Tevere - Pensiero dalla Terrazza

Non è il Tevere stasera,
a declinare l’ora del commiato,
neanche il suono di campana,
a scomporre l’urlo e la preghiera,
sono brandelli stesi sopra un ponte,
nuvole alte avvolte dalla nebbia.
 
Piove sabbia triste del deserto,
sulle vie tracciate senza aratro,
giace nei solchi seme bruciato,
idea del fiore  senno del passato.
piove polvere di ossa calcinate,
a lastricar la via del non rimpatrio.

Storie già scritte nei tempi.
stesso martirio per tante vite,
nate il mattino, morte la sera,
nell’arido campo ingrassato dalle bombe,
sepolte sotto il monte dell’oblio,
semi di ventri serrati nelle doglie.

Non è neanche l’umido di mare,
né canto del vento tra le selve,
non è voce  di donna nel mattino,	
né rantolo di vecchio nel suo letto,
è secchezza di bocche silenziose
è un niente, merce per mercante.

E’ umana specie che geme,
tremando sull’orlo della Terra,
rutti d’infami gole d’avidità drogate,
sputi nel mare sciolti negli abissi,
echi di Dei  e fratelli disperati,
è angoscia intrisa di pavida impotenza.

Suona la campana pregando coi bambini,
supplica la folla lanciando palloncini,
mille bandiere per mille Dei confusi,
mille mani tergono occhi dischiusi,
tra macerie di icone impotenti,
abissi  cupi a seppellir innocenti.

Tre mura, una finestra e fuori il vuoto,
urla la campana ascoltando Pietro!
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10-11-2016 Redazione Oceano “È umana specie che geme,
tremando sull’orlo della Terra,

echi di Dei e fratelli disperati,
è angoscia intrisa di pavida impotenza.”
Cruda e dolorosa descrizione di un mondo e di un tempo che ci feriscono e ci sporcano. Tutti noi.

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Pubblicata il 09-11-2016

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