Il Realismo Terminale

Uno sgabello poetico per narrare il mondo

Tu lascerai ogni cosa diletta
Più caramente; e questo e quello strale
Che l’arco de lo essilio pria saetta.
Tu proverai si come sa di sale
lo pane altrui, e come è dura calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.
Dante, La Divina Commedia- Paradiso, Canto XVII, vv.54-59





Questa grande pietra, che avrebbe dovuto essere il sigillo della vittoria del male e della morte, è stata messa sotto i piedi, diventa sgabello dell’angelo del Signore.
Papa Francesco, Regina Coeli, Lunedì dell’Angelo, 5 aprile 2021


Tra dicembre 2020 e maggio 2021 ho curato la prima trilogia realista terminale, (You Publy) per narrare, attraverso la nostra poetica, tre grandi temi bollenti: pandemia, emigrazione e lavoro. Temi che a loro volta vanno ad interfacciarsi con tutti gli aspetti nevralgici del nostro pianeta, ambiente, guerre, etica, tecnologia ecc… In Christmas Blues abbiamo narrato la grande pandemia del 2020 che ancora oggi ci attanaglia, in Carnevale dei piedi, Maschere e Mascherine la tragedia di Lipa e il dramma che si consuma sulla rotta balcanica (anche in questi mesi di fine 2021 assistiamo allo stesso scenario di muri, ingiustizie e filo spinato fra la Bielorussia e la Polonia, a conferma di una catastrofe umanitaria senza uguali). Nel terzo volume, Lo sgabello degli angeli, uscito non a caso il primo maggio, abbiamo affrontato il tema del lavoro, vissuto come realtà percepita, che si confronta con un contesto non più solido e inamovibile, ma plastico, mutevole, franoso e spesso schizofrenico. Nei tre volumi, un incontro poetico, fra realisti terminali e amici poeti, che hanno sperimentato per la prima volta i nostri attrezzi da lavoro, in primis la similitudine rovesciata (la natura sempre più simile agli oggetti), creata nel 2010 da Guido Oldani, quando presentò il Realismo Terminale, facendo riferimento ai profondi cambiamenti di cui il terzo millennio sarebbe stato portatore (pandemie abitative comprese) e dando il via ad un modello poetico-linguistico sul filo dell’ironia.

La trilogia è stata accompagnata dai versi della Divina Commedia, per onorare la celebrazione del 700° anniversario dalla morte di Dante Alighieri e per il costante riferimento del Realismo Terminale a Dante, imprescindibile per la conoscenza di noi stessi e della nostra storia; una storia contemporanea in cui l’uomo non è più al centro di tutto bensì ai margini. Come realisti terminali abbiamo affrontato in diverse occasioni il tema degli oggetti che ormai ci sovrastano in tutto il pianeta, diventando i protagonisti, azionisti maggioritari del pianeta, per dirla alla Giuseppe Langella, altra figura cardine del movimento. C’è inoltre una nuova partita da affrontare: se la visione del mondo e dell’uomo, nella Divina Commedia, si poneva in un’Europa tra l’evo antico e l’evo moderno, la nostra si pone in scala planetaria, fra l’umano ed il post umano. Le copertine sono state elementi di forza di tutta l’architettura del progetto, ed hanno la firma, la prima di Pino Canta e le altre due di Brunivo Buttarelli.

Gli scenari che hanno ispirato la trilogia sono il palcoscenico che calpestiamo. Questa Europa disumana, schizofrenica e feroce che sembra avere dimenticato di essere stata la culla e l’esempio delle più grandi lezioni di civiltà. Questa Europa che proprio nel momento in cui si è congiunta, sembra avere perso la matrice della sua identità, fatta di libertà, diritti, cultura ed accoglienza. Nella mitologia greca Europa, era la bellissima figlia del re fenicio Agenore. Un giorno Zeus vide Europa che giocava con un gruppo di amiche sulla spiaggia di Tiro (odierno Libano) se ne innamorò all’istante e per sedurla ricorse a uno stratagemma. Si trasformò in un bellissimo toro bianco e andò a stendersi docilmente ai piedi di Europa, conquistando la ragazza.
Europa accarezzò il toro e infine salì sulla sua groppa. Il toro si gettò allora nelle acque del mare con la fanciulla sul dorso e nuotò fino a raggiungere Creta.
Arrivati nell’isola i due celebrarono la loro unione da cui nacquero tre figli, uno dei quali era Minosse, il primo, mitico legislatore cretese, e che nell’Odissea, durante la visita di Ulisse all’Ade, viene presentato come giudice delle anime.

Il Mediterraneo fu lo scenario dell’impervia traversata da oriente a occidente, verso Creta. Non sappiamo esattamente quando il nome Europa passò da personaggio mitologico a riferimento geografico. Tante le spiegazioni ma tutte ci ricordano il legame profondo fra la civiltà greca e romana del nostro continente con quello asiatico. Un nodo indissolubile tra Oriente ed Occidente. Solo nella profonda conoscenza delle proprie radici, della natura migrante strettamente affondata nella nostra identità primaria, possiamo superare l’egoismo e la disumanità che ci lascia indifferenti verso chi bussa, con diritto alla nostra porta.

Abbattere i muri significa salvarci tutti. Il Realismo Terminale espleta la sua vocazione civile affrontando nella sua poetica tutti gli aspetti critici e conflittuali della nostra società, come nell’antologia online curata da Igor Costanzo, Hacker pentiti contro i realisti terminali edita dalla Mursia e il pesante fardello del ‘900 che pesa spaventosamente sulla coscienza collettiva, la bomba H, attraverso un’antologia sempre online curata da Beppe Mariano ed edita dalla Mursia: Nascondere Nagasaki. Infine sempre quest’anno coerente con la nostra vocazione civile, dopo i fatti dell’Afghanistan, la stesura del documento “Pace, sola igiene del mondo”, in cui il movimento poetico condanna tutte le guerre e le seppellisce nel pozzo nero del ‘900. La poesia civile è l’ultimo faro di un pianeta che sembra avere la vocazione all’autodistruzione e, (usando le parole di Guido Oldani), siamo convinti che non sia ormai affrontabile senza gli strumenti del Realismo Terminale. Immaginiamo di salire tutti su quel famoso sgabello di cui parla Papa Francesco, per guardare finalmente il mondo da un’altra prospettiva, lontani dagli egoismi e dall’indifferenza

Posted

15 Dec 2021

Realismo terminale


Taniuska - Tania di Malta



Foto di Tania Di Malta





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