Barone, il poeta-cantastorie che ama rivelare senza ristrettezze di pensiero il suo intimo diario: fatiche e gioie, irrequietezze e luminosità del suo vagabondare terreno
Recentemente è stato presentato l’ultimo libro di poesie di Nino Barone, apprezzato e ben noto autore di liriche in lingua siciliana. L’evento, che si è svolto a Trapani nei locali della Sala Laurentina, è stata introdotto dal commento tecnico della dotta ed esaustiva prefazione del professore Pasquale Gianno.
Già da tempo critici letterari apprezzano il talento lirico del poeta trapanese, considerato uno degli esponenti di spicco della tradizione letteraria popolare siciliana.
Con questa nuova silloge, intitolata Amor ti tocco, a dimostrazione della sua poliedrica capacità poetica, Barone si è cimentato per la prima volta con poesie in lingua italiana, una raccolta che rappresenta un evidente sintomo della sua maturazione artistica e letteraria.
Terza raccolta di poesie per Nino Barone che si presenta ai suoi lettori con un nuovo look. Liriche dal verso libero dai profondi contenuti sentimentali e sociali, pregne di termini siciliani desueti, ai quali l'autore ricorre per non disperdere il ricchissimo patrimonio linguistico isolano
La lingua di un popolo rappresenta le sue tradizioni, la sua storia e quella del popolo siciliano non poteva che produrre nei secoli un lessico ricco e vario, un dialetto dal linguaggio schietto, originale e verace che trova riscontro nell’uso quotidiano e popolare della comunicazione.
Con Petri senza tempu la poesia di Barone si colloca, a giusto titolo, nel filone della tradizione letteraria popolare siciliana.
Tralasciando il commento tecnico alla dotta, appassionata ed esaustiva prefazione del prof. Scalabrino al libro di Nino Barone, cercherò di esprimere il mio pensiero da semplice lettori appassionato della lingua siciliana.
Una plaquette composta di undici liriche per ricordare Federico García Lorca, non solo un recitativo dell’assenza come da sottotitolo, ma anche dell’immortalità
Non è facile né agevole scrivere qualcosa di perfettamente aderente e giustamente commensurata alla qualità di quest’opera cercando di commentarla nella sua esatta dimensione. È chiaro, come ha scritto con competenza il professore Nazario Pardini nella sua dotta prefazione, che si tratta di una elegia, un componimento letterario improntato a motivi di confessione autobiografica, di delicata mestizia e di forti sentimenti, indipendentemente dalla forma, la quale tuttavia si determina tradizionalmente nel così detto distico elegiaco.
Tra mito e storia: uno dei borghi medioevali più belli e suggestivi d’Italia
A nord della Sicilia occidentale, in osmosi con Trapani, si erge “U Munti”. Così è chiamata dai trapanesi la montagna di Erice, citata sin dal tempo dei Normanni come Monte San Giuliano per il leggendario intervento del Santo quando gli arabi furono cacciati dalla città.
Ad Erice, come tornò a chiamarsi nel 1936, gli vennero riconosciute ed acclarate le sue origini sicane ed elime, come quelle di Segesta, Entella e Longuro (sul Monte Bonifato).