Quello strano diverso sentire

Raccolta di racconti di Rita Pelusi

Il racconto è un’arte. E chi sa raccontare possiede un dono prezioso: quello di trasmettere un vissuto, l’incarnazione di un’esperienza, afflati di vite e anime. A Rita Pelusi gli dei hanno concesso questo privi-legio e noi tutti siamo fortunati nel poterne usufruire.

Con Quello strano diverso sentire (Edizioni Noubs, 2008), Rita ci porta in tempi conosciuti e sconosciuti, tra personaggi reali e immaginari, in luoghi e non-luoghi. Come quando, in Giovanna e l’erba fatata, ci si immerge in un mondo contadino di cui forse colpevolmente stiamo dimenticando l’essenza: La vita era tranquilla, ma dura come le pietre che lastricavano le sue strade. Gli uomini si rompevano la schiena zappando la poca terra che circondava il paese, o pescando nel lago con qualsiasi tempo. Non li scoraggiava il sole cocente di luglio, né il freddo delle notti buie di dicembre, quando pescavano le anguille che avrebbero poi rallegrato le tavole natalizie.



Sembra quasi di ritornare all’incipit de La casa in collina di Pavese (Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Per esempio, non vedevo differenza tra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo: sempre un terreno accidentato e serpeggiante, coltivato e selvatico, sempre strade, cascine e burroni).

Il ricordo è qualcosa di fondamentale per Rita. Tale aspetto risulta di tutta evidenza soprattutto in Un carnevale rubato, in cui l’Autrice racconta: Percorsero i declivi di Campo Pericoli e mentre marciavano, per farsi coraggio, tentarono di cantare, ma la voce era frenata dalla fatica, dal freddo e dall’angoscia che cercava di abbattere il loro coraggio. Allora provarono a parlare, a darsi voce, ma piano piano ripiombarono in uno strano mutismo, come se non riuscissero più a comunicare, come se le loro voci fossero fatte di niente. Ma Paolo e Mario avevano ancora qualche arma con cui difendersi: i loro ricordi, ricordi di ragazzi. Le risate con gli amici. Pare di immergersi in una pagina della Di Pietrantonio, di quel Borgo Sud che sicuramente riecheggia tra le pagine della raccolta.

In Quello strano diverso sentire, in definitiva, il racconto è un mezzo, un tramite per tornare alla vita perché, alla fine di tutto, si torna sempre a Calvino, a quel Cavaliere inesistente da cui nessuno può completamente staccarsi: L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.

Posted

05 May 2023

Critica letteraria


Giuseppe Settanni



Foto dal web





Articoli dello stesso autore

Programmi in tv oggi
guarda tutti i programmi tv suprogrammi-tv.eu
Ascolta la radio
Rassegna stampa