Pensieri e riflessioni

Privè d’Arte e vissuto con Nestore Del Boccio

Care Amiche e Amici, ho rispolverato una tela a olio del 1980 che dedicai all’Anno del Bambino indetto dall’UNICEF, in ricorrenza dei venti anni dalla adozione dei “Diritti del bambino” indetta dall’ONU nel 1959. Realizzai due Bambini immersi in una dimensione buia, imprigionati in un tipo di alone artificiale e di vuoto assoluto; un condizionamento in cui si intravede uno spiraglio di luce uscente da una serratura che lambisce le due figure come possibile speranza futura. Le discussioni di questi giorni, in cui si parla molto della condizione attuale dei minori, in un momento in cui gli eventuali riflessi del virus potrebbero generare nella loro psiche conseguenze negative, mi ha riportato alla memoria questo mio impegno in un periodo che potrei definire “blu.”

La fine del romanticismo e Francesco De Sanctis

Il filantropismo era stato il movente o uno dei movimenti del socialismo di Robert Owen che chiamò la sua «comunità-colonia», New Armony, così come il socialismo francese partì dall’impostazione della rivoluzione industriale con i suoi problemi.
Ecco quindi il perché dell’appoggio di ricchi industriali e finanzieri ai «clubs» fondati da Saint-Simon proprio in quanto si consideravano i proprietari d’industria e gli operai come «coaudiatori» contrapposti all’alto-clero e alla classe nobiliare e dei grandi possessori di terra. Non da meno sono utopisti un Fourier o un Proudhon.

Il significato di sacro e profano

II parte

La letteratura orfica – molto tarda che riprende da quella originaria – comprende leggende sacre, in cui si espone il si-stema mistico – teologico dell’Orfismo: misteri o riti, i Vaticinii, Inni, Canti in onore di Dioniso, e un poema sulle virtù occulte delle pietre o Litici.
Argonautici e Inni sono ormai e definitivamente, come del resto i succitati Litici, da datare in età ellenistica come in genere tutto citato sopra. Comunque il culto di Orfeo è antichissimo e risalente, secondo Onomacrito, almeno al VI secolo a.C. Solamente la Poesia Orfica è davvero la testimonianza più attendibile e frutto dell’Orfismo più autentico così come la creazione di Phanes (anche Fanes o Fanete), la divinità dai due sessi.

L'invidia, un moto dell'anima

...tanto velenoso quanto inconfessabile

L'invidia è un vizio che ha la sua radice nella superbia e che ne genera altri a catena, come l’odio, la rabbia e il rancore. Ma cos’è precisamente l’invidia? Il termine, dal punto di vista etimologico, indica una negatività: dal latino “invidere”, che significa proprio gettare il malocchio, guardare qualcuno con ostilità.
Se per il Dizionario della lingua italiana si tratta di un “sentimento di cruccio astioso per la felicità, la fortuna, il benessere altrui”, per il cristianesimo è, però, qualcosa di più, è un “correre dietro al vento”, è un vivere la vita con una forte mancanza di pace e con una distruttiva amarezza interiore che può provocare persino delle malattie, tant’è che il libro del Qoelet (4,4) afferma: “Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano invidia dell’uno contro l’altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento”.

Il significato di sacro e profano

I parte

Émile Benveniste, il noto linguista autore di Le vocabulaire des institutions indo-européennes (Paris 1969, ora in trad.it. per Torino, Einaudi, 1976 e 2001 in due tomi), parlando di religione, entra nella dimensione del sacro. Tale parola, che in greco antico è (h)ieros, la troviamo in latino con sacer. Il significato vero ed originario, anche dal punto di vista antropico, non è inteso come semplice venerazione bensì è ambivalente. È ciò che ci spaventa, ci atterrisce e nel frattempo è ciò che veneriamo proprio per timore che tale maledizione ci colpisca.

La Terra piatta è un sintomo

Ma quello che preoccupa è la malattia

Spesso rimango sconcertato da quello che quest’epoca mette in scena. Tra le mille tragedie scellerate che si consumano nel sangue, vedo spuntare i segni premonitori della demenza senile.
Cito l’anacronistico riproporsi della sbalorditiva e quasi esilarante teoria “terrapiattista” come parte di un movimento di protesta irrazionale chiamato “negazionismo”: l’arte di negare l’evidenza (quello che io considero il peccato che non verrà perdonato).

L'epoca aurea del romanzo

Etimo, storia e considerazioni

È proprio col Romanticismo che si sviluppa a pieno titolo e consapevolezza un nuovo genere letterario: il romanzo.
Ricordiamo che proprio il termine «romanticismo» deriva dall’inglese «romantic» che significa romanzesco e nasce proprio nel 1600-1700 in antitesi allo sviluppo così portentoso della scienza e delle considerazioni grandiose di un Descartes, Galilei, Spinoza, etc., per citare che alcuni nomi.


Il bisogno dall’animo umano d’evadere dal dominio razionalista o la predisposizione di tale stato d’animo era detta romantical o romantic. Ma è proprio Federico Schlegel nel secolo decimonono a contrapporre tale genere letterario (il romanzo) a ciò che fu l’epica per gli antichi.
Per lo Schlegel il romanzo assume in sé «tutto», ogni forma letteraria, anzi è il «genere sommo mai raggiunto nella letteratura che contiene tutto».

Leopardi a 183 anni dalla morte

La testimonianza affettiva del poeta in due lettere al padre

Ricorre quest’anno il 183° anniversario della morte di Leopardi, avvenuta nel 1837. Voglio ricordarlo, riportando una testimonianza affettiva del poeta in due lettere al padre: la prima del 1827, la seconda del 1828.
La critica leopardiana non è stata esente da tendenze riduttivistiche che hanno, a volte, eliminato completamente dall’orizzonte del poeta recanatese la dimensione della fede religiosa.
Studi, ricerche, approfondimenti, hanno sempre guardato con sospetto l’idea di una “presenza divina” nella poetica del Leopardi, sulla base di assiomi che hanno trovato la loro legittimazione nell’itinerario lirico del sentimento leopardiano, spesso interpretato in termini di negazioni riflesse anticristiane ed antiteistiche.

Il viaggio (etimo e riflessioni)

Il viaggio più emozionante e mai finito è un viaggio nel nostro mondo interiore, un mondo, in molti casi, destinato a rimanere inesplorato

Dal latino viaticum, passando per l’antico francese, arriva a noi. Invero è ciò che serve a nutrirci durante la strada, “via”, una provvista insomma. Tanta letteratura abbonda sul viaggio ed è nota l’espressione “ultimo viaggio” come il fine vita o l’Evento per antonomasia in una nota filosofia degli inizi del ‘900. Dobbiamo menzionare Erodoto che nei suoi viaggi ci racconta curiosità ed altro, di valore antropico, dei popoli visitati e, in età moderna, Volney (un idéologue) che concepì il viaggio come “esplorazione scientifica.”

Alias "terremoto"

L’efficacia del soprannome nella civiltà contadina, era tale che si trasmetteva di persona in persona e diventava l’unico identificativo dell’individuo che veniva sostituito al proprio cognome anagrafico

Su un quotidiano locale è stato recentemente ricordato che ancora nel 1956 un articolo – riportato su Il Tempo illustrato – deplorava che nel mio paese sui manifesti di morte affissi ai muri, per rendere identificabile il defunto, si aggiungesse il suo nomignolo, appellativo talvolta sudicio quanto indecente.

Superamento dell’attività sindacale

Destra e sinistra, due schieramenti in contrapposizione che annusano gli umori della gente, creano capri espiatori e a colpi di slogan populistici si aggiudicano il consenso

Nuove forme di economia e una nuova cultura, favorevoli a ristrette congreghe, sono derivate dall’avvento del liberismo e dalla globalizzazione.
Il mondo è cambiato. Tanti muri di incomunicabilità tra i popoli sono crollati e la globalità prende sempre più corpo nel mondo. I contrasti tra gli Stati vengono risolti diversamente da prima: le guerre si sono ristrette nella loro estensione e vengono in parte sostituite da sollevazioni locali, da guerre civili ed attentati terroristici.

Questa non è la fine del mondo

È solo un’altra tappa del declino e se ci sembra l’ultima stazione, è solo perchè ci riguarda da vicino

Gente che deve stare a casa e se ne va in giro come se nulla fosse. Gente che sta a casa, ma non sa come impiegare il tempo ed invece di dire il rosario alla Madonna di Anguera, riesce solo a recitare un rosario di frasi sciocche, di giudizi cattedratici. Gente che dice anche cose equilibrate, dimostrando di non aver smarrito razioni di raziocinio presso l’ufficio delle cose perdute. Virologi in televisione che “litigano” con i numeri, le previsioni, i picchi, le curve, l’aggressività del virus, per alcuni da leone e per altri da gattino, la paternità di una scoperta, il merito di una sperimentazione. Esperti in disaccordo quasi su tutto, tranne che “dobbiamo lavarci le mani”. Cent’anni di scienza per un mantra che nel 1984 mi ripeteva la mia bisnonna “devi lavarti le mani”.

Un mondo nuovo... all'alba del terzo millennio

Quando questa emergenza sanitaria sarà terminata, molte cose cambieranno e tenendoci tutti per mano, saremo pronti a ricostruire in primis noi stessi, consci di un nuovo sentimento che ci unirà

Amo il silenzio delle 4:00 quando dorme la città e un ronzio mi assale nella mente come musica, melodia che invita il cuore a scrivere di noi, di questo tempo che sta cambiando, cedendo il passo, nostro malgrado, ad una “nuova Era”. Le strade ormai deserte già da tempo e noi liberi di ammirarle per com’erano, prima che l’orda umana le calpestasse e le invadesse in tutto il suo cicaleccio continuo. La strada sorride al marciapiede, il lampione dichiara amore eterno alla sua panchina, finalmente sola, abbandonata alla sua dolce e fioca luce.

Il mondo sta cambiando, nulla apparterrà “al prima” e questo nuovo tempo ci spinge a guardare tutto con occhi diversi, interrogandoci sul vero senso della nostra vita.

Cara Italia... sei più forte della morte

Ascolta la voce dei tuoi figli! Tre domande al grande Leonardo

Dalla mia serie: Il messaggio di EGITTO-ETERNORAMA (La visione dell’eternità) a tutto il mondo per affrontare la sfida d’oggi.
Con il mio design, compresi i rilievi delle pareti dell’antico Egitto con un dettaglio della statua di Leonardo da Luigi Pampaloni (1791–1847), fuori dagl’Uffizi, Firenze.


Bill Gates come Nostradamus

Bill Gates, nel 2015, aveva lanciato l’allarme: Un virus sconosciuto potrebbe uccidere più di una guerra. E noi non siamo pronti


La profezia di Bill Gates, che cinque anni fa aveva previsto la pandemia, in un video del 2015, tornato molto popolare in questi giorni: Non missili ma microbi. Iniziava così un discorso tenuto in un Ted Talk.


A marzo del 2015 Bill Gates, fondatore di Microsoft Corporation, in un intervento al Technology Entertainment Design (conferenza statunitense gestita dall’organizzazione privata non-profit The Sapling Foundation, che dà voce in tutto il mondo a persone che abbiano “idee che meritano di essere diffuse”), dichiarava:
– Quando ero un ragazzo, il disastro di cui ci preoccupavamo era la guerra nucleare. Oggi la più grande catastrofe possibile non è più quella. Se qualcosa ucciderà dieci milioni di persone nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi.
– Abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia – sosteneva Gates – Non siamo pronti… La mancanza di preparazione potrebbe permettere alla prossima epidemia di essere terribilmente più devastante di Ebola.

Le parole del fondatore di Microsoft seguivano la preoccupante diffusione di Ebola avvenuta appena un anno prima, nel 2014, sottolineando soprattutto l’insufficienza di organico sanitario per gestire l’epidemia che fu efficacemente confinata per la maggior parte in tre nazioni dell’Africa occidentale: Guinea, Liberia e Sierra Leone, mentre i pazienti iniziali di diversi paesi occidentali furono subito individuati e isolati. Quel successo però, fu determinato dalla natura di Ebola, un virus che, contrariamente al Covid-19, non si trasmette per via aerea ma tramite contatti diretti attraverso pelle con ferite, o mucose, con sangue o fluidi corporei di persone infette.

Torneremo a guardare il mare

Essere a casa, sempre, uno stato mentale, diverso dagli spazi abitativi, dai recinti strutturali, dalle pareti addomesticate da regole comportamentali, interne/esterne, ordinarie/disordinarie, appartenenti a un arredo che esula da necessità effettive.
Sì, sono a casa.
Così come l’oggetto, posizionato tra me e la finestra a riempire un vuoto che non avrei considerato se oggi non mi fossi accorta che tra me e la finestra esistono ostacoli, opportunatamente delimitanti, per non cedere alla tentazione di prendere troppe boccate d’aria.
Solo ieri l’aria era un bene scontato e ne facevo scorpacciate ignara, tranne poi infilare due dita in gola e spargerla in una sola parola. Bulimica per eccesso, ogni volta che volevo sentirmi ad alta quota.
E bastavano due dita come sempre per liberarmi dell’eccesso. L’aria continua ad avere il suo aspetto seducente, ammaliante, un richiamo erotico il profumo dell’erba – umida quanto basta – a cui è difficile sottrarsi; mi guarda, mi tenta. Cedo.

Ferroviere
mio malgrado

Autobiografia di un ferroviere del sud

Sono nato ad Ostuni, splendida cittadina in provincia di Brindisi, più di sessanta anni fa. Qui da sempre ho vissuto e vivo con la mia famiglia. All’età di nove anni, così come si usava allora, durante le vacanze scolastiche, per levarmi dalla strada, mia madre, che aveva origini contadine, pensò bene di mandarmi a bottega per imparare il mestiere di sarto.
Un mestiere più leggero pensava, avendo provato sulla propria pelle la fatica del lavoro nelle campagne. L’esperienza fu così positiva che mi invogliò a continuare, tanto che negli anni seguenti, nel tempo libero che mi lasciava la scuola, continuai a frequentare la sartoria. Conseguita la licenza media, mi dedicai a tempo pieno ad imparare un mestiere difficile, ma che immaginavo potesse avere un futuro.

Il vagone del virus di Franco Arminio

Decalogo contro la paura

Forse per prima cosa dobbiamo riconoscere le nostre ansie, ansie che ci portiamo dietro da tempo, una motrice con molti vagoni a cui in questi giorni si è aggiunto il vagone del virus.
Io stanotte ho avuto un piccolo dolore al braccio sinistro e pensavo fosse un infarto. E poi più tardi, girando la testa nel cuscino, ho avuto un lievissimo senso di capogiro e ho subito pensato alle vertigini che mi hanno tormentato a settembre.


Dico queste cose per dire che le malattie prima di essere un attacco di agenti esterni, sono un dialogo che facciamo con noi stessi, sono anche un'occasione per entrare in un'altra forma della nostra vita. La salute è l'unica cosa che conta veramente, ma la salute si ottiene conquistando salute, non combattendo contro la malattia: spesso si tratta di combattimenti che peggiorano la situazione.

Ciao Carmine. Il teatro: ultimo atto

L’omaggio da tutti coloro che ti hanno conosciuto.

Una presenza silenziosa e discreta all’apparenza ma che all’occorrenza diveniva carismatica per la passionalità che trasfondeva in ogni suo progetto.
Carmine D’Agostino, era un artista, autodidatta, dapprima con la passione per la scultura, i colori, la materia che prende forma e diventa altro da sé, poi esplode la grande passione per il teatro che non lo abbandonerà più, fino agli ultimi giorni della sua vita.
Il regista teatrale il 24 dicembre 2019, tra l’annunciazione di una nascita imminente e quella di una dipartita a sorpresa, ci ha lasciati. Noi abbiamo perso un caro amico e l’opportunità di continuare a sorridere riflettendo.

Lettera aperta ai giovani della mia città

Le nostre radici affondano nella nostra terra, nella nostra storia, nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni… cercate di difenderle sempre e di andarne fieri

Cari ragazzi,

nel riferirsi ad un libro qualcuno ha detto: È la porta di un mondo che si apre, un invito a restare, a fermarsi in compagnia di una storia, dei suoi personaggi. A volte, un’esplosione di passioni e sentimenti e di eventi drammatici o felici. È infine, una traccia che ci portiamo dentro e che può anche cambiarci la vita.

Sto facendo un film su Sharm El Sheikh. Esodo

Questo presente mi sazia, non penso a nulla, solo guardo e cammino...

Esco per l’ormai solita passeggiata nel deserto, un deserto contaminato dall’uomo e dalla guerra. Affiorano semi sepolti i residui industriali, bidoni, lamiere contorte, crivellate dalla ruggine e pericolosi spezzoni di filo spinato affioranti ovunque, o ammassati in grandi matasse aggrovigliate. Semi affondata al largo, nel mare, giganteggia lo sventrato relitto di una petroliera, ma la luce, lo spazio e il silenzio conferiscono dignità di relitto a ciò che è solo spazzatura.

Quell’incontro con Padre Pio

Ci sono eventi nella vita di ciascuno che rimangono per sempre come pietre miliari della propria esistenza

... e il ricordo di questi eventi è talmente vivido e presente che non può essere dimenticato. Con questi crismi e queste caratteristiche esclusive è connotata l’esperienza personale dell’incontro che Sara e Marco hanno avuta con il Santo nel lontano 1964, subito dopo il loro matrimonio, il cui excursus pre matrimoniale era stato molto lungo e tormentato. Si erano conosciuti dieci anni prima quando avevano appena quindici anni, il loro era stato un amore sbocciato per caso durante un’estate magnifica e nel corso di una stagione balneare di ampio respiro.
Sara doveva iniziare la frequenza al primo anno di Magistrale e Marco si apprestava a frequentare il I Liceo Classico, seppure ancora molto giovani avevano già nello spirito e nell’intelletto il germoglio avanzato di una maturità adulta. I loro sentimenti e la loro conoscenza iniziati quasi per gioco e per una curiosità personale, erano cresciuti di pari passo in un crescendo veloce e deciso. Si erano giurati eterno amore ma, non sapevano quello che li attendeva nel prosieguo della loro esistenza, per i contrasti e le difficoltà di vario genere che li avrebbero accompagnati.

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