I premio letterario "Una perla per l'oceano"

Metafora di vita

(Pisanò Margherita)


Avete presente quando si va via da un posto in cui fino ad allora avete passato periodi lunghi, felici e tristi, parte della vostra vita. E sapete che quel posto lo rivedrete in un futuro lontano o magari mai. Avete presente quei posti?
Sono un po' tristi. Gli diciamo addio. E poi però la nostra vita va avanti. Passano i giorni, nuovi posti, nuove stanze, nuovi odori e voi non ci pensate più o quasi mai. E infondo state bene, la vita continua uguale e scorre come l'acqua sotto i ponti. Poi però un giorno passiamo in una via, vediamo una persona, sentiamo un odore, vediamo un mobile. Allora siamo un po' più tristi ci ricordiamo i vecchi momenti il passato. E stiamo un po' peggio, pensiamo che non dovevamo andarcene, pensiamo che era tutto meglio prima e che se anche ora, qui siamo un po' felici, non lo saremo mai come prima.
La stessa identica cosa accade con le persone. Un giorno i rapporti che si erano instaurati con fatica e con interminabile tempo. Si spezzano, un giorno qualcuno decide che è tardi, che è ora di andarcene. Decidiamo che è finita il rapporto si è esaurito. Scopriamo che abbiamo fatto tutto il possibile e non c'è più futuro e allora chiudiamo una porta, proprio come quando andiamo via da un posto. Chiudiamo la porta, la guardiamo mentre le due parti della serratura si ritrovano dopo essere state separate e la fissiamo per un po', mentre sta li ferma, immobile, chiusa, statica. Nessuno la riaprirà. Nessuno, nemmeno noi saremo disposti a cercare le chiavi per riaprirla o gettarsi contro per sfondarla. Troppo deboli. Troppo tutto. Allora ci gireremo ad occhi chiusi sospirando e prenderemo una nuova strada dove mille e mille porte aperte ci attendono per farci curiosare all'interno. Fin quando un giorno non arriveremo in una strada di quelle come piacciono a noi. La mia per esempio sarebbe una strada della periferia di una grande città, quasi campagna, con tante belle case in stile "Lilli e vagabondo" con i giardinetti all'inglese, il cane in giardino, il cancello verniciato, la siepe potata al punto giusto, la cassetta della posta, i fiori nel vialetto, la macchina in garage. La mia via sarebbe così e in questa via ci sarebbe una casa con un dondolo in giardino e un grande albero, magari una quercia. La porta aperta e un gatto sulla soglia. Dentro i mobili antichi, un piano, i quadri attaccati alle parete, le foto con i sorrisi felici, un caminetto per l'inverno, un cane sul tappeto dell'ingresso, il parquet, una bambina che gioca nella sua camera da bambola e un bambino a cui stare attenti sempre dietro al pallone, un uomo seduto alla scrivania che legge i suoi documenti. Questa sarebbe la casa di cui cercherei di non perdere le chiavi, quella in cui passerei la vita e vedrei cambiare le cose. Un giorno ognuno arriverà nella via giusta, alcuni avranno il loro appartamento in centro, altri la villa in montagna o la casetta sul mare, la casa padronale in mezzo alle colline, ognuno troverà il suo posto nel mondo. La casa dove sai che ci sarà riparo e protezione e dove puoi accogliere le persone che ami e ti hanno lasciato sempre la porta accostata.