Storia e Filosofia

Jean Paul Sartre tra “L’essere e il nulla” e “l’esistenzialismo è un umanismo”

Jean-Paul Sartre, l’umanista, il profeta della nuova letteratura francese, il filosofo dell’esistenzialismo,
autore di riflessioni che conservano intatta la loro attualità

Jean Paul Sartre (Parigi 1905 – 1980) è stato un filosofo, scrittore, drammaturgo francese; è conside-rato uno dei maggiori rappresentanti dell’esistenzia-lismo; ha insegnato filosofia in diversi licei fino al 1945. Nel 1929 conobbe all’École Normale Supérieure la filosofa Simone de Beauvoir, sua futura compagna.
Nel 1940 fu fatto prigioniero dai tedeschi in Lorena e chiuso in un campo di concentramento; fu liberato nel 1941, rifiutò di arruolarsi nell’esercito dei collabora-zionisti del governo di Vichy e partecipò attivamente alla Resistenza.

Appunti sparsi sulla condizione umana (teoretica)

Edipo è l’occidentale errante che, con i suoi piedi piagati, attraversa le “regioni” dell’uomo. Davanti alla Sfinge egli può non rispondere: salvarsi da un orrendo destino, spezzare il fato che così lo ha predestinato. Ma Edipo vuole andare oltre, consu-mare il disegno di un’oscura divinità, non contrad-dirla. Diventa Re, ha gloria, domina incontrastato dopo essersi macchiato del sangue paterno, seppur innocentemente, si ricongiunge alla madre (quale affinità con l’Attis di Catullo). Diventa, Edipo, auto-punendosi, cieco.
La follia di Edipo di seguire la trama della prede-stinazione: l’intelligenza che vuole scoprire il martirio dell’uomo come unica soluzione. Il desiderio del grembo materno, la nostalgia di un “paradiso per-duto”, la pace effimera, il dominio su Tebe e l’uscita, poi storica di tale città dalla Storia.

Della natura

Natura deriva da natus, participio passivo di nasci (nascere), che riprende da génê, (γένος, plurale γένη), vale a dire generare, quindi generato ed anche stirpe - dal greco φύσις, (natura), base in filosofia, è il principio che produce lo sviluppo di un essere (fuori da ogni forma divina); la Natura mantiene la spontaneità o Phỷsis dei Greci.
Il Greco non si domanda della natura; ci vive vicino, dorme e vive con essa. Lo stesso Parmenide (importante per il discorso sull’essere e il nulla) non mette in dubbio la φύσις in quanto generazione spontanea, ordine e via dicendo.

Esserci

Ripetiamo con Proust che “L’esser umano è una creatura senza età fissa” quindi capace sempre di rinnovarsi. Cercarsi prima per tra-sformarsi, rimanendo sempre se stessi. Tale è la condicio sine qua non io posso catartizzarmi dall’inutile, dall’inautentico, dalle “mode”, dalla convenienza che minano da sempre e, oggi in particolare, la nostra esistenza autentica. Cambiare nel senso di crescere interiormente pertanto vivere e tale non ha età.

L’alterità per Aristotele e Kant

Il termine alterità deriva dal latino alter che si traduce con diverso, non identico, è sinonimo di diversità. È Aristotele (Stagira, Grecia 384 a. C. – Eubea, Grecia 322 a.C.) che distingue l’alterità dalla differenza tra le cose dello stesso genere ed è Aristotele il filosofo che studia l’alterità; però dobbiamo dire che il concetto di alterità nasce con la nostra epoca.
L’altro, per la filosofia greca, è necessario per avere la piena coscienza di sé, è lo specchio perché il singolo abbia conoscenza di sé; per i greci l’essere umano ha conosciuto sé stesso quando è riuscito a specchiarsi nell’occhio dell’altro. A questo proposito Sartre, inve-ce, afferma che l’occhio dell’altro è ciò che mi stron-ca, mi oggettivizza, è l’inferno per me.

Gianni Vattimo: Il pensiero debole.

Da Jean Françoise Lyotard, Umberto Eco ai Maestri del sospetto
(Quarta e ultima parte)

Vattimo afferma che: “Noi abbiamo sempre bisogno di un meta-racconto, che è il racconto della fine del meta-racconto. I meta-racconti sono le grandi narrazioni di Lyotard, ma anche di questi abbiamo bisogno per dare ancora una qualche razionalità ai nostri discorsi. Tutta questa faccenda del postmoderno che si afferma come processo di dissoluzione delle strutture centrali forti, della razionalità delle grandi ideologie totalizzanti e che è quello che dice Lyotard, si è centralizzata in un’altra teoria diventata uno slogan nella cultura italiana negli ultimi anni e riassunta nell’espressione “pensiero debole”.

Candide

Voltaire porta alla perfezione l’arte del romanzo filosofico

Nel Vocaboulaire technique et critique de la Philosophie, a cura di A. Lalande, giustamente si può leggere: Il faut dire que Voltaire en voulant critiquer Leibniz, réalement dénonce la Thése de Pope: tout cela qui existe, c’est bien.
Secondo Pope, il male è una parvenza ma, per esser chiari, bisogna aggiungere che la vera origine di Candide è da ricercarsi sulla “querelle” scoppiata tra Voltaire e Rousseau. Nel 1755 le relazioni tra Voltaire e il Ginevrino sono cortesi e il pedagogista gli invia il noto Discours sur l’inegalité.

G. Vattimo: Moderno e post moderno; Nietzsche e Heidegger

(Terza parte)

Alla domanda dei ragazzi sul significato dei termini “Moderno e postmoderno”, cosa vuol dire crisi dei fondamenti e che cosa si intende per Verità, il filosofo Vattimo così introdusse l’argomento, chiarendo innanzitutto il concetto di “Modernità”: Caduto il colonialismo cade anche l’idea della Storia come unico senso fondato sulla Verità. Un tempo per Modernità si intendeva l’epoca del Razionalismo e dello Storicismo; le due cose poi si fusero nell’Illuminismo, secondo cui c’è un senso della Storia che è unitario e che ci conduce a comprendere sempre più chiaramente le Verità razionali: questa è stata anche la base dello Storicismo ottocentesco e dell’Eliocentrismo.

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