Non è con un torto che dobbiamo far valere il nostro diritto. Se no è un diritto storto.
Le streghe – Roald Dahl
Il maestro Alberto Manzi, in una delle sue rivoluzionarie lezioni di “Non è mai troppo tardi”, dimostrava come, con un semplice spostamento di virgole, il senso di una frase poteva cambiare radicalmente. Da una virgola si potrebbe passare a sostituire una parola, da una parola si può arrivare a riscrivere o cancellare capitoli interi di un libro, ed ecco che non è così remota l’ipotesi di stilare un Indice dei libri proibiti o di accendere roghi in cui bruciare i libri ritenuti immorali.
Un viaggio musicale sulle tracce del grande compositore che nella musica “ci metteva il cuore”
Cos’è la musica di Beethoven?
Da sempre il Gran Sasso è la meta delle mie escursioni estive insieme a mio padre. Durante il tragitto tra la nostra casa e Campo Imperatore, è pura magia ascoltare le Sinfonie di Beethoven suonate dalla Berliner Philharmoniker diretta da Karajan e percepire il tempo non come il ticchettio di un orologio, ma come flusso vitale reso in musica: il tragitto dura infatti circa un’Ottava di Beethoven.
Nell'agosto 2019 ho avuto il privilegio di conoscere e di suonare con Ezio Bosso come primo violino nell'Orchestra Filarmonica di Benevento. Un’esperienza che mi ha cambiato non solo dal punto di vista musicale e professionale, ma anche nello spirito e nella personalità
L’AQUILA - La scomparsa del Maestro Ezio Bosso è stata per me un colpo al cuore e all’anima. Uomo e musicista immenso, un autentico esempio per tutto il mondo che, con professionalità esemplare, ha sempre lottato e creato per la vita, l’arte e la bellezza. Il Maestro diceva sempre che nella musica ogni problema diventa opportunità, come ricordava nel suo straordinario discorso al Parlamento Europeo. Dal 2011, infatti, ha scelto di fare della sua malattia una straordinaria missione di vita attraverso la musica.
I fermenti risorgimentali a Paganica, paese dell’aquilano, nel Regno delle due Sicilie. Qui fu organizzata la prima “Società Segreta Carbonara” nel circondario e nel 1848 divenne una corposa realtà
.
“L’Italia è sempre la prediletta figliuola della Provvidenza; quando tutti la credevano morta o per lo meno immersa in profondo letargo, la voce di Dio la chiamò a nuova vita, la fece sorgere a grandi ed immortali destini. La sventurata dormiva ma si è risvegliata: era morta, come dicevano i suoi calunniatori, ma oggi è risuscitata.” - Giuseppe Massari
Introduzione: “AHI SERVA ITALIA”
In un momento storico soffocato dalla guerra, dalle ondate di Covid-19, dalla globalizzazione, dall’imbarbarimento mediatico, dalla liquidità sociale e dall’impero dei mercati globali, molti potrebbero giustamente chiedersi se il 17 marzo 2022, esattamente 161 anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia, può avere ancora senso celebrare l’Unità e lo spirito nazionale italiano. Nonostante le attuali mode dissacranti io credo ancora, e molto fortemente, in questo spirito, come credo ancora nel sacro dovere civico di omaggiare la Madre Italia e la sua Unità, ogni anno sempre più palesemente ignorata e disconosciuta.
La democrazia in rotta di collisione
Purtroppo non è più sufficiente denunciare semplicemente il degrado socio-culturale italiano in atto, ovvero attendere passivamente un qualche magnanimo Legislatore rousseauiano che possa riportare la democrazia in rotta di collisione sui suoi veri “binari” sostanziali ed emancipanti. La speranza è, sì, l’ultima a morire, ma rischia di morire davvero se alla retorica e alla poesia del “ius est ars boni et aequi” non vi sia concreta e razionale applicazione. Questo 161° anniversario dell’Unità d’Italia ci sta offrendo, forse, una delle ultime opportunità: quella di cogliere un insegnamento storico che per ciascuno di noi dovrebbe essere punto di partenza per la creazione di una rinnovata identità civica.
L’assolutismo si nutre di passività civica
Anche se gli accaduti storici portarono il Regno d’Italia ad essere dominato da un nuovo ceto liberal-borghese, che nei fatti creò uno Stato monoclasse ancora molto lontano dalla liberal-democrazia, è pur vero che lo Stato liberale fu base imprescindibile e prodromica della futura democrazia pluralista. Se in ogni cruciale epoca storica i potenziali attori di rivoluzioni (borghesi o proletarie che siano) avessero semplicemente sperato che “le cose potessero migliorare” senza davvero unirsi e combattere, per quale motivo i sovrani dell’ Ancien Régime avrebbero dovuto rinunciare in parte o in toto alle loro prerogative assolutistiche e all’assunto per cui lo Stato e il popolo sono loro esclusive proprietà? E se l’Unità d’Italia si fosse basata solamente su ideali romantici e non anche pratici, senza ombra di dubbio i Borboni avrebbero continuato a concedere finte Costituzioni volte a lenire gli animi, per poi abrogarle subito dopo e quindi proseguire indisturbati nella repressione dei sediziosi. È proprio a questo ultimo punto che si lega la storia della mia famiglia.