Inma J. Ferrero

Da Madrid: quando la cultura è di casa

Un tramite, un legame tra la poesia italiana – da lei amata e seguita – e quella spagnola e tanta carica umana unita a indubbie competenze letterarie. Inma J. Ferrero vive a Madrid e studia filologia spagnola; poetessa con una spiccata passione per l’haiku derivante non solo da un’attenta analisi critica ma dalla sua estrema capacità di sintesi nel saper cogliere il tutto nel particolare. Fondatrice e direttrice della Rivista letteraria “Proverso” e collaboratrice di “Revista Entreletras”. Direttrice e conduttrice del programma radiofonico “La fusa” di Radio Proverso. Critica letteraria, scrittrice di libretti per l’Opera e molte sue poesie sono state musicate da affermati compositori. Inma è ancora tanto altro in continua fase evolutiva, inarrestabile, alla ricerca continua di sperimentazioni in ambito culturale in cui spazia con naturalezza. Conosciamola meglio attraverso le sue parole, sempre mirate, accorte ed esaurienti

Inma J. Ferrero, un cognome che denota origini italiane o è solo una casualità?
È solo una coincidenza, il mio cognome è di origine galiziana e la mia famiglia è principalmente del sud della Spagna, l'Andalusia. Però devo ammettere che ho sempre nutrito un profondo amore per l'Italia e la sua cultura, perché in fondo anche la cultura "romana" fa parte delle radici culturali del mio Paese

I tuoi interessi e le attività in campo letterario sono vari e tutti egualmente stimolanti. Chi è Inma dal punto di vista professionale?
Da un punto di vista professionale sono una persona molto attiva, il mio lavoro si svolge all'interno del mondo del document management, del grafic design. Per quanto riguarda il mondo letterario, scrivo principalmente poesie, sebbene anche la prosa richiami la mia attenzione; ho scritto dei brevi testi ma riconosco che il mio amore per la poesia è più grande che per la narrativa. Come editrice, cerco di pubblicare in Proverso articoli interessanti, leggo tutti i testi che mi inviano, a volte li traduco in spagnolo. Scrivo anche recensioni di libri o articoli su autori. È un'esperienza che mi arricchisce molto. E mi auguro possa arricchire anche chi collabora, senza di loro la rivista non sarebbe possibile.

Hai pubblicato varie sillogi poetiche – tra le ultime “Geografìa inversa – partecipato ad antologie prestigiose e vinto importanti riconoscimenti. Quale credi sia il ruolo della poesia nel mondo contemporaneo? Ha ancora una sua valenza?
La poesia ci rende consapevoli di ciò che ci circonda, ancor di più ci rende consapevoli del nostro "io", dei sentimenti che l'ambiente risveglia nel profondo del nostro essere, e questo ci rende più sensibili non solo al dolore degli altri, anche alla loro felicità. La poesia è un legame con la realtà in cui viviamo e ci dà la capacità di ribellione, di riflessione, come la filosofia.
La poesia ha vissuto momenti di assoluta decadenza, se dicevi di essere un poeta la gente ti guardava con un certo sorriso malizioso. Ora sta diventando più popolare in tutto il mondo: nei caffè, per le strade. I social network sono pieni di poesia.
Ma questo può rappresentare anche un rischio. Dobbiamo tenere presente che la qualità non dipende dal numero dei "Mi piace" di un post. Molte volte quando leggo una poesia mi chiedo davvero se meriti così tanti applausi, e altre poesie, invece, che reputo davvero buone non hanno, a volte, l'accoglienza che dovrebbero. Penso che siamo in un mondo più interessato all'immagine che offriamo, che non sempre si adatta alla realtà, all'essenza di ciò che sperimentiamo e vogliamo raggiungere - parlo sempre dal punto di vista poetico.

Quali i testi o gli autori preferiti? Hanno influito sulla tua maturazione poetica?
Ho tre amori poetici e un musical, i miei tre poeti sono Vicente Aleixandre, Blas de Otero, Eugenio Montale, l'opera musicale di Chopin.
Senza di loro il mio sguardo poetico non sarebbe quello che è, devo a loro gran parte di ciò che sono. Attraverso i loro testi, la loro musica ho trovato un modo tranquillo di assaporare certi momenti, di saper far fluire le parole che erano racchiuse dentro di me senza paura o pressione. Soprattutto la malinconia, che mi accompagna da sempre e quel punto di follia così necessario per un poeta.

Tra i contemporanei chi ami maggiormente?
Tra i contemporanei, senz'altro Sylvia Plath, Alejandra Pizarnik, Sharon Olds, Wisława Szymborska...

6) Quando hai iniziato a scrivere? Da cosa o come nasce la tua poesia?
Ho iniziato a scrivere a dodici anni, le circostanze che ho vissuto nell'ambito della mia casa, soprattutto i rapporti con i miei familiari, mi hanno portata a sviluppare un bisogno profondo di scrivere, di spiegare a me stessa il germe di quello che sentivo e attraverso quelle parole scritte trovare conforto, forza.
La mia poesia ha una forte carica malinconica, nostalgica, credo che sia molto simile alla musica di Chopin. Quando scrivo percepisco il mondo con una sensazione di magica tristezza, dolce, morbida, autentica.

7) Riesci a barcamenarti bene tra due lingue; trovi delle differenze fondamentali tra la poesia contemporanea italiana e quella spagnola?
Anche se ho ancora molto da imparare riguardo alla ingua italiana, leggo poesie in italiano, senza bisogno di traduzione. Tradurre poesie è molto difficile, poiché è essenziale che il traduttore decida se mantenere la forma o il contenuto originale oppure modificarli; ma uno di questi due concetti (forma e contenuto) deve essere necessariamente conservato. Mi piacciono i libri con l'opera in lingua originale, e la traduzione a fronte. Differenze e somiglianze...
La poesia spagnola ha sviluppato un forte legame con i temi sociali, usa parole dure e riferimenti al sesso, potrei dire quasi "parolacce", parole in gran parte separate dalla sfera poetica. Ciò non significa che non mantenga la sua essenza o che le poesie d'amore e i temi tradizionalmente trattati nei testi poetici non siano scritti; queste poesie continuano ad essere scritte. La poesia italiana ha saputo legare questi aspetti senza perdere la forte carica lirica, ha continuato la sua ricerca, un suo cambiamento di rotta nei confronti della "barbarie" attraverso il verso. Ciò accadde, per esempio, perché nella letteratura medievale e rinascimentale spagnola l'antichità romana classica non era ancora fine a se stessa, ma un mezzo, un modello. Non c'era lo stesso interesse per l'antichità classica che in Italia. Quel modello si è diluito nei secoli e ha acquisito un contenuto più strettamente legato alla realtà spagnola, che può più o meno essere simile a quella italiana. È importante sottolineare che, nel corso della storia della letteratura spagnola, abbiamo avuto grandi geni che sono stati influenzati dalla tradizione classica e latina. La tradizione letteraria di entrambi i Paesi dev' essere interpretata come uno strumento che collega e avvicina la cultura di Spagna e Italia.

In Italia si dice ci siano troppi Premi letterari, e in Spagna? Sono strutturati alla stessa maniera?
Qui in Spagna il numero dei premi letterari è cresciuto enormemente, credo a causa del "boom" poetico che stiamo vivendo e perché le case editrici e altri settori della cultura iniziano a interessarsi alla poesia, in un modo paragonabile all'interesse che suscita la narrativa.
Una differenza sostanziale è che la partecipazione ai premi letterari spagnoli, o di altra natura culturale (la musica, ad esempio), sono totalmente gratuiti, mentre in Italia la partecipazione prevede una quota di pagamento. Penso che sia un modo diverso di affrontare lo svolgimento di un Premio, perché evita che diventi un "mercanteggiamento", del quale la poesia non sente alcun bisogno.

Tra le prime domande ho chiesto di presentarti espressamente dal punto di vista professionale perché, conoscendoti da vari anni so che la tua vita di donna sta attraversando un momento magico dal punto di vista sentimentale. Un rapporto intenso, sotto gli occhi di tutti, che fa gioire anche gli amici che vi seguono. Vuoi parlarcene? Raramente parliamo d’amore ma fa così bene al cuore.
In questi momenti ho trovato la consapevolezza di essere una donna soddisfatta, di sapere che sono insieme alla persona giusta, che mi capisce senza bisogno di grandi discorsi o spiegazioni...
Che mi ama per quello che sono, con i miei difetti e le mie virtù, perché non ha mai cercato di giudicarmi o di rendermi diversa, cercando di plasmarmi ai suoi criteri o canoni di giudizio.
Posso dire che (Nicola) è un essere meraviglioso, sereno, intelligente, umile e pieno di fantasia e follia. Una benedizione...

Ed infatti dopo l’incontro con Nicola Foti ci sono state novità anche nella tua produzione poetica. La vostra complicità ha dato origine a collaborazioni editoriali.
Nicola mi ha influenzata positivamente, mi sento più sicura, più decisa ad abbracciare nuovi progetti. Mi sento io al 100%... non è che prima non fosse così, ma avevo paura di affrontare alcune sfide mentre ora so che posso contare su di lui per superare quelle paure e quindi mi sento meno insicura.
Nicola è un poeta pieno di fantasia ed ispirazione, la sua poesia è profonda, piena di verità e di onestà. La bellezza della sua poesia nasce dallo sguardo verso il quotidiano; in questo è molto simile al simbolismo francese. In (tutto) questo trovo molte somiglianze con il mio modo di concepire la poesia, e tutto ciò arricchisce i nostri progetti letterari... sono entusiasta di scrivere con lui!

Tra i tuoi ultimi libri troviamo IKigai, Proverso Ediciones, una raccolta bilingue di haiku, con note critiche e traduzione di Nicola Foti e una nota di Maria Ribera. Come nasce la passione per l’Haiku?
Sono estremamente curiosa del Giappone, amo la sua cultura, quel senso di essenzialità e semplicità che portano anche alla poesia, al sentimento che risveglia un momento che diventa eterno. Questa mistica separata dal regno dogmatico, da Dio, mi intriga, mi affascina... Attraverso il semplice raggiunge il tutto, l'eterno, la pienezza.

12) “Tutto quello che so della mia luce/ L’ho imparato dalla mia oscurità” è uno degli haiku presenti nel libro. Come si viene fuori dai periodi bui? Ne hai attraversati?
Credo che nessuno esca mai totalmente dalla propria oscurità, quell'oscurità ci fa apprezzare e gioire dei nostri momenti di luce. Fa parte di noi, ci restituisce quella integrità, dove luce ed oscurità coesistono.
Ho vissuto e vivo, quindi, in quel buio che mi fa guardare dentro me stessa, che mi fa riflettere, mi fa scrivere e mi fa anche saper amare il prossimo e tutto ciò che mi circonda.

Cosa non cambieresti mai di te e cosa lasceresti alle spalle.
Cambierei tante cose di me stessa. Mi riconosco tanti difetti, ma penso che quello che non cambierei mai è la mia capacità di sorprendermi, di stupirmi.

Come stai vivendo questo momento di emergenza sanitaria?
Lo vivo con grande preoccupazione, per quello che il futuro ci riserva. Vedo così tanta insensatezza da parte di tutti, non credo che conosciamo fino in fondo cosa stia accadendo. Tutto questo non solo lascerà un segno profondo sul nostro modo di vedere ed affrontare la vita, sulla nostra salute, sia fisica che mentale, ma avrà riflessi importanti anche nella politica e nella economia, dei nostri Paesi e del mondo intero.

Un sogno, se credi che si possano rincorrere e un progetto futuro.
Il mio sogno è poter amare ed essere amata dalla persona che è accanto a me. Scrivere poesie. E vivere intensamente ogni momento della mia vita.
Grazie per questa intervista, ho appezzato molto le domande, le ho trovate molto interessanti!


Sono io a ringraziarti, non solo per la tua franca disponibilità ma per l’acume e la professionalità che da sempre ti riconosco e che si rispecchiano appieno nelle tue risposte. La forza della poesia ancora una volta ha elargito bellezza e conoscenza.

Posted

03 Nov 2020

Incontri ed interviste d'autore


Maria Teresa Infante



Foto di Inma J. Ferrero





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