Volto di bambola

(Cilifrese Anna)


Vivevo del mio aspetto, la bellezza era padrona della mia vita senza di essa ero nulla, persa, finita. Sono stata una delle soubrette più in voga e ricercata del 2000, ho presentato un festival importante, ho affiancato presentatori televisivi famosissimi, il mio nome rispecchiava sotto luci al neon e rimbalzava sulle migliori copertine. Presenziavo a sfilate e mi chiamavano a serate di beneficienza per dare lustro alle manifestazioni. Uno stilista famosissimo mi volle come testimonial di una sua campagna. Fotografi conosciuti in tutto il mondo, sgomitavano per un mio servizio fotografico, apparsi su una classifica mondiale piazzandomi al terzo posto tra le donne più belle del mondo. Sembrava che la mia buona stella mi avrebbe illuminata per non so quanto tempo ma un bel giorno tutto questo ebbe fine. Sono sempre stata corteggiata, da uomini d’affari, politici, attori, conduttori, mi hanno affibbiato storie d’amore con uomini diversi. Venivo paparazzata continuamente. Insomma ero un’icona. Ad una serata di beneficenza conobbi Fabio, noto intellettuale e uomo molto acculturato. Rimasi subito affascinata da lui, parlammo per tutta la serata, mi parlava di grandi filosofi, mi descriveva opere d’arte e di quanto quelle serate lo annoiassero ma partecipava solo perché invitato da autorità a cui non si poteva dire di no.
-Piacere di conoscerti Sara, a te queste serate non annoiano? Sempre la solita gente, i soliti discorsi, il solito buonismo.
-Il buonismo non mi annoia, la gente neanche ed i discorsi variano, se non parli anche tu di politica, la serata si potrebbe recuperare.
I nostri sguardi divennero complici, l’avevo colpito. Sorrise, di quel sorriso unico e irresistibile, che ti fa sciogliere e ne fui profondamente lusingata. Ci scambiammo i numeri di telefono, con la promessa di risentirci presto. Ci sentivamo spesso ma il mio lavoro occupava gran parte delle mie giornate e della mia vita, non avevo molto tempo per gli affetti. Gli uomini erano stregati dal mio fascino ma la vita con me era tremenda, i continui viaggi e le molteplici assenze da casa facevano si che i miei fidanzati scappassero a gambe levate per essere stati troppo trascurati. Nei miei 25 anni, potevo dire di aver conosciuto qualsiasi tipo di uomo. Ma uno come Fabio non mi era mai capitato. Le telefonate si intensificarono, fino al punto da diventare piuttosto intime, in quel periodo fui chiamata per presentare la più importante manifestazione canora italiana, quindi il tempo per me stessa era molto limitato, tra prove di scena, costumi, interviste, avevo i minuti contati. Le telefonate con Fabio erano una ventata d’aria fresca e per quei pochi minuti mi sentivo libera da canoni ed etichette. Lui era interessato a me come persona, come donna e non a Sara come personaggio televisivo. Enormi fasci di rose e regali di ogni genere mi venivano recapitati, scatenando la caccia al fan generoso. I giornalisti sguazzavano nel pettegolezzo ed ero fotografata ed inseguita dappertutto, la cosa mi dava molta noia e pregavo Fabio di limitarsi se non di smettere del tutto Più gli chiedevo di smettere più esagerava, diventando plateale. La sera prima che lo spettacolo iniziasse, lo vidi seduto al bar dell’albergo, ne fui sorpresa, contenta ed un po’ scocciata per la sua improvvisata. Ero molto gelosa della mia vita privata e darla in pasto a tutti mi dava fastidio, lui adesso era lì nella tana dei leoni affamati di scandali e pettegolezzi. Tra di noi c’erano state solo telefonate, niente di più, non sapevo realmente cosa provassi e non mi ero mai posta il problema -Che ci fai qui? Perché non mi hai avvisata del tuo arrivo? Se ci vedono insieme sai che cosa succederebbe?
-Stai calma Sara, non sono qui per metterti nei guai con il lavoro, avevo solo voglia di vederti, sei bellissima e mi mancavi.
-Scusami se sono stata dura, ma davvero non voglio che si parli di me come gossip Sto consolidando la mia carriera in questo momento .
-Certo che lo capisco, pensi sia sciocco? Pensavo ci fosse qualcosa tra noi, tu mi hai dato ad intendere nelle nostre telefonate, che mi desideravi ed avevi voglia di me. Che ti succede? Devo pensare che sei davvero la donna, frivola ed egoista che descrivono, che non riesce a tenersi un uomo nel letto perché troppo presa dalla carriera?
Era arrabbiato, io ero arrabbiata, come si permetteva di dirmi queste cose? Chi era quest’uomo? Cosa voleva da me?
-Come ti permetti di parlarmi in questo modo? Tu non mi conosci, non sai affatto come sono , chi ti arroga il diritto di parlarmi così. Le nostre brevi e fugaci telefonate non erano un patto d’amore, sì, mi piacevi ma io non ti ho mai illuso, non ti ho mai detto che siamo fidanzati, quindi lasciami in pace.
Rossa in volto dalla rabbia, corsi nella mia stanza, dovevo solo dimenticare questa brutta storia. La mia priorità era il lavoro, ed una persona insulsa non poteva rovinarmi tutto. Mi misi sotto la doccia per lavare via tutta la stanchezza di quella lunga giornata. Quando uscii dal bagno, trovai scritto sullo specchio, “STRONZA”. Rimasi a dir poco agghiacciata, chi era entrato nella mia stanza? Chi aveva la chiave? Chi poteva aver fatto una cosa del genere? Mi guardai intorno, non mancava nulla, chiamai la reception per avere spiegazioni, mi bloccai, se denunciavo l’accaduto avrei creato scompiglio, il presentatore, gli organizzatori il manager si erano raccomandati di non fare stupidaggini durante la kermesse. Dovevo rimanere calma e riflettere sul da farsi. Sicuramente era stato Fabio, lui aveva dato di matto, sì, era stato lui. Decisi di chiamarlo per parlargli, non sapevo cosa dirgli ero troppo spaventata e sconvolta dal suo gesto ma dovevo parlargli a tutti i costi. Composi il suo numero, squillava ma non rispondeva, il panico stava prendendo il sopravvento ma dovevo restare calma e riflettere. Dovevo parlarne con qualcuno ma con chi?. Provai diverse volte a telefonargli ma niente. Quando sentii bussare alla porta, feci un balzo tanto lo spavento. Con gambe tremanti aprii, era solo il fattorino con una grande scatola.
-C’è questo pacco per lei signora è appena arrivato, dove vuole che lo lasci?
Guardai la grande scatola e con la mano indicai il tavolo senza dire una parola, lo congedai e richiusi la porta. Sulla scatola era attaccata una busta chiusa con la ceralacca, l’aprii e c’era un messaggio; “per la mia principessa”. La scatola conteneva una bambola sfigurata. La rovesciai sul pavimento, urlando, avevo paura, adesso avevo davvero paura, dovevo parlarne con il mio agente assolutamente. Chiamai Rocco al cellulare e gli chiesi di venire nella mia stanza immediatamente.
-Che succede piccola? Mi sembravi spaventata al telefono.
Lo abbracciai ed inizia a piangere, gli raccontai tutta la storia fino alla bambola, rimase anche lui sconvolto.
-Non piangere, stai tranquilla, risolveremo questa storia. Sicuramente si tratta di un folle.
L’indomani mattina presto avevamo le prove conclusive dello spettacolo, mi diede un calmante e mi addormentai. Quando mi svegliai, Rocco era già vestito, mi feci una doccia ed andammo insieme alle prove. Le prove erano estenuanti, ero agitata e compivo una serie di errori, anche in conferenza stampa notarono il mio nervosismo ma il conduttore mi proteggeva come se fossi una bambina e gli ero profondamente grata di questa sua amorevole cura. Dalla conferenza passammo alla sala trucco e parrucco, dove mi trasformarono nella bambola che tutti si aspettavano di vedere. Del persecutore non si vide traccia per tutta la mattinata e il pomeriggio iniziai a rilassarmi. Entrai in camerino per indossare uno dei tanti abiti per la serata, la sarta era con me.
-Lei è davvero bella signorina, una delle donne più belle che io abbia mai visto, vedrà la serata andrà benissimo.
Le sue parole mi riempirono il cuore e l’abbracciai. Lei visibilmente sorpresa da questa mia reazione mi accarezzò il capo come una mamma amorevole.
-Poi signorina lei ha un fidanzato così carino e simpatico.
Rimasi paralizzata.
-Fidanzato? Io non ho nessun fidanzato, perché dice questo?
-Mi scusi se sono stata indiscreta ma è passato di qui prima che lei venisse e le ha lasciato quei bellissimi fiori, mi ha parlato di lei ed ho dedotto che fosse il suo fidanzato. Mi dispiace non volevo essere invadente.
Nel vedere la mia reazione abbassò il capo e uscì dal camerino. Solo in quel momento notai un mazzo di fiori a dir poco enorme dove capeggiava una lettera. La aprii con mani tremanti, il suo contenuto era breve ma deciso. “Ricordati che sarai mia, per sempre.” Urlai così forte che all’improvviso si aprì la porta, era Rocco, mi tolse la lettera dalle mani e ne lesse il contenuto.
-Adesso basta! Dobbiamo rinforzare la sicurezza, ma come ha fatto ad entrare ? Sicuramente avrà un pass, dobbiamo trovarlo. Non ti preoccupare Sara, non sarai mai sola, metterò al tuo fianco una guardia del corpo. Vedrai, questa brutta storia ha le ore contate. Da quel momento davvero non rimasi più sola, mancavano poche ore alla diretta, tutto era pronto, il cuore mi martellava, non potevo tirarmi indietro ero in ballo e dovevo ballare, nel mondo dello spettacolo non esistono remore, lo spettacolo deve sempre continuare nel bene e nel male, ed io ero pronta. La sera della prima fu un grande successo, tutto andò come doveva andare senza nessun incidente. Ero più rilassata, pensavo che Rocco avesse mantenuto le sue promesse e del molestatore sembrava non ci fosse più traccia. Le serate della kermesse erano quattro, la prima era andata benissimo, con ascolti auditel alle stelle, le mie uscite e i miei cambi d’abito avevano incollato al televisore milioni di persone. Tutti mi facevano i complimenti e ne ero profondamente lusingata. Adesso ero tranquilla e mi godevo il successo della serata. In conferenza stampa ero bombardata da domande e complimenti, ero al settimo cielo. Nella sala stampa c’era qualcosa che attirava la mia attenzione, non riuscivo a focalizzare bene ma c’era qualcosa che mi stava innervosendo. Poi lo vidi, era lì. Aveva un cappello con la visiera e mi guardava intensamente, sorrideva, di un sorriso alquanto sinistro. Alzò l’indice ed indicò lui e me, ed uscì dalla sala. Strinsi la mano di Rocco così forte da fargli male.
-Lui è qui!
Bisbigliai al suo orecchio, volevo urlare, scappare via. Mi strinse la mano e fece con un cenno del capo ad un uomo al suo fianco. Volevo alzarmi, inseguirlo, chiedergli cosa volesse da me, e perché si comportasse in quel modo. La conferenza si concluse ed io ero distratta. Rocco, mi prese per mano e uscimmo. Entrammo nel mio camerino, dove trovammo una grande scatola. Ci guardammo e con fare indeciso lui la aprì. In questa c’era una mia foto a cui aveva cavato gli occhi ed un biglietto scritto con vernice rossa: “ME LA PAGHERAI,” scoppiai in un pianto a dirotto. Ero esasperata, non riuscivo a capacitarmi e non vedevo nessuna via d’ uscita da questa brutta situazione. Avevo i nervi a fior di pelle, qualsiasi cosa mi terrorizzava.
-Cosa facciamo adesso? Io ho paura, non voglio più continuare lo spettacolo.
Piangevo e piangevo.
-Non possiamo fermarci, ho detto che risolverò questa situazione e lo farò.
-Ma lui era qui, come fate a non trovarlo? Vuole distruggermi, farmi del male, ne sono sicura. Perché?
-Non lo so, ma lo spettacolo deve continuare. Tu devi solo stare tranquilla.
Il mio cellulare squillava ininterrottamente.
-Pronto?
-Ciao bellissima, hai ricevuto il mio splendido regalo?
-Cosa vuoi da me? Lasciami in pace, hai capito!
Urlai così forte e scaraventai il telefono sul pavimento, ero sull’orlo di una crisi di nervi. Rocco, fece localizzare la chiamata, veniva da un telefono situato all’interno del teatro era qui, mi osservava, sentivo il suo respiro. La seconda serata dello spettacolo stava per cominciare, nonostante tutto il trucco non riuscivo a rilassarmi. Le note che accompagnavano la mia discesa, iniziarono a suonare dolcemente. Avevo le mani sudate, tremavo e le truccatrici non facevano altro che tamponarmi il viso. Ero pronta, show must go on, era la prima regola dello show business. Anche quella serata fu un grandissimo successo, riuscii a tenere il palco, nonostante tutto, ero raggiante, e bravissima.. Stavo per sfatare il mito di bambola stupida, stavo per dettare nuove regole. Alla fine della settimana tutti avrebbero ricordato il mio nome. Ero fiera di me e di come riuscivo nonostante tutto ad andare avanti. Questa brutta storia stava forgiando una nuova me stessa, stavo scoprendo un altro lato del mio carattere. Ero contenta e frustrata allo stesso tempo, il mio agente continuava a ripetermi di non preoccuparmi ed io alla fine ci credetti. La terza sera, l’auditel arrivò alle stelle, confermando la popolarità e la bravura del presentatore e il mio lancio verso le nuove stelle del firmamento televisivo, non chiedevo altro, solo che la mia bravura fosse riconosciuta. Nuove proposte di lavoro fioccavano e il mio agente era al settimo cielo. Arrivò l’ultima serata, era eccitante, tutta sfolgorante, i miei abiti erano i più belli che avessi mai visto. I fotografi impazzivano per un mio scatto, la gente urlava il mio nome, mi acclamavano, mi mandavano fiori, regali, tutti tassativamente controllati dalla mia scorta. In quella serata tutto doveva risultare perfetto, niente doveva andare storto, avevo quasi dimenticato il persecutore, tanto ero presa dalle prove.
-Signori ecco a voi la bellissima Sara.
Luci, scalinata, ed eccomi scendere con passo deciso, tutti gli sguardi su di me, ed io scendo padrona di questo palco e di me stessa. Un applauso scrosciante, gente in piedi che mi acclama, una sensazione indescrivibile. Un doveroso inchino verso la platea, la mano del conduttore che afferra la mia, mi fa roteare e danziamo sulle bellissime note di un valzer. Scena conclusiva di una serata conclusiva. Il pubblico è in delirio, non smette di applaudire, cala il sipario ma tutti urlano il nostro nome, riemergiamo e ci inchiniamo nuovamente. Sipario e lo spettacolo è finito. Raggianti raggiungiamo le quinte, abbracci , baci, strette di mano, praticamente un sogno. Mi cambio, mi aspettano. Indosso un vestito aderente sopra il ginocchio che mi fascia perfettamente. I miei lunghi capelli castani coprono le spalle, e la vertiginosa scollatura viene coperta da un elegante collana di perle nere. Indosso la pelliccia che mi cade dolcemente sulle spalle, esco nel mondo che mi sta aspettando. Mi accolgono applausi, fotografi, giornalisti, qualcuno mi dona delle magnifiche gardenie profumate, ed io nuova diva mi incammino gustandomi il successo. Appena esco fuori dal teatro qualcosa mi bagna il viso, mi punge, brucia. Qualcuno urla, non capisco, vengo trascinata per non dire spinta nel teatro, non riesco ad aprire gli occhi.
-Brucia, che succede? Che sta succedendo, non vedo niente, aiutatemi, vi prego, che succede?
Sfigurata, mi lanciarono sul viso dell’acido. Diventai come la bambola di Fabio senza volto. La mia vita, la mia carriera finite in quel momento. Fabio, aveva avuto ciò che voleva, distruggermi, non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Lui era lì tra la folla e mi aspettava. Nessuno fece caso a lui, c’era troppa gente, si era creata la situazione perfetta: colpirmi mentre tutti mi acclamavano, distruggendo i miei sogni.
Adesso lui è in prigione, dopo innumerevoli operazioni non mi hanno ridato il mio volto e non me lo ridaranno mai. I giornali per tanto tempo parlarono della stella all’acido. Ancora adesso qualcuno mi cerca per un intervista che ho negato e negherò per sempre. Per un breve ma intenso periodo ho vissuto del mio aspetto, era il mio biglietto da visita e la mano di un uomo folle ha cancellato i miei sogni. Vivrò per sempre nel tormento del mio perché?