Pianeta donna. Poetesse italiane del 2000

L’opera letteraria di Domenico Pisana è ormai all’attenzione nazionale

Opera letteraria – presentata dal 19 al 23 maggio 2022 al Salone Internazionale del Libro di Torino – in cui il prof. Domenico Pisana cura una rassegna di poetesse italiane contemporanee, prendendo in esame alcune loro sillogi, selezionando i versi più rappresentativi della loro produzione. Sono diciannove le autrici selezionate, ciascuna con una propria identità ben definita e un diverso percorso poetico. E un viaggio appassionante all'interno di universi linguistici e interiori variegati, non sono poche infatti le tematiche di interesse attuale trattate e vi è poi, in queste voci poetiche di donne, una forte tensione spirituale che si manifesta in ognuna di loro con un approccio differente sia sul piano dei contenuti che su quello stilistico.


Le poete antologizzate sono Laura Barone, Luisa Bolleri, Ester Cecere, Daniela Cecchini, Flaminia Cruciani, Adele Desideri, Sandra Guddo, Rita Iacomino, Maria Teresa Infante, Lidia Loguercio, Adriana Gloria Marigo, Serenella Menichetti, Cecilia Minisci, Antonella Montalbano, Iole Chessa Olivares, Claudia Piccinno, Giuseppina Rando, Cinzia Sciuto e Tina Ferreri Tiberio.

Chiediamo al saggista, critico letterario, in che maniera abbia compiuto la scelta delle diciannove poetesse
– Non ho seguito un “criterio antologico”, che è più semplice – afferma Pisana – esistono, infatti, testi nazionali e internazionali in cui gli autori vengono antologizzati con due poesie e una brevissima nota biografica, ciò, a mio giudizio, non fa emergere il senso di una poetica. Io ho voluto seguire un “criterio epistemologico”, proteso ad analizzare i fondamenti e la struttura teleologica di una o più opere delle autrici, per coglierne la dinamica noumenica interna.
Credo, infatti, che la poesia contemporanea debba avere come suo statuto epistemologico due dati fondamentali: anzitutto il concetto di lirismo inteso non come chiusura in una torre d’avorio, ma come controllo delle emozioni in vista dell’espressione di una poetica, cioè di un pensiero che si fa spazio dentro l’insignificanza del nulla, e poi come possibilità di fissare stati della sensibilità al fine di esprimere globalmente la realtà cui il poeta si ispira; in secondo luogo, una rinascita classica da intendersi come trasformazione profonda interiore che solo una spiritualità e una consapevole gnoseologia unita alla sensibilità possono rendere possibile.
Per me leggere i libri delle diciannove poetesse è stato come entrare nell’anima di persone con una rilevante interiorità e dimensione intellettiva; al di là pregi e difetti sono convinto di quanto diceva Henry James, scrittore e critico letterario statunitense, noto per i suoi romanzi e i suoi racconti sul tema della coscienza e della moralità, e precisamente: “Meglio essere attaccato che passare inosservato. Perché la peggiore cosa che si possa fare a uno scrittore è non parlare delle sue opere”.

Esiste un comune denominatore fra queste poetesse che l’abbia spinta ad accomunarle in tale pregevole opera letteraria?
– Come si afferma nella prefazione “hanno piena coscienza dell’attualità e del presente storico in cui sono immerse, e anche quando si servono dei loro versi per scandagliare uno stato d’animo personale, sanno come risalire dal particolare all’universale, dimostrando una padronanza profonda dei loro strumenti espressivi e del linguaggio poetico. Per quanto possa essere difficile tracciare un filo conduttore tra opere e personalità così diverse, si può notare come sia sempre presente in ognuna di loro un forte anelito spirituale e la consapevolezza di abitare un tempo che pone parecchi interrogativi sul futuro dell’umanità, mettendo alla prova anche gli animi più speranzosi.





Sono, a mio giudizio, poetesse che si distaccano da quell’onda di poca spiritualità che trovo a volte nella poesia contemporanea e che spesso si traduce in apparenza letteraria o artistica, nonché da certa dissacrazione della filologia che rispetto ma non comprendo, perché mi pare coincida con una mortale aridità. Qui, nelle opere delle poetesse scelte, trovo rispettate la lingua e il linguaggio (ed è presupposto irrinunciabile senza di cui crollerebbe il delicato congegno delle ipotesi teorico – estetiche), l’immaginazione, e ancor più le leggi del cuore; con il complemento di una socialità, vorrei dire, francescana, non viziata da costrizioni paradigmatiche, esaltata da una “simpatia” – e si badi all’etimo greco – che riconduce alle più alte vibrazioni della coscienza umana e cristiana.

Riusciranno a lasciare un solco della loro poetica o potrà la poesia contemporanea in genere riuscire a farsi ricordare?
Quel che resta della poesia, secondo me, è la parola. Le novità passano, le tradizioni si superano, le avanguardie cessano, le correnti muoiono, gli stili si avvicendano, ma quel che rimane immutata è la parola come linguaggio detto in una situazione di vita.
Freud sosteneva che quando ci si trova di fronte ad un malato nevrotico, la medicina migliore per curarlo è la parola, e, prima di tutto, la sua. Oggi il grande malato è la società, è l’Europa, il mondo globalizzato, ed è possibile che i poeti e le poetesse siano tanti perché in qualche modo ogni uomo cerca una dimensione terapeutica nei confronti della nevrosi: la sua, la nostra, quello di ogni possibile interlocutore.
Se nei miti greci Apollo presiedeva alla medicina, alla poesia, all’arte e veniva considerato il dio della salute e della poesia, non deve oggi meravigliare che il poeta contemporaneo cerchi nella parola poetica una “terapia” per sé e per gli altri, non intesa, certo, psichicamente e in senso intimistico, ma come funzione di cura terapeutica e profetica per un malato in fase di declino: il nostro tempo.
Le poetesse del mio libro le ho percepite tutte donne che credono nella poesia; i loro versi potranno apparire ai lettori più o meno belli, ma sicuramente hanno a che fare con la realtà della persona sia nella sua singolarità che socialità, sia nella sua spiritualità che relazionalità, e non sono, dunque, atto di autoconsolazione senza senso e senza prospettiva, ma sono il risultato di una “poesia perlocutoria” che si fa linguaggio capace di influenzare percezioni, pensieri, comportamenti e dunque diventare canale di nuovo umanesimo, di trasformazione e cambiamento. E in questo senso le ringrazio per l’opportunità che mi hanno dato di leggere i loro versi.

Posted

13 Nov 2022

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