Maria Assunta Oddi

A Pescina la “Casa Museo Giulio Mazzarino”

Racconta in un percorso documentale la vita e le imprese di uno degli uomini più potenti nella Francia del Re Sole

Costeggiando il fiume Giovenco, una strada in salita, circondata dal bosco alle spalle della ridente cittadina di Pescina, conduce il visitatore nel luogo dove sorgeva la casa natale di Giulio Raimondo Mazzarino.
Mazzarino nacque a Pescina, cittadina dell’Abruzzo Ulteriore, il 14 luglio del 1602. Figlio di un funzionario dell’amministrazione dei Feudi di Filippo Colonna, passò la giovinezza a Roma. Educato dai gesuiti, si laureò nel 1622 in diritto civile e canonico. Entrato nell’esercito pontificio come capitano di fanteria, si distinse per le sue capacità diplomatiche nella guerra del Monferrato, regione contesa tra Francesi e Spagnoli.

Pagano e cristiano nell’opera di Cesare Borsa

Cesare Borsa, artista di grande e riconosciuto talento, è un figlio prediletto della Marsica di cui racconta, nella magia della trasfigurazione artistica, la storia secolare con infinita dolcezza. Pastori, carrettieri, contadini, venditori ambulanti, artigiani, spigolatrici, braccianti e donne del popolo si fanno metafora di un mondo reale che parla della metafisica di una “Terra Promessa” nella ricerca di una felicità terrena che si fa spirituale. Solo i “Grandi” riescono a rappresentare la quotidianità facendo trapelare la spiritualità nella luce emanata dai colori. Come diceva Braque “L’arte è fatta per turbare” con la capacità di rivisitare i luoghi fisici per farne paesi dell’animo.
Passare quindi da una descrizione artistica della natura e delle opere dell’uomo ad una descrizione interiore il passo non è lontano. Le sue splendide maternità affrontano, con un linguaggio pittorico chiaro e pregnante, le contraddizioni di una condizione esistenziale che coinvolge la sfera emotiva dell’osservatore. Se da una parte vede la tenerezza di un bimbo che ricorda il divino “Bambinello” dall’altra mostra la tragicità di un cucciolo d’uomo destinato ad una vita povera e travagliata.

Il Festival della canzone

Un suggestivo viaggio nella poesia

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La percezione sociologica del Festival della canzone tocca i cuori, quando al di là degli interessi contingenti delle aziende discografiche, delle mode e delle tendenze del momento, del narcisismo edonistico nel desiderio insopprimibile di apparire, racconta con note e parole le sfumature complesse delle emozioni umane. Liberata dalla superficialità lo spettacolo musicale ribalta i valori della cultura imperante emozionando e si fa impegno sociale che induce alla riflessione sui piccoli e grandi temi dell’esistenza.

Contro ogni forma di discriminazione razziale

Maria Assunta Oddi propone ai giovani la cura della memoria in nome della poesia

Sotto le stelle impassibili, sulla terra infinitamente deserta e misteriosa, dalla sua tenda, l’uomo libero tendeva le braccia al cielo infinito non disturbato dall’ombra di nessun Dio (Dino Campana).

Uomini pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia d’aver fratelli in suo timor, non erra (Giovanni Pascoli, I due fanciulli)

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