Dialogando con il mio cuore

(Lanza Bruna)


Su cuore, smettila di nasconderti, come un riccio, in te stesso, fammi curiosare nei tuoi anfratti. Sì, lo so, devo scalfire la tua aurea di dolore ma non ti preoccupare, sarà facile, userò i sorrisi dei tuoi bimbi per intaccare la tua corazza.
Inizio di buona lena il mio viaggio in te e, da subito, trovo una lastra di marmo, granitico, insormontabile. Trent’anni ha impiegato per agglomerarsi compatta, liscia la sua superficie che ogni carezza fa cadere nel vuoto, porta uno stemma alla sua cima.
Un simbolo regale rappresenta il mio falso principe, alto, biondo, occhi screziati di verde e un cuore povero e un’anima vuota. Trent’anni mi ha fatto compagnia imponendo il suo volere mentre i figli languivano nella speranza di una carezza.
Quello stemma, odioso, vile e usurpatore, ha sempre tentato di svuotarti di ogni tuo sorriso, di ogni tua speranza e, quando pareva che vittoria festeggiasse, beh in quell’attimo stesso l’ho strappato mandando in miseria ogni suo pezzo. Resta la lastra di marmo, crepata in più punti, oscurata dai nuovi sorrisi di nipotini liberi da catene odiose.
Gli do un’ultima occhiata, come pare lontano da me ricoperto di polvere e di tele di ragno, ormai più paura non fa, lo dimenticherai presto cuore con tutto il suo grigio.
Continuo il mio viaggio nei tuoi anfratti, un dolce odore di zucchero filato aleggia in te, mi fermo come a testare il sapore, lo riconosco subito, è lui, il mio giovane vecchio amico. Sì, vecchio come amicizia, da sempre mi ha onorata del suo dire e del suo fare, un savio in terra, giovane d’età, mi corteggia, una corte silenziosa e continua.
Son stata chiara io, sai cuore, gli ho spiegato che lui è come un figlio mio, mai potrei cedere alla corte sua, mi sembrerebbe di violare tutte le leggi dell’umanità ma lui è savio, getta lì la sua frase e aspetta che il suo senso maturi in me, lo lascio credere che sia davvero un savio ma in amore poco sa, non conosce la determinazione di noi altre donne difficili.
Ah cuore! A lui ho affidato le mie pene, come amico sa essere un vero savio, mi ascolta in devoto silenzio, mi consiglia per il meglio senza esasperare gli animi di nessuno, né mio, né del mio prossimo, né del mio nemico. Mi regala sempre un sorriso quando sente che l’animo mio è in subbuglio, con lui riesco a essere sincera senza vergogne alcune, mi da quella libertà di pensiero sempre cercata e sparisce in silenzio per ricomparire quando mi serve un aiuto, quando ho perso me stessa e faccio fatica a ritrovarmi.
Il mio cammino continua sulle tue crepe quando la mia attenzione è catturata da una piccola fessura, raggi di sole e saette si alternano in un vortice veloce, mi fermo a scrutar meglio e v’intravedo il mio Viandante, Cavaliere scevro di sentimenti, Mercante senza ritegno, Folletto dispettoso del mio amore.
Tempo breve visse in te promettendo corona di alloro alla tua bellezza ma sola sterpaglia, vile sterpaglia seppe donarti e ancor lacrima verso per egli. A sua difesa posso affermare che pausa dolce e speranzosa fu il suo tempo, giunse in un giorno nuvoloso di un inverno freddo e ti scaldò al calore delle sue parole, mille lusinghe mentre gli occhi miei asciugava da lacrime ataviche. Ci rilassammo entrambi al suo dire, trovammo nuova forza e pareva che finalmente la vita ci donasse il suo arcobaleno più nitido.
Tempo breve fu, solo il tempo di sussurrare un flebile “AMOR MIO” e tutto svanì come per magia, tutto implose come in una bolla di sapone; crudele fu il suo fare, in un sol set tradì me, te e la nostra anima. Lezione dura apprendemmo e giurai che mai nessuno avrebbe più violato la tua dimora mio povero cuore.
Ricordo come fosse fatto di oggi, dopo la perfidia del Viandante tu avevi bisogno di una dose massiccia d’amore, allentasti la presa permettendo al Brigante, infame Brigante di aleggiare in tutti i tuoi anfratti.
Fui osservatrice arrabbiata in quel periodo, ti minacciai, ti mortificai e ti strattonai fino a quando non mi desti ascolto e di Brigante facesti poltiglia. Ricordo come agisti, usasti la minaccia e l’attacco estremo, devo riconoscere, sai, che sei un cuore combattente, ti doni senza riserve ma guai a tentar sopruso con te, ci si ritrova con le pive nel sacco. Non so che fine abbia fatto quell’infame Brigante, di certo non si nota la sua assenza, o meglio, la tranquillità fu ristabilita.
Una sconfitta per te e di nuovo un odore di zucchero filato per me.
Mi son sempre chiesta come fa a sapere del nostro tempo triste il mio Dolce Amico. Silenzioso appare in punta di piedi, una parola, un sorriso e il tuo ritmo rientra nei suoni normali. Povero Dolce perde il suo sonno, vorrebbe amarmi e proteggermi nello stesso tempo, darei per lui dieci anni della vita mia, darei per un suo abbraccio languido e casto dieci anni del mio tempo ma non posso.
Cuore, non cercare suoni altrui da ripetere, batti solo per me e per te stesso, cerca un amore che non sia tra due ma tra mille. Dona amore a quella fetta di umanità derisa da sempre. Sì, impegnati nel dare sorrisi al mondo intero senza soffermati su uno solo, credimi sarai ripagato da mille sorrisi e mai tradito più. L’amore è sempre tale se donato con consapevolezza, non cercare più storie impossibili, ama chi di te ha rispetto, ama il prossimo tuo senza volgere lo sguardo a chi ti guarda già con l’inganno.