I premio letterario "Una perla per l'oceano"

Velia

(Pireddu Daniela)


E’ l’ alba di un giorno di ottobre : nelle colline intorno, le foglie si sono già accorte che sta arrivando l’autunno e hanno indossato il loro vestito migliore. Come tante ballerine , danzano ascoltando la musica del vento e , leggere, si staccano dai rami, volteggiando. I loro colori sembrano riscaldare l’aria, che a quest’ora è cosi fresca e punge come un ago.
Come ogni giorno Velia si è svegliata presto, ci sono mille cose da fare, prima che gli altri si alzino e la vita abbia inizio . Ormai ha imparato ad anticipare il sole che sorge, le piace quest’ora del mattino, quando intorno tutto è silenzio, tutto è avvolto come da una luce opaca, densa come nebbia, che annuncia che il giorno sta per aprirsi nel cielo. E’ la sua ora, un momento tutto suo, che le piace vivere, rinnovandone la magia ogni mattina.
Senza che nessuno la senta, esce di casa Velia e cammina svelta nell’aria fredda delle strade deserte di Socana. Intorno a lei i campi , dove la terra culla i semi addormentati di farro , che con l’arrivo della bella stagione , riempiranno di allegria l’aria con la leggerezza delle loro spighe. Avvolta nel suo mantello,il tebenna, che le ricopre la testa e scivola fin sulle spalle, sembra ancora più magra di quello che è realmente. La sua figura esile e snella , scompare dentro al chitone , la lunga veste stretta alla vita da una semplice cintura; i suoi capelli, neri come la notte, racchiusi in tante trecce che scendono sulle sue spalle, nascosti sotto l’enorme mantello circolare; gli occhi scuri , come disegnati con il carbone, ma trasparenti e sinceri, come l’aria del mattino in cui sta camminando.
Si ferma solo quando giunge vicino all’ara.
Un rettangolo fatto di pietre , messe lì quasi a caso,ma che in realtà racchiude un significato e una magia speciale. Quel rettangolo si trova proprio sotto a qualcosa di maestoso e di indispensabile , che rappresenta il centro della vita di questo piccolo posto: il tempio.
Sembra di arrampicarsi verso il cielo, salendo quei 12 gradini che portano nel luogo dedicato a coloro che proteggono la vita di questo villaggio e la rendono felice , nella sua semplicità: il dio Tinia e sua moglie Minerva.
Come tutte le mattine , Velia sale quei gradini , entra nel tempio e si ferma per un po’. Parla con gli Dei come se davvero fossero davanti a lei, come se , ascoltandola, le potessero rispondere. Racconta loro le cose che succedono ogni giorno nella sua famiglia e nel suo villaggio, confida loro i suoi pensieri e chiede protezione per tutti quelli a cui vuole bene. Tutto questo senza pronunciare neanche una parola: Velia è sicura che i suoi pensieri arrivino dove devono, anche senza aprire la bocca, le basta aprire il cuore e sa che gli dei leggeranno.
Come segno del suo passaggio, lascia ogni giorno una foglia, ora che di fiori non se ne trovano; quando le stagioni lo consentono, invece, le piace lasciare un akvil, ogni giorno un dono, come segno di riconoscenza e di reverenza per la protezione che gli Dei le offrono.
Quando la luce del sole, che sta facendo il suo ingresso nel cielo,illumina, timidamente, quasi per non disturbare, l’occhio della statua di Minerva che si trova nella facciata del tempio, significa che è l’ora di tornare a casa, perché la giornata sta per iniziare.
Scende i gradini quasi correndo e ripercorre la strada fino ad arrivare a casa, chiude piano piano la porta per non far rumore, nessuno deve scoprire il suo segreto e prepara l’animo per cominciare un nuovo giorno.
Un nuovo giorno che porta con sé le cose di sempre insieme a delle immancabili novità, che lo rendono davvero imprevedibile . Gli stessi suoni, gli stessi rumori accompagnano l’inizio di questa mattina, per il piccolo villaggio, adagiato nel cuore di questa grande regione , l’Etruria, abitata da un popolo con radici lontane , che affondano nei lunghi viaggi che dal medio oriente li ha condotti in questa nuova terra, che ormai è diventata la loro casa: la terra degli Etruschi. Una terra fatta di tanti piccoli villaggi, composti di gente semplice, di rasena che lavorano, sognano, si impegnano , pregano .

In una piccola stanza, vicino alla casa di Velia, ogni mattina un rumore che sembra una musica dal ritmo cadenzato, avverte che Aker ha iniziato il suo lavoro.
Aker ha gli occhi scuri , come tutta la sua gente, porta i capelli un po’ lunghi come tutti gli artisti , perché lui artista lo è. E’ capace di realizzare preziosi e utili oggetti per la sua famiglia e per tutto il villaggio e il suo lavoro è molto apprezzato . Fin dalle prime ore di luce, ogni giorno, nella sua piccola stanza , non molto lontano dagli scalini del tempio, con pazienza egli si dedica a modellare, creare , inventare, forgiare oggetti di ogni forma e misura, usando un materiale che solo il suo popolo usa: un impasto nero che viene chiamato bucchero. Dalle sue mani, come per magia, escono oggetti forgiati e modellati con cura e sapienza: quello che prima era un semplice impasto di terra ferrosa, passando dalle sue mani si trasforma in qualcosa con una forma e un’utilità precisa. E’ come un mago, un giocoliere, Aker.
Ha imparato questa magia da suo padre e suo padre la aveva imparata da suo nonno: una tradizione senza fine che si perde nei rami dell’albero genealogico. Il rumore del suo lavoro, ritmato, cadenzato, si sente in tutto il villaggio. Lo sente anche Spurinna, seduto sullo scalino della sua semplice casa.
Come ogni mattina sta guardando il cielo, in cerca di un segno che gli faccia capire che cosa riserverà la giornata. Il suo sguardo si perde nel riflesso del sole che sorge, alla ricerca di quel volo che gli indichi la direzione che prenderà il futuro. E’ capace di ascoltare i discorsi degli Dei, che non parlano con le parole,ma usando segni , che solo in pochi sono in grado di capire e di decifrare e lui è uno di questi.
Un mestiere antico, un’ arte la sua, che suo padre gli ha insegnato e che a suo padre aveva insegnato suo nonno. Ha imparato a leggere il percorso dei fulmini nel cielo, a decifrare il fegato degli animali , per capire quale sarà la strada del destino, quale futuro è stato preparato per questo piccolo villaggio che non è molto lontano dal lago della preghiera.
Già, il lago . Bisogna quasi salire in cielo per arrivarci, camminare dentro ai bui sentieri di montagna , dove sotto le foglie dei faggi sembra di addentrarsi in un tunnel. Si perde quasi la speranza di arrivare, tanto è lunga la strada e poi, quando sembra che tutto lo sforzo sia stato inutile, ecco che ti appare , che ti si apre davanti: incantevole come tutte le cose difficili da raggiungere. Sembra avvolto di polvere magica, misterioso come uno scrigno ,custodisce i più intimi segreti , i desideri e le speranze. Dentro le sue acque conserva, per ognuno di loro una statuetta, un regalo, per aiutare gli Dei a ricordarsi di esaudire le richieste. Quanti segreti nascosti in quelle acque! Desideri di figli, di amore, di salute, di fortuna , desideri affidati al freddo silenzio di un lago di montagna, che ascolta e conserva.
Come sono importanti gli dei per questa comunità, per questo villaggio che sembra messo apposta al centro della confluenza di tre grandi importanti strade, come se chiunque le attraversasse , non potesse ignorarlo.
Quanti viandanti sulla via Major si sono fermati , almeno per un minuto, a pregare salendo i 12 gradini del tempio.Quanti viandanti , almeno una volta si sono fermati davanti all’ara per offrire un dono agli dei, per affidare a loro i propri desideri. Viandanti provenienti da tante parti dell’Etruria, sulla via major, o sulla via delle terme, o sulla via abdaversa, a piedi e i più fortunati a cavallo. Se solo le pietre degli scalini del tempio potessero parlare, racconterebbero storie di preghiere affidate agli dei, di desideri e di regali chiesti alla loro benevolenza. Sono testimoni , quei gradini del tempo che è passato, chissà se sanno che il destino li renderà come immortali , immuni dallo scorrere del tempo. Chissà se si immaginano coloro che attraversano le strade del piccolo villaggio che , molti anni dopo, saranno ritrovate dai loro discendenti le bellissime statuette che loro lasciano in dono agli dei, che in quel momento, con il loro dono , stanno lasciando una traccia del loro passaggio nel cammino della storia.