Pensieri e riflessioni

Carlo Bo e le sue recensioni su Gabriele D’Annunzio e Ignazio Silone

Riflessioni della scrittrice Maria Assunta Oddi

Carlo Bo nasce a Sestri levante nel 1911, è considerato il più grande critico letterario del novecento per la capacità di evidenziare al di là dei propri condizionamenti ideologici e culturali, l’anima universale della scrittura. In uno sforzo di comprensione storica Carlo Bo, infatti, parlando degli autori abruzzesi, non giudica secondo propri principi di estetica, ma ponendo le opere nel proprio contesto temporale-spaziale, ne evidenzia il rapporto con i destinatari.
Del resto la letteratura serve alla vita pratica e non solo alla comprensione dei fatti. Nella ricerca erudita come esperienza di lavoro metodologico Carlo Bo ha compreso che ogni autore continua a trasformare la società se comunica con le nuove generazioni.

Questioni di etica del giornalismo

Il giornalismo del Ventunesimo secolo è un giornalismo in transizione, diretto verso un paradigma ancora non chiaramente definito. I sempre più nuovi supporti tecnologici, infatti, spingono verso una necessaria ristrutturazione dei processi di produzione e di circolazione dell’informazione, così come introducono trasformazioni sociali che richiedono una riflessione rispetto ai bisogni dei cittadini. Oltre al formato – estensione, linguaggio, supporto –, che risulta più adeguato ai consumatori iperconnessi, il giornalismo si interroga su quale funzione sociale esso dovrebbe avere nella società contemporanea.

Omaggio al “Napoli” da un tifoso interista

Care Amiche e Amici, stanotte non riuscivo a dormire se non rendevo omaggio con un mio rapido schizzo alla vittoria del Napoli. Un evento sociale e culturale importante. Per tanti aspetti. E lo faccio da tifoso interista da tanti tantissimi anni. Conosco benissimo Napoli. Mia moglie era napoletana. Ricordo la Napoli che non c’è più. Come la Napoli di Totò, quella di Porta Capuana, Foria. La Napoli degli anni ‘60, creativa, quella che Pasolini definiva come una etnia a sé che non vagava ma che era stanziale in una città sul mare come Napoli. Una umanità con una sensibilità culturale della vita, diversa e unica. Una diversità di ricchezza, diceva, che sarebbe rimasta finché “rimarranno in vita i napoletani.” E su questo dissento dal “Paolo” dalla genialità multiforme.
Credo che la napoletanità rimarrà se si eviterà quel genocidio culturale del globalismo consumistico. E se la classe politica attuale saprà proteggere le radici di una semantica antropologica che contiene in sé quell’alchimia che genera magie immaginifiche di cui i vari linguaggi espressivi ne portano i segni.

Mi mancava la puzza, la puzza di Palermo

In ricordo di Letizia Battaglia, la fotografa che ha segnato il ‘900 italiano. Per decenni ha raccontato Palermo, sua città natale

Aveva lasciato Milano, lei, la città che le avrebbe garantito una carriera sicura ed una stabilità economica per la propria famiglia. La città dove agli inizi degli anni ‘70 una donna non doveva sgomitare più di tanto per imporsi in un mondo maschile e dove la sua femminilità e professionalità le avrebbero permesso di farsi strada senza troppi rischi o compromessi. Aveva deciso di ritornare nella sua Palermo, senza dubbi o esitazioni. C’era qualcosa che le mancava, più di ogni altra. Non riusciva proprio a vivere senza la puzza, la puzza della sua città.

Programmi in tv oggi
guarda tutti i programmi tv suprogrammi-tv.eu
Ascolta la radio
Rassegna stampa