L'umiliazione del corpo e della mente

La notte avanzava minacciosa,
il giorno era stato capovolto
come il corpo di ognuno
là in quella Villa,
oasi di palme e rose profumate.
Nessuno ormai gridava più,
ognuno recitava in silenzio
le sue pene,
rannicchiato,
sperando di restare inosservato.
Offese, strattoni, urla di disperazione,
umiliazioni,
pensieri di morte,
sporcizia,
nudità umiliata.
Lei, no,
in posizione nuda fetale e sporca,
immersa nel gioco mentale
ricordava.
Trecce di velluto nero,
pelle ambrata,
sognava...,
le corse nei campi
e Lui che la chiamava.
Se la notte si fosse fermata,
se la finestra fosse rimasta aperta,
se il vento avesse soffiato forte,
la farfalla che era stata,
di nuovo sarebbe tornata.
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27-08-2015 Redazione Oceano Intensa e forte la tua lirica cattura sin dal primo verso portandoci inevitabilmente a percorrere l’ultima parola. Un mondo dentro, di silenzi e disperazione, sopraffatto dai pensieri che denudano la vita. Nei giochi della mente, che silenziosi avvolgono il corpo interrogando sui se, si cerca di aggrappare il coraggio e “la farfalla che era stata”, per farla ritornare a volare ancora. La tua lirica, d’impatto raschiante sulle nostre anime, fa percorrere l’esistenza immota d’attimi di Lei, inducendoci a prenderle la mano per consolare il pianto.

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Pubblicata il 24-08-2015

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