulmine

(Costa Gregorio)


Qual di donna, di sua bellezza il guardo mira
e, per desio di lei, il verbo tace e il cor sospira
così fu l'apparir tuo che, di gentil virtù vestita,
null'altro il dir mio potea se non mirar quel viso
e gli occhi neri che, di perfezion d'amore intriso
trapassaron il cuor e, il senno, di ciò ne fu patito.

Un sol colpo e cuor trafisse, dritto al primo tratto.
L'alma mia che, nell'attesa di quell'amor, dormia,
si destò che bianca luna il suo chiaror mostrava
e argento, su vellutata pelle, con amor ponea.
Dolce vision per quel desio, lungamente atteso,
che, di tutto n'ebbe e il cor lo portò alla ragione.

Ciò che del sentir, e in versi scrivo, fu già memoria
e l'intelletto, del suo costume servo, null'altro dice.
Il piacimento, nel rimembrar quel sospirato amore,
in vita dolor ne coglie e turbato ne è il suo pensar.
Ma ogn'or che di mia vita vivo, in quell'amor rivivo
'chè di simiglianza alcuna, vita, mai più m'ha dato.