I quadri di Francesco Paolantoni in un “dadino” di creatività!

L’importanza dell’ascolto. Non esiste emozione senza ascolto, poiché nell’ascolto c’è il frumento della terra che cosparge di consapevolezza la nostra coscienza, provocandoci percezioni fortissime e biologiche emozioni date proprio da quel nutrimento offerto dal cibo della conoscenza. Così, lasciando zampillare in questa produzione le sensazioni assorbite dalla bellezza dell’ascolto, vi presento un famoso artista dalla affascinante espressione multisettoriale, lui è l’amato attore, comico e commediografo napoletano Francesco Paolantoni, classe ‘56 e, con la sua ben accolta poliedricità è anche un eccellente pittore.

I quadri che andremo a visionare sono degli originali mosaici realizzati con dei dadini di pane, di pelle e di argilla, a seguito dipinti con l’utilizzo dei colori acrilici su supporti di tela.
Coinvolgendolo con gioia e introducendomi con discrezione nella sua arte pittorica, come se facessi ingresso in una pregiata stanza delle contemplazioni, ho voluto chiedergli come mai gli piace esprimersi attraverso il mosaico e lui, con grande disponibilità, mi ha spiegato che da sempre ama fare dei dadini con la mollica di pane ed è stato questo l’inizio che lo ha spinto a realizzarci delle immagini.

Il quadro Atlante che regge un mondo che va frantumandosi è stato realizzato proprio con dei dadini di pane. Ebbene, palpiamone visivamente la scena che, per la matericità delle forme, ci sembrerà di toccarla con mano. Atlante, noto personaggio della mitologia greca, essendo spesso immerso nei suoi studi astrologici, fu il primo a raggiungere la consapevolezza che la terra fosse a forma di sfera e, per questo motivo, lo vediamo ritratto ogni dove con il mondo sulle sue spalle. Ma Paolantoni ne ha focalizzato una chiave diversa ‘un mondo che va frantumandosi’ lasciandoci ingoiare quel vuoto che precipita nell’autodistruzione. La sua opera ha dunque un profilo inquieto con quei mosaici che si sgretolano dal mondo ma, al contempo, ha un carattere motivante per una saggia autoanalisi della vita sulla terra. Incuriosita da questa sua ulteriore attività fuori dagli ambiti dello spettacolo, gli ho così domandato: La tua attività televisiva e teatrale può influire emotivamente sulle tue opere? E questa è stata la sua risposta: No, quello che rappresentano i miei quadri fa parte della mia fantasia quotidiana.

Ed è proprio dal suo quotidiano che facendo Il quadro della situazione, titolazione dell’opera realizzata con mosaico di pelle, che sgomitoliamo la cruda realtà dell’oggi, pandemica non soltanto dal Covid-19, ma anche dalle emozioni soppresse e racchiuse in un volto celato. Nel quadro infatti, la mascherina celeste anti-contagio prende la scena e ci racconta che lo scorrere del tempo si è fermato all’anno 2020, così come l’indefinito volto bianco che rappresenta ognuno di noi, con la sua storia da scrivere e da colorare, con le sue angosce date da questo ‘tempo fermo’ e, con la sua visioni e scelte che possono contrastare il sistema, perché purtroppo dobbiamo essere tutti omologati all’accordo per far parte dell’ambito sociale. Paolantoni con il suo immaginario ce lo figura e la sua creatività ci riporta spesso all’immagine di un uomo con una giacca rossa e una cravatta gialla, proposta in diversi suoi dipinti. Pertanto, fantasticandone ogni percezione sui colori, ne identifico la forza esplosiva dell’essere uomo data proprio da quella tinta rossa accesa che impregna con prepotenza la giacca e anche dalla radiosità ottimistica nonché generosa eleganza d’animo, incentrata altresì dalla cravatta gialla. Se ci riflettiamo, si tratta di un connubio decisamente contrastante nei toni ma, non nel calore che infondono, amalgamandosi di conseguenza in una visione perfetta, decisa e piacevolmente vivace.
Continuando con la mia personale ricerca espressiva sulla sua particolareggiata arte gli ho chiesto: Qual è il quadro che maggiormente ti identifica nella tua comicità e perché? E Francesco Paolantoni, con quella spiccata simpatia che lo contraddistingue, ha espresso in questo modo il suo orientamento: Forse la nave che sta per partire e che ho chiamato ‘Pó parte’. E a seguire, ho voluto chiedergli se i suoi elaborati fossero frutto della fantasia o se motivati dalla realtà, ma la sua risposta è stata che è proprio la sua fantasia ad elaborare la realtà.

In ultimo, ammiriamo un quadro geniale, realizzato con i dadini di argilla e intitolato Uomo al vento, essa è un’opera trascendentale, poiché racchiude lo spirito dell’uomo e lo denuda nel suo corpo per mostrarne l’anima pura, con le sue annesse ed intime fragilità.
Focalizziamoci sul volto che, scosso da una folata di vento per le tempeste interiori, si sgretola al fine di scomparire per abbandonarsi all’immensità del cielo. Il cappello che vola lontano, oltre l’infinito pensare e oltre l’immagine dello spirito che lo indossava, annuncia l’anima che resta. Siamo creature d’oro intrappolate in uno stagno, siamo esseri vaganti nelle nostre emozioni e siamo prigionieri dei sentimenti che però, talvolta, ci liberano da quel corpo che accoglie il nostro spirito, poiché siamo esseri infiniti e l’anima può far fatica a restare chiusa nella pelle perché ha bisogno di respiro per emozionarsi e per sentirsi viva.
L’immagine della giacca rossa e della cravatta gialla che, in questo specifico caso, è irrequieta dal vento, si ripresenta ai nostri occhi forse per permeare l’autenticità di un pensiero che si nutre delle emozioni contrastanti, sottolineandone l’aspetto determinante dei colori accesi e prorompenti, cospargendo bensì, quella desiderata vitalità alla quale non si vuole rinunciare.

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Lo straordinario artista Francesco Paolantoni attraverso le sue opere ci regala quindi delle contemplazioni importanti, che vanno ben oltre la visione estetica e, per conoscerlo meglio, gli ho domandato: Quando sei in fase di creazioni artistiche ti fa piacere essere osservato o preferisci stare da solo? E lui, colmando questa mia curiosità, mi ha detto: Mi piace farle da solo perché è un momento mio e solo mio.

Poi continuando, ho indirizzato il mio interesse sul voler sapere se oltre all’elaborazione mosaica ci fosse un elemento ricorrente che accomuna tutti i suoi quadri e lui mi ha esposto, con molta naturalezza, che l’unico elemento ricorrente è proprio il ‘dadino’ che può essere di pane, di pelle o di argilla, ma è pur sempre il simbolo principale di tutti i suoi lavori. Ebbene, con profonda ammirazione verso la sua lodevole arte, desidero racchiudere la sua ben bilanciata poliedricità in queste parole di Mahatma Gandhi: La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia e lui, con il suo prezioso sorriso e con la sua pluriprofessione artistica, spontaneamente ci insegna che l’arte del pensare, del dire e del fare può certamente contagiarci di felicità.

Posted

12 Feb 2022

Esplorando l'arte


Alessia Pignatelli



Foto di Francesco Paolantoni





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