I premio letterario "Una perla per l'oceano"

Mio fratello

(Strazzulla Salvatore)


I capelli scendevano rossi e lisci sul collo di Giulia. I suoi grandi occhi spiccavano celesti sul viso pieno di lentiggini ed erano come integrati in un insieme armonico.
La ragazza staccò gli occhi dal libro e guardò oltre la finestra, verso i colli turchini visibili in lontananza.
I suoi due compagni di studio, Marco e Sergio, seduti di fronte a lei, dall'altra parte del tavolo, smisero di scrivere e, per un po', stettero a guardarla.
- A che stai pensando?" le chiese Marco, poggiando la penna sul foglio appena scritto.
Giulia accarezzò i fiori del vaso, al centro del tavolo, e volse lo sguardo verso i due ragazzi.
- Mi è venuto in mente Luciano" rispose." Ve lo ricordate?
- Luciano..." ripeté Sergio. " Come no? E' partito due anni fa per Milano con i suoi, ma da allora non abbiamo saputo più nulla di lui. Non si è degnato di scrivere due righe a nessuno di noi, mai. Di recente è ritornato, ma non ha ritenuto opportuno farsi vedere.
- Dà l'impressione che si sia completamente scordato di noi" osservò Marco." E la cosa mi dà da pensare... E' possibile che l'amicizia esista finché ci si vede, finché persiste il contatto personale? Poi ci si allontana, si incontra altra gente, si trovano nuovi amici, e i rapporti del passato vengono gradualmente accantonati... La lontananza, così, sembrerebbe quasi destinata a provocare una sorta di lento morire delle nostre passate esperienze attraverso il graduale sfumare, nella nostra mente, del ricordo degli altri, fino al suo svanire. Magari, finché si sta insieme, un'eventualità del genere non ci si pone. E' un po' come quando non ci accorgiamo del lento invecchiare, giorno dopo giorno, degli abiti che indossiamo. Solo con il protrarsi del loro uso cominciamo a rendercene conto. E, quando decidiamo di smetterli definitivamente, è il loro lento, progressivo invecchiare, fino al giorno della dismissione, ad esserci sfuggito completamente...
- Io non posso credere che per Luciano sia stato così... - lo interruppe Giulia." Non pretendevo che tornasse da me pieno d'amore e di frasi ipocrite. Ma che si facesse vedere, anche se per un attimo soltanto... così, per far capire che non s'è scordato delle persone che gli sono state più vicine, alle quali era anche molto legato, e che ha sentito il bisogno di incontrarle dopo essere tornato negli stessi luoghi nei quali insieme a loro è vissuto...
Non aggiunse altro, ma tornò a volgere lo sguardo verso i colli che cominciavano a dileguarsi nelle prime ombre della sera. Anche la stanza, all'interno, era già invasa dalla penombra, e i colori delle cose diventavano sempre più pallidi, smorti. Sbiadivano lentamente: quelli, diversi fra loro, delle copertine dei libri sistemati nello scaffale che copriva un'intera parete, o il color noce del tavolo da studio, il bianco dei quaderno, il giallo delle pareti, il rosso dei suoi capelli.
Sergio, ora, stava sfogliando distrattamente un libro. Marco si alzò e andò a pigiare l'interruttore. La luce artificiale si diffuse nella stanza e parve restituir vita ai colori, ma si trattò di una vita che poteva anche apparire falsa.
Di là dalla finestra, lontano, nella linea di congiunzione tra la terra e il mare, si vedevano già i colli sfumare progressivamente nel buio. Laggiù ogni cosa, a poco a poco, parve assorbita da un nero sempre più uniforme che rendeva tutt'uno cielo e terra. Dal buio sempre più intenso cominciarono ad affiorare, sui colli, le prime luci, che facilmente potevano essere confuse con stelle in via d'apparizione. A tradire la loro diversa natura era solo la qualità della luce emanata. Si trattava di puntini luminosi che, di tanto in tanto, uno alla volta, affioravano dal buio, procedevano per qualche istante lentamente, poi tornavano a scomparire. Era fin troppo evidente che si trattava di macchine in transito, i cui fari erano stati accesi da poco.
"Luciano", pensò Giulia, "non può essere come queste luci. L'ho conosciuto fin troppo per pensare che possa essere così". Il loro rapporto, in effetti, aveva conosciuto momenti di grande intensità. "Forse", pensò ancora Giulia, "una persona non si riesce mai a conoscerla fino in fondo, per quanta intimità possa esserci stata con essa".
Fu Marco a rompere il silenzio.
- Perché non facciamo noi il primo passo?" propose." Perché non andiamo a trovarlo, tutti insieme? Magari avrà già programmato di venirci a trovare lui, ma ancora, per un motivo che ignoriamo, non avrà potuto. Potrebbe anche spuntarci davanti da un momento all'altro. Chi lo sa... Questo, però, non ci vieta di andarlo a trovare noi...
- Si, - convenne Giulia" chi ce lo vieta? Magari le cose stanno davvero come dici tu.
- Be'," osservò Sergio" mi avete convinto.
- Che aspettiamo allora?" disse Marco." Andiamo...


I tre ragazzi chiusero libri e quaderni, lasciarono la stanza e si avviarono verso l'uscita. Varcarono la soglia di casa e sbucarono nella strada ormai illuminata da una lunga fila di luci artificiali. S'inoltrarono fra gente che, come sempre, andava e veniva e fra gruppetti di persone che, qua e là, erano ferme a discutere. Al primo incrocio, poi, incontrarono altra gente ferma dinanzi al semaforo rosso.
Lì si fermarono anche loro in attesa del verde. E quando il verde spuntò, nell'attraversare la strada, Giulia non poté fare a meno di tornare, con la mente, ai tempi in cui, in momenti come quello, abitualmente, attraversava la strada con Luciano al fianco. Immaginò di sentirlo parlare ed evocò il ricordo della sua voce. Cominciò ad esumare col pensiero giorni ormai lontani, verso i quali pareva la riportasse tutto quanto in quel momento la circondava, anche un bacio fra due ragazzi in un angolo appartato della strada, che casualmente riuscì a carpire nell'ombra della sera. Più in là un nuovo bacio, stavolta di commiato, la costrinse a sentire tutto il peso dei due anni ormai trascorsi. Ma la voce che giunse alle sue orecchie, in quel momento, fu quella di Marco, che parve richiamarla bruscamente alla realtà.
- Siamo arrivati" disse. - Ora, finalmente, potremo rivedere Luciano e porre fine ai nostri dubbi.
Sergio pigiò il pulsante del campanello. E, dopo qualche secondo d'attesa, i tre ragazzi sentirono arrivare dei passi.
Chi apparve ai loro occhi, quando la porta si aprì, fu la madre di Luciano, che li accolse con gioia e li invitò ad entrare.
- Accomodatevi," disse" ché vado subito a chiamare Luciano.
Il ragazzo che di lì a poco si presentò davanti a loro, a fianco della madre, era un giovane alto e bruno, per nulla cambiato nel fisico. "Luciano", pensarono tutti e tre. Eppure egli rivolse agli amici uno sguardo incuriosito, come di chi li stesse vedendo per la prima volta. Poi guardò negli occhi la madre.
- Chi sono questi ragazzi?" le chiese." Vuoi presentarmeli forse?
- Guardali bene, Luciano, sono i tuoi amici. Possibile che tu non li riconosca?
- I miei amici?" osservò. Poi distolse da loro lo sguardo e lo rivolse altrove." Forse sono gli amici di Luciano...
- Ma che dici? Luciano sei tu..." disse la donna con voce accorata." Questi, prima che partissimo, erano i tuoi amici. Ora che siamo tornati, lo sono ancora.
- Siamo tornati? " chiese il giovane. " Diciamo che siamo arrivati da poco tempo. Almeno per me, che in questa città arrivo per la prima volta, è così... Perciò come faccio a conoscerli? Qui non conosco nessuno. Te lo ripeto, saranno gli amici di Luciano... Ma Luciano non c'è più, è morto.
La madre si rivolse ai tre ragazzi.
- Parlategli voi" disse con tono da supplica." Fateglielo capire che Luciano non aveva fratelli. Aiutatelo, ed aiutate me a farlo uscire da questo stato." E subito si allontanò, visibilmente abbattuta, lasciando il figlio in loro compagnia.
"Che gli sarà accaduto, Povero Luciano?", si chiese Giulia. "Quasi non lo riconosco più".
- Come fai a non ricordarti di noi? " chiese poi a Luciano." Guardami, io sono Giulia. E questi sono i nostri amici, Marco e Sergio. Pensa, noi ci siamo voluti bene un tempo...
- Ancora non mi conoscete e vi comportate già come si comporta mia madre" osservò il giovane sorridendo." Rifiutate di accettare l'evidenza... anche se, in qualche modo, riesco a giustificarvi, perché, quando Luciano è morto, voi eravate qui, non a Milano come mia madre... E' bene fare chiarezza allora: io non sono Luciano, sono solo suo fratello. Luciano l'ho visto morire con i miei occhi. E, in quel momento, ho provato per lui pietà e compassione. Ma da allora è già passato del tempo. A che serve, perciò, continuare a rimescolare le sue ceneri? I morti, per quanto li si possa evocare, non tornano più a vivere... Spero che almeno voi, che siete stati suoi amici, riusciate a farvene una ragione... Quando ero ancora a Milano, Luciano mi parlava spesso di voi, soprattutto di te, Giulia. Sapevo, perciò, quanto gli foste amici. A te voleva molto bene. Me l'ha detto e ripetuto un'infinità di volte. Anche in punto di morte ha invocato il tuo nome. Io lo tenevo tra le mie braccia e sentivo le sue parole. Voglio perciò che tu lo sappia: l'ultima parola che Luciano ha pronunciato è stata il tuo nome.
- Perché dici questo? E perché ti rifiuti di ammettere che Luciano sei tu?" gli chiese Giulia." Che ti è accaduto? Che cosa può averti ridotto così?
- Ascoltami," disse Sergio, con l'intento di dare man forte a Giulia" cerca di ricordare, sforzati... Non puoi aver dimenticato che noi due siamo cresciuti insieme. Eravamo ancora molto piccoli quando giocavamo a casa mia o a casa tua, ricordi?
Il ragazzo sorrise.
- Come puoi dire questo a me, che non sono mai stato fanciullo?" ribatté." All'epoca di cui parli io non ero ancora nato. La vita che ho vissuto è ancora molto breve, perché sono nato di recente. Sono nato nello stesso giorno in cui Luciano è morto, dalla sua morte: lui moriva, ed io venivo al mondo... aspirando i suoi ultimi respiri. Quando il suo cuore ha cessato di battere e il suo petto di respirare, ho pensato io stesso a seppellirlo, con queste mie mani, lontano dagli sguardi altrui, convinto che, così facendo, avrei preservato dal dolore le persone che lo hanno amato.
- Ti prego, Luciano," lo supplicò Marco" non continuare a fuggire da te stesso...
- Vedo che neanche voi riuscite a capire" disse, a questo punto, il ragazzo." Allora cercate di ascoltare quanto ho da dirvi io, che conoscevo molto bene Luciano. Anzi, se volete saperlo, io nacqui per questo, perché lo conoscevo bene e sapevo che gli era molto difficile essere se stesso. In realtà, era ciò che gli altri, e l'ambiente nel quale era vissuto, lo avevano reso. Ogni sua parola e ogni sua azione erano figli di questo condizionamento, che, spesso, lo induceva a sentirsi in peccato. "Perché ti senti così?", gli chiedevo io. "Che senso ha?" Lui non rispondeva, mi guardava e restava in silenzio, come stordito... Ora, mentre parliamo di lui, è il vostro sguardo che mi richiama il suo... - Guardò Giulia negli occhi. - Tu lo sai che ti desiderava molto, vero, Giulia?" le chiese. - Ti amava e ti desiderava... Però, ogni volta che il suo desiderio era soddisfatto, la felicità raggiunta veniva sistematicamente sopraffatta dai pensieri, che lo facevano soffrire, fino a star male. Tu ora diventi rossa. Magari ricordi... Ma avrai afferrato qualche volta i suoi rimorsi? Quando si avvicinò il giorno della partenza, arrivò a sentirsene tormentato: credeva che avesse potuto farti del male, che potesse continuare a fartene ancora... Vedi, non riusciva a dominare la sua stessa vita, perché era ciò che gli altri lo avevano reso. Gli accadeva quel che in questo momento, probabilmente, sta accadendo anche a te... Che cos'è il rossore che ora ti pervade le guance se non un frutto dell'altrui condizionamento? Io so che voi vi desideravate, non è così? E allora vi comportaste di conseguenza, soddisfacendo i vostri desideri. Però spuntarono i rimorsi, che in lui, consumato il piacere, finivano per tradursi, talora, in una voglia irrazionale di sprofondare. Questo accadeva e lui, per quanto trovasse la cosa normale, non riusciva a spiegarsene il perché. Ma il perché era da riscontrare proprio nella sua incapacità di liberarsi dall'altrui condizionamento, nel suo essere quel che gli altri lo avevano reso... Allora volgeva sugli altri lo stesso sguardo imbambolato che avete voi in questo momento... Ma perché continuo a parlare, se voi non accettate le mie spiegazioni" continuò a dire" o addirittura mi considerate pazzo? Lo leggo nei vostri sguardi: mi credete pazzo, ma non vi sfiora minimamente il dubbio che i pazzi possiate essere voi. No, voi pensate che io sia diventato pazzo, ed io dubito che voi siate in grado di riconoscere un pazzo. Nonostante questo, per voi sono pazzo... Ma ditemi: ritenete sia pazzia esser privi di chimere? O sapere che la vita che noi viviamo è solo una conseguenza del divenire della natura, unica entità che può essere ritenuta eterna? O aver acquisito coscienza che il pensiero di ciascuno è racchiuso in un cervello ed è destinato, come tutte le cose esistenti in natura, a disgregarsi, un giorno, assieme ad esso? Vedete, tutte queste verità io le accetto di buon grado, rifuggendo da fittizie costruzioni chimeriche...
- Che può essergli accaduto?" sospirò Giulia, con lo sguardo rivolto verso i due amici.
- Credimi," disse Sergio" non ci capisco nulla. A sentirlo, trasmette davvero l'impressione che non sia Luciano, o almeno... il Luciano che noi abbiamo conosciuto.
- Se fossi superstizioso," aggiunse Marco" lo direi vittima di un incantesimo, o di una qualche diavoleria. Che gran pena! Ha subito un mutamento fin troppo radicale della personalità... Ed io, pur volendo, non riesco a capacitarmene.
- Si dice che talvolta i miracoli accadono - sospirò Giulia." Se è vero, Luciano ha proprio bisogno di un miracolo.
Ma Luciano ascoltava e aspettava che essi finissero di dir la loro. Quando tutti e tre tacquero, sorrise.
- Vorrei farvi riflettere, ma non ci riesco" disse poi." E' però strano che voi mi crediate pazzo e, nello stesso tempo, cerchiate di convincermi, e di convincere voi stessi, che io sono Luciano. Ovviamente non ci riuscite, e allora invocate il miracolo. Non è così, Giulia? Tu lo hai detto esplicitamente... Tutti voi volete, a tutti i costi, far risorgere il Luciano che avete conosciuto... Ma io vi ho detto e vi confermo che Luciano è morto e che, dalla sua morte, sono nato io, che non sono Luciano. Respingendo la mia spiegazione, non riuscite a far altro che considerarmi pazzo, anche se è fin troppo evidente che in me vedete, o quantomeno intuite, un'altra persona. A tutti i costi, però, volete convincervi del contrario. E, come se questo non bastasse, vorreste convincere anche me... contro ogni evidenza. Stando così le cose, non credo di avere altro da aggiungere. Perciò, se questo vi fa piacere, chiamatemi pure Luciano... Per me, per quel che conta, è solo un nome.