Chi racconterà il mio domani

Una raccolta poetica in cui l’Autore esprime tutta la sua capacità di guardarsi intorno con stupore, cercando uno scandaglio dentro di sé per cogliervi quei fermenti che animano il suo “universo” e dare voce alle sue emozioni

Riordino la libreria e un volume occhieggia dai ripiani. Lo apro, mi soffermo sulla dedica “A Maria Teresa (…) nella lettura di questi umili versi” – 5 agosto 2019.
Il volume è la raccolta di poesie di Duilio Paiano Chi racconterà il mio domani… Edizioni del Rosone, F. Marasca.
Nulla avviene a caso, ogni cosa conosce il tempo del suo accadimento se oggi è bastata una dedica o meglio un aggettivo “umile”, quasi a capo chino, a inchiodarmi a una nuova lettura, più meditata e attenta.




Sarà perché ho avuto modo di approfondire la conoscenza di Duilio Paiano e apprezzare la sua indubbia e misurata levatura umana e intellettuale o perché mi è giunto appieno il senso del limite a cui fa riferimento, conscio del ristretto sapere in cui ci dimeniamo.
Mi ritrovo così in una dimensione poetica in cui il cultore della parola che è in lui diviene un fluido irrompere di conoscenze, spontaneo, trasparente tipico di chi non ha nulla da dimostrare, avendo già versato tributi in abbondanza in campo giornalistico e letterario.
Caratteristiche che sembrano cozzare fra loro – creatività, cronaca, informazione – eppure così frequenti in chi vive il pensiero manifesto come un modus operandi, una seconda pelle che non muta col passare delle stagioni ma piuttosto si forgia e si fortifica. Paiano è esattamente questo, difficile da costringere in un titolo specifico, circoscriverne la sapienza e per questo intriga e incuriosisce.

In Chi racconterà il mio domani… la sua ultima silloge, ho attraversato una intera esistenza nel fluire di sensazioni, emozioni, gioie, ansie, timori e non è retorica la mia, ma ho assorbito il sentire, l’“umile” dire dell’Autore – nell’ accettazione dei limiti dell’infinito scibile umano – in tutta la naturale limpidezza d’animo con cui è riuscito a porsi:
…/ Una parola di conforto/ nell’indifferenza/ del mondo/…

L’intento è già tutto racchiuso nel titolo e basterebbe a comprenderne la profondità dell’uomo che si interroga, medita e non nasconde il timore di aver vissuto invano.
Questo nuovo sperimentarsi, come ama definire lui stesso, non lascia indifferenti ma è di una vastità prorompente, in un quo vadis individuale, conscio dei limiti, vissuti non come ostacoli ma prove da affrontare orma dopo orma, un do ut des, con la pazienza certosina, misurata e raziocinante di chi vive l’esistenza con maturata saggezza:
…/ Il paradiso/ prima che altrove/ è dentro di me/…

Liriche che potremmo con convinzione definire un passaggio di testimone al pensiero maturo, pensato e pensante di chi annoda il presente al passato e a ciò che saremo, un occhio oltre la finestra e un altro al vissuto lasciato indietro – superato ma non dimenticato – accanto a un castello di sabbia non ancora invaso dalla marea:
…/ Dove siete/ notti trascorse/ a sognare il futuro/ che mi avrebbe accolto?/ …

Non un testamento poetico, come erroneamente si potrebbe intendere, in quanto ancora il trasmutarsi non è concluso ma è concentrato nell’impegnativa-doverosa ricerca del senso; i dilemmi millenari non sono estranei neanche al Nostro, inchiodandolo alla sua dimensione umana, imprescindibile fin quando lo spirito sarà ancora schiavo della materia, prigioniera del dualismo in cui si dibatte l’esistenzialismo cosmico:
Non temo il tempo/ che passa/ mi spaventa sapere/ che finirà/


La cura misurata del pensiero, la scelta del lemma – mai esasperata – le abilità stilistiche e linguistiche che cementano creatività e conoscenze sono evidenti ma il magma interiore che le attraversa lo è ancor più e ho avvertito l’esigenza di un confronto con l’Autore di cui riporto il breve dialogo.



Dott. Paiano, al di là delle mie personali interpretazioni come nasce "Chi racconterà il mio domani..."?
Devo dirti che si è andata costruendo negli anni, man mano che l’ispirazione e l'estro mi dettavano una riflessione su qualche aspetto specifico dell’esistenza. I miei silenzi vengono spesso attraversati da pensieri che si rincorrono e che cerco di catturare, mettendoli prima sotto forma di appunti fugaci e, successivamente, dando loro dignità di poesia. Come avrai potuto notare il mio terreno preferito sono le riflessioni relative al mistero della vita, letto attraverso il tempo e lo spazio. Sono le dimensioni che più mi affascinano e sulle quali spesso mi trovo a confrontarmi con me stesso.

C’è in qualche maniera la volontà di delegare ad altri ciò che di incompiuto rimarrà?
Forse sì, forse no. Chi racconterà il mio domani... riprende gli ultimi tre versi della prima poesia della silloge, Suspence. Ho scelto subito questa soluzione perché mi sembrava emblematica dell’intero contenuto del libro: c’è del mistero, è rappresentata la vita nel suo scorrere quotidiano dell’oggi, di ieri e del domani. Insomma, una sintesi significativa (e, nelle mie intenzioni, anche un po' intrigante...) di quella sorta di filosofia esistenziale molto spicciola che caratterizza le pagine del libro.

Ho notato che non manca lo scrittore “spettatore” forse deformazione professionale, che assorbe e metabolizza il mondo intorno
Certamente e infatti ci sono momenti dedicati agli affetti più cari ma anche questi sono inseriti in una dinamica di pensiero che tende sempre a esaltare la dimensione temporale. Infine, i temi sociali di maggiore attualità: la violenza di genere, la pedofilia, l’immigrazione su cui non potevo non soffermarmi assecondando, soprattutto, la mia abitudine di giornalista a cogliere i fenomeni sociali offerti dalla cronaca.


Esistono tanti modi per pregare e non sempre le preghiere sono rivolte a un essere supremo. Spesso i destinatari siamo noi stessi, l’io a cui vogliamo aggrapparci affinché ci sostenga e non si arrenda davanti agli ostacoli che il vivere ci impone.
Tutto tra i versi di una lettura che affascina e si lascia accarezzare:
…/ Nell’alfabeto/della vita/ non c’è posto/ per l’alfa e l’omega/

Posted

06 Jan 2022

Incontri ed interviste d'autore


Maria Teresa Infante La Marca



Foto di Duilio Paiano





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