Lucia Lo Bianco

Mi mancava la puzza, la puzza di Palermo

In ricordo di Letizia Battaglia, la fotografa che ha segnato il ‘900 italiano. Per decenni ha raccontato Palermo, sua città natale

Aveva lasciato Milano, lei, la città che le avrebbe garantito una carriera sicura ed una stabilità economica per la propria famiglia. La città dove agli inizi degli anni ‘70 una donna non doveva sgomitare più di tanto per imporsi in un mondo maschile e dove la sua femminilità e professionalità le avrebbero permesso di farsi strada senza troppi rischi o compromessi. Aveva deciso di ritornare nella sua Palermo, senza dubbi o esitazioni. C’era qualcosa che le mancava, più di ogni altra. Non riusciva proprio a vivere senza la puzza, la puzza della sua città.

Daffodils di William Wordsworth

Danza di primavera

Molte le immagini sensoriali evocate dalla parola “primavera” dopo un lungo inverno. I primi raggi caldi del sole che baciano la pelle, i fiori sugli alberi che fiancheggiano le strade e il tepore pronto a riscaldarci dopo il gelo dei mesi precedenti. Non a caso l’arrivo della primavera era in passato associato ai pellegrinaggi organizzati per ringraziare ed ingraziarsi il divino che aveva aiutato e sostenuto il genere umano nella lotta contro la malattia e la morte.
Proprio la primavera nella sua multiforme bellezza ha ispirato i poeti nel tempo, arricchendo le letterature di una fantasmagoria di versi danzanti ed allegri, volti a celebrare la natura nella sua variegata essenza e come espressione della benevolenza divina. The Daffodils, del poeta romantico inglese William Wordsworth, è uno di questi testi.
L’esperienza della vista floreale colpisce il lettore sin dal principio e lo coinvolge in un percorso di percezioni, visive, tattili ed olfattive che penetrano fino in fondo all’anima lasciando una sensazione di tranquillità spirituale che rimane nel tempo.

Non sarà maggio per sempre

Henry Wadsworth Longfellow, tra i più noti poeti della Nuova Inghilterra dell'Ottocento

Maggio è in arrivo, un mese che si pone al centro della primavera e si carica ogni anno di una complessa rete semiologica per i suoi riferimenti ai riti pagani di passaggio delle società primitive e, nel mondo cristiano, per la figura della Beata Vergine cui il mese è dedicato. Maggio dei riti mariani e delle tenui tonalità nel cielo, quasi a vestire le speranze di ognuno di noi di dolci sfumature pastello in un momento triste per le tragiche notizie che continuano ad arrivare dal fronte russo-ucraino, dall’Afghanistan e dall’Iran senza dimenticare la distruzione che il terremoto ha portato in paesi come la Siria e la Turchia.

Entro la mattina erediteremo la terra

Una riflessione al femminile su “Mushrooms” (Funghi) di Sylvia Plath

Poche poetesse sono riuscite nel panorama letterario mondiale a rendere in versi il disagio femminile in un mondo che ancora oggi ne limita la libera espressione al punto da togliere l’aria. Sylvia Plath, nata in una famiglia borghese nel Massachusetts nel 1932, è una delle poetesse più studiate degli ultimi cento anni per la complessa e intricata rete di nessi e relazioni ancestrali che emergono dal sottobosco represso della sua anima. La sensibile Sylvia, figlia e studentessa modello, vincitrice di premi e borse di studio e autrice di innumerevoli poesie che ci offrono un quadro di donna molto dotata, fu però anche costretta a fare i conti con i lati oscuri del proprio io.

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