Storia e cultura

Napoli, tra mito e leggenda

La storia di Napoli ha inizio, secondo la tradizione, intorno alla metà del VII sec. a. C., con la fondazione di Partenope da parte dei Cumani. Sorta sulla collina di Pizzofalcone e l’isolotto di Megaride, il suo nome le deriva dalla Sirena eponima Parthenope, che ricollega la sua fondazione al mito omerico di Ulisse

Stabilire se Napoli è più antica di Roma è un’impresa ardua. Studi recenti, tecnologie avanzate e nuovi ritrovamenti archeologici, non hanno ancora dato una risposta certa, nonostante quella manciata di anni, dal 753 al 475 a.C., pare divida il momento fondativo delle due città. Ci si affida alla leggenda: da una parte Romolo e Remo e dall’altra la sfortunata sirena Partenope che muore piangendo Ulisse e l’Uovo di Virgilio, tuttora nascosto nelle fondamenta di Castel dell’Ovo.


Il momento esatto della fondazione di Napoli è avvolto quindi da incertezze e miti. Dai recenti reperti archeologici, testimonianze storiche e dai poeti e scrittori dell’epoca greco-romana, si arriva alla conclusione che i fatti siano andati verosimilmente così.

Minuziano, precursore degli editori/stampatori italiani

Da San Severo alla dimensione più elevata della cultura

L'editoria tra XV e XVI secolo
Quando Gutemberg nel 1455 stampa e pubblica la Bibbia, prima opera della storia a non avvalersi della tecnica del manoscritto, Alessandro Minuziano è ancora un bimbo di appena cinque anni. La grande rivoluzione tecnologica che avrebbe dato un impulso decisivo alla diffusione dei libri ha appena mosso i primi passi e il piccolo Alessandro è testimone inconsapevole dell'avvio di un processo straordinario che di lì a qualche anno egli stesso avrebbe contribuito a incentivare con la sua passione, la sua scienza e la creatività di cui è dotato.

A piazza Venezia, 80 anni fa. L'italia entra in guerra

10 giugno 1940. È l’inizio della catastrofe. Mussolini porta l’Italia in guerra contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, con un discorso che cambiò la storia d’Italia


Il Duce dichiara guerra a Francia e Inghilterra, un popolo intero lo applaude ignaro del tragico futuro

A quell’epoca, prima dello scoppio della II Guerra Mondiale, i mezzi di comunicazione erano i giornali, la radio ed i manifesti murali. Gli italiani, allora come oggi, avevano il difetto di leggere poco. Al massimo “La domenica del Corriere”, con la prima pagina, una vera opera d’arte, disegnata da Achille Beltrame e i due giornali sportivi, la “Gazzetta dello Sport” e il “Corriere dello Sport”. I bambini, invece, ridevano alle “avventure del Signor Bonaventura”, pubblicate sul “Corriere dei Piccoli”. Per il resto, se andava bene, come oggi un settimanale di pettegolezzi e cronaca rosa alla “grande fratello”.
Più seguita era, invece, la radio, presente in pratica in tutte le case degli italiani. Ad essa si alternavano Natalino Otto e Alberto Rabagliati, il Trio Lescano ed Ernesto Bonino nonché, con insistenza, la propaganda a favore del regime fascista e del suo Duce.
Allora, come oggi, i manifesti murali invitavano gli italiani che se lo potevano permettere, a bere “Campari soda”, ad andare in “Balilla” o in “500”, a spendere alla “Rinascente”, a comprare, perché non si poteva scaricare da Internet “se potessi avere mille lire al mese”, e ad andare al cinema a vedere Amedeo Nazzari che, insieme a Clara Calamai, furoreggiava nelle sale di tutta Italia.
Era un’Italia appiattita come la superficie limacciosa di un lago senza vento, intorpidita da anni di fascismo che l’avevano mano a mano resa sempre meno vitale e reattiva. Più di oggi divisa in classi, non soffriva però più di tanto la distinzione tra ricchi e poveri, né si entusiasmava alle conquiste militari in Africa ed Albania o a quelle sportive nei Campionati del Mondo di calcio del ’34 e del ’38. Più che Schiavio e Silvio Piola, affascinava Wanda Osiris, stella della rivista e, alla radio, Rabagliati quando cantava “vado, vinco, torno e sposo”, una canzone certamente voluta da Mussolini per attenuare l’abulia in cui erano caduti gli italiani.
Era, in pratica, un’Italia che viveva alla giornata, con un dissenso riservato ad una minoranza, adagiata nel sogno fallace dell’autarchia, propagandato ed imposto dal Fascismo, incurante di ciò che stava già avvenendo nel resto d’Europa.
Il risveglio, pertanto, fu più crudo e tragico. E furono Hitler e Mussolini che non trovarono di meglio, prima l’uno e poi l’altro, per dar sfogo alla loro sete di potere, che trascinare il mondo nella tragedia di una guerra che loro assicuravano circoscritta e breve ma che invece divenne mondiale e durò, dallo scoppio alla fine, più di cinque lunghissimi anni.

Giuseppe Telfener, imprenditore geniale

Nato a Foggia, si affermò in tutto il mondo come precursore degli imprenditori globali

È stato definito uno dei più grandi imprenditori del mondo della seconda metà dell’Ottocento, certamente uno dei più intraprendenti e, per certi versi, anche geniali. Si tratta del foggiano Giuseppe Telfener, il cui cognome tradisce origini tirolesi in quanto appartenente a una famiglia di commercianti trasferitasi nel capoluogo daunio da almeno due generazioni.

Nato a Foggia nel 1836, abita con la famiglia nell’antico Palazzo Marzano Tafuri Telfener, tra via Arpi e piazza Mercato e, dopo aver studiato all’Università di Napoli, dispiega tutta la sua inventiva e l’eccellenza della sua preparazione tecnica in giro per l’Italia e per il mondo. La sua passione sono le ferrovie ed infatti lega nome e fama alla progettazione di nuove linee ferroviarie in Italia e nel resto del pianeta, con realizzazioni anche molto ardite e innovative entrate a pieno diritto nella storia del progresso dell’umanità.

La Basilica di San Nicola si lega al mito di Re Artù

C’è chi sostiene che in una cripta nascosta della Basilica sia custodito il Santo Graal, il calice dell’Ultima Cena, nel quale sarebbe stato raccolto, da Giuseppe D’Arimatea, il sangue di Gesù crocifisso

DALLA TERRA DI BARI
Tra storia e leggenda


San Nicola, vescovo di origine bizantina nacque intorno al 260 d.C. a Patara († 343 d.C.), importante città della Licia situata sulla costa meridionale dell’Anatolia. La storia del patrono della città di Bari, compatrono assieme a San Sabino, narra di trentacinque marinai, ventisette cavalieri e due monaci benedettini, che hanno intrapreso un viaggio verso l’Asia Minore, oggi Turchia, con tre caravelle per traslare le spoglie del Santo dalla città di Myra, l’odierna Kale, a Bari, e sottrarle ai musulmani che in quel periodo avevano conquistato la città durante la Prima Crociata. Correva l’anno del Signore 1087, 9 aprile.

Scomparso Joseph Tusiani, italo-americano di Puglia

Era tra i maggiori poeti neolatini contemporanei

Quando si parla di emigrazione italiana – verso qualunque parte del pianeta, ma soprattutto verso gli Stati Uniti – le vicende umane delle persone non sono mai disgiunte dai percorsi professionali. A testimoniarlo, le avventure esistenziali di milioni di individui che dalla fine dell’Ottocento e fino agli anni Cinquanta del Novecento, hanno attraversato l’oceano con alterna fortuna ma sempre legando alla storia individuale gli aspetti umani e quelli professionali e lavorativi. Spesso raggiungendo traguardi e affermazioni che hanno dato lustro alla persona e al Paese d’origine.

Evemero Nardella e i classici napoletani

Foggiano, musicò testi di Ernesto Murolo, E. A. Mario e Libero Bovio

«Fu un compositore limpido e cristallino, ed assai rigoroso, come gli avevano insegnato i suoi maestri De Nardis, Martucci e Serrao».« Con queste parole Raffaele Cossentino tratteggia la figura e la personalità di Evemero Nardella nella sua opera La canzone napoletana dalle origini ai giorni nostri. Storia e personaggi (Rogiosi Editore, 2013).

Evemero Nardella è un nome che dice poco, al di là della cerchia degli addetti ai lavori e degli appassionati della canzone napoletana.

Fiorello La Guardia sindaco di New York

Figlio di un emigrato di Foggia, qui si era formato come pilota. È stato il più grande sindaco di New York di sempre

Potremmo definirla storia di normale emigrazione, quella che stiamo per raccontare, se non fosse che da un'emigrazione apparentemente “normale” è scaturito un personaggio di eccezionale rilievo politico e sociale e di caratura internazionale. Non è, tuttavia, un caso raro, se si pensa alle personalità che si sono affermate nel continente americano, partite direttamente dalla Puglia o appartenenti alle generazioni successive.
Il personaggio di cui ci occupiamo in questo numero continua a godere, anche dopo la scomparsa, di un appeal del tutto particolare, in aggiunta alla fama che l'ha accompagnato in vita e che l'ha inserito di diritto nell'immaginario generale dell'intero pianeta. Il riferimento è a Fiorello la Guardia, noto come sindaco di New York – in molti ritengono che sia stato il più amato sindaco della metropoli statunitense di sempre – che nel cognome tradisce chiaramente origini italiane. Più esattamente pugliesi.

Francesco De Robertis, pioniere del Neorealismo

Regista cinematografico e ufficiale della Marina, originario di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia

È davvero sorprendente scoprire quanti personaggi la Puglia abbia espresso, a livello nazionale e internazionale, nei più svariati campi delle professioni e delle attività umane. Ed è altrettanto mortificante constatare che molti di essi siano rimasti nell’anonimato più assoluto o, quanto meno, in una zona d’ombra che gli ha negato la meritata ribalta e l’apprezzamento da parte del grande pubblico.
Tra questi è da annoverare certamente Francesco De Robertis (San Marco in Lamis, 16 ottobre 1902 – Roma, 3 febbraio 1959) che, pur avendo frequentato l’Accademia navale intraprendendo la carriera militare come ufficiale della Marina Italiana, ha tuttavia espresso tutto il suo talento in campo cinematografico, forte di una solida preparazione tecnica e potendo contare su un’innata predisposizione alla creatività e alla gestione dell’immagine.

Rotundi, il foggiano che ha progettato la Vespucci

Foggiano di nascita, è stato Tenente Generale del Genio Navale

La nave più bella del mondo. Una definizione che non ammette repliche, assoluta, vigorosa e definitiva come una sentenza inappellabile. È riferita all’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana, conosciuta e ammirata in tutto il pianeta proprio con questo appellativo. Ambasciatrice non soltanto della tradizione marinara del nostro Paese ma anche modello di stile, eleganza e design universalmente apprezzato.


Menichella, economista di fama mondiale

Dalla ricostruzione post bellica al boom economico

Il Paese squassato dagli esiti di un conflitto disastroso che ha prodotto centinaia di migliaia di vittime e lascia in eredità la prospettiva di un’immane ricostruzione materiale e contrapposizioni ideologiche laceranti. Un conflitto dal quale l’Italia emerge sconfitta, indebolita nella sua autostima, nella credibilità internazionale, relegata in uno stato di soggezione politica all’interno di tutti i consessi internazionali in cui si discuta o si ridiscuta dell’assetto geopolitico europeo post bellico. Tanto da far affermare al Presidente del Consiglio

dei ministri Alcide De Gasperi, in sede di Conferenza di pace di Parigi del 10 agosto 1946: "Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me"

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