La ragazza bionda

(Meloni Valentina)


Piovono foglie e raggi di sole.
La fiorista all’angolo appende
piccole lanterne di alchechengi,
ha uno sguardo malinconico
e mani premurose mentre le sistema
sopra un cesto di zucche in miniatura.
C’è -nell’aria-
odore di pioggia lontana … quasi che
l’ottobre imminente,
recando pesanti valigie di cumulonembi,
si avvicini a piccoli passi svelti, miniature
d’autunno e sfumature oro-arancio
dei suoi preziosi frutti.
L’Adige è una piana d’acqua arresa,
calma, pare che dorma
sotto i ponti che passano veloci
dietro il finestrino dell’autobus strapieno.
Uno sguardo distratto…
e Castelvecchio è già lontano, immobile
e imponente, più vecchio -anche lui-
di un giorno. In piedi, la ragazza bionda
parla con le amiche, sorride
e mastica una gomma, poi, svelta,
estrae dalla tasca un telefonino…
chissà cosa scrive con dita fulminee
su tasti d’olio.. In meno di mezzo minuto
il telefono è sparito -di nuovo- nella felpa,
assieme al suo interlocutore,
nella tasca pure lui, o lei,
e dentro l’autobus con noi.
Gli sguardi di nessuno s’incrociano
lungo le traiettorie del lunedì sera,
la conchiglia del tempo ha chiuso
il suo tesoro più prezioso
dentro vite nascoste in attimi di trasparenza.
La ragazza bionda scende, portando seco
i suoi tesori… dentro la tasca
un granello di sabbia principia a farsi perla.