La creatività e l’universo femminile

Le donne penalizzate da pregiudizi ma protagoniste come gli uomini del percorso culturale dell’umanità

Lo spunto per le riflessioni che seguono ci è stato offerto da un’osservazione che viene da lontano: sfogliando i manuali liceali di Storia dell’arte balza subito agli occhi la carenza/assenza di artisti donne (artiste) tra i protagonisti che hanno illuminato il percorso dell’umanità. È proprio vero che le donne non godono di pari riconoscimento nel gotha dei pittori e degli scultori le cui opere arricchiscono le sale dei più rinomati musei di tutto il mondo? O è soltanto una percezione distorta alimentata dall’immaginario collettivo?

Questo è il dilemma che tenteremo di dipanare nello spazio del nostro giornale e nel tempo dei suoi prossimi numeri. Scopriremo sorprendenti risultati e anche, lo anticipiamo, una condizione che rende giustizia all’universo femminile nel campo delle arti figurative così come della musica, della letteratura e delle scienze. Tutti settori della cultura in cui le donne hanno ricoperto, storicamente, un ruolo tutt’altro che marginale.
Tuttavia, ci appare indispensabile una premessa: per praticare le arti, così come le scienze – intese come capacità di ricerca, di scoperta e di innovazione – occorre possedere una buona dose di conoscenze e creatività. Ce ne occupiamo in questa pagina, con poche considerazioni che possono tornare utili ai lettori.
Non vi sono definizioni univoche per il concetto di conoscenza e creatività. Possiamo ragionevolmente affermare che s’intenda per conoscenza “la consapevolezza di fatti, verità o informazioni apprese attraverso l’esperienza e lo studio o un’analisi introspettiva che ciascuno di noi può fare su se stesso”.
Più complesso e articolato è il concetto di creatività che, con accettabile approssimazione, può essere ritenuta “una dote, una capacità che ci conduce oltre i limiti della ragione, consentendoci di sconfinare nell’originalità e nell’inventiva”. O, ancora, “l’attitudine a produrre nuove idee, un pensiero divergente rispetto al pensiero logico convergente e allineato”.

Queste, in estrema sintesi, le definizioni che ne fornisce la psicologia. E sono gli psicologi che, per lo sviluppo delle capacità creative, ritengono di dover assegnare un peso rilevante “al contesto sociale e al sistema di credenze in cui si forma la soggettività”. Non solo, ma “lo stereotipo femminile della nostra società può costituire una concreta minaccia per le performance creative delle donne”.


La creatività, comunque, non nasce dal nulla, da uno sterile esercizio intellettivo o da una predisposizione innata. Perché si dispieghi deve poter partire da elementi già in nostro possesso: dalla conoscenza, appunto, i cui elementi vengono utilizzati e rielaborati al di là di schemi consueti, quasi in una miscela culturale nuova, originale, che produce risultati innovativi e spesso inattesi. Da qui il riconoscimento della creatività come mezzo che alimenta il progresso, cioè l’innovazione.
Appare utile, però, inserire in questa “filiera” intellettuale che stiamo costruendo, un elemento situato a monte della conoscenza: la curiosità che “muove” il mondo, tiene in piedi e alimenta i nostri interessi. Non si perviene, infatti, alla conoscenza senza la spinta della curiosità che, dunque, si offre come il primo approccio autentico per stimolare quella che abbiamo definito filiera intellettuale: curiosità – conoscenza – creatività – innovazione.
Tornando all’aspetto psicologico della creatività, va sottolineato che si va accreditando con chiarezza l’ipotesi secondo cui essa è ripartita paritariamente rispetto al genere e che tutti gli esseri umani ne sono ugualmente predisposti.

Da un’ottica specificamente neurologica, originariamente la creatività era considerata una funzione dell’emisfero destro del nostro cervello, mentre le persone razionali usavano prevalentemente l’emisfero sinistro. Le tendenze più recenti considerano diverse aree cerebrali attivate a seconda della natura del processo creativo in atto. Quando siamo impegnati con qualsiasi tipo di processo creativo, si attivano un gran numero di regioni del cervello. Il vantaggio dei maschi sulle femmine derivava, quindi, e in parte deriva anche oggi, dall’influenza di modelli stereotipati che definiscono i ruoli in base al genere.
Questi studi, quindi, ci dicono che la creatività è il prodotto di una complessa interazione tra processi cognitivi “ordinari” ed emozione.
Sulla base di tale premessa, concepita percorrendo una strada a metà tra certezze scientifiche e congetture intuitive, ci muoveremo nei prossimi numeri scandagliando il panorama delle arti. In questo campo, tanto vasto quanto affascinante, la creatività si propone come componente indispensabile e fondamentale.
Arti figurative, musica, letteratura: quanto spazio, visibilità e apprezzamenti hanno concesso all’universo femminile?
Scopriremo interessanti occasioni di valutazione e ci confronteremo con altrettanto intriganti curiosità che ci faranno ricredere sul contributo femminile all’evoluzione del pensiero e dell’arte così come abbiamo imparato dai libri e come si è consolidato nell’immaginario popolare.
Ma saremo probabilmente costretti a porci un interrogativo: perché tutto ciò è accaduto e, in parte, continua ancora a perpetuarsi?

Posted

10 Mar 2023

Storia e cultura


Duilio Paiano



Foto dal web





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