Ritratto di un eclettico intellettuale siciliano

Leonardo Sciascia. Letterato, saggista e giornalista, divenne una figura di spicco in Italia e in Europa. Una voce che ha toccato temi di grande attualità, dalla politica alla giustizia

Primo di tre fratelli, Leonardo Sciascia nasce l’8 gennaio del 1921 a Racalmuto, comune nella provincia di Agrigento da madre di famiglia di artigiani e padre operaio nelle miniere di zolfo della zona agrigentina, cara, com’è noto, anche a Luigi Pirandello. Non è un caso infatti, che nel corso della sua carriera, emergerà spesso il suo particolare coinvolgimento e interesse per l’opera di Pirandello, con il quale condividerà l’approccio alla vita vista come impossibile da descrivere pienamente in quanto non oggettiva.

Protagonista di una narrativa contemporanea
che ha fatto della scrittura la sua arma per
denunciare i sentieri impervi della storia italiana


Sin da piccolo rivela il suo amore e la sua predisposizione per le materie letterarie e per la storia.
Vive infatti in un ambiente pregno di stimoli letterari grazie ai sui insegnanti che sono fondamentali per la sua formazione culturale, negli studi di autori francesi e dell’illuminismo attraverso la lettura dei testi di Voltaire, Montesquieu, Beccaria, Diderot, Verri.

Personaggio eclettico, si dedica con interesse a diverse attività e passioni, guidato dalla ragione e quindi spesso critico nei confronti degli avvenimenti del suo tempo. Scrive per diversi giornali: su L’Ora, quotidiano di Palermo, sul Corriere della Sera e La Stampa, un’attività giornalistica spesso legata ai caratteri nuovi e antichi della mafia e degli interessi criminali, intrecciati con la corruzione e il potere.

LA SUA PRODUZIONE
Sciascia vanta una grande quantità di elaborati, molti dei quali hanno riscosso grandissimo successo. Una produzione decisamente varia nelle forme letterarie e linguistiche e nei contenuti da cui emerge una predilezione per il genere poliziesco e d’inchiesta. Anche nei romanzi si interessa ai temi della mafia, piaga sociale in Sicilia e, come poi lo stesso scrittore evidenzierà, anche nello Stato italiano. A tal proposito va citata quella che è considerata come l’opera di maggior successo, ovvero Il giorno della civetta, scritto ispirandosi ad un fatto realmente accaduto: l’omicidio, da parte di Cosa Nostra, di Accursio Miraglia, sindacalista comunista. Un libro che si pone esattamente a metà strada tra narrazione e saggistica; lo sfondo “giallo”, infatti, è solo un pretesto per fotografare e raccontare una realtà assai complessa e sottovalutata dalla narrativa e dalla politica nazionale.

LA POLITICA
Oltre all’esperienza letteraria e a quella giornalistica, Sciascia ha modo di occuparsi della politica italiana del suo tempo da lui stesso tanto criticata. Un percorso iniziato con il Partito Comunista che tuttavia abbandona dopo pochi anni esprimendo la sua totale opposizione al noto compromesso storico tra il PCI e la DC, che ha caratterizzato la politica italiana degli anni ’70, periodo in cui lo scrittore siciliano è anche particolarmente coinvolto dalla vicenda Aldo Moro.
Rientrato in politica diventa deputato della Camera, avendo così l’opportunità di indagare sulla strage di via Fani e sull’intero caso entrando a far parte della Commissione Parlamentare di inchiesta per schierarsi pienamente dalla fazione “possibilista”, ovvero quella propensa alla negoziazione con i terroristi rapitori di di Moro in favore del po-litico.

Scrittore di romanzi e autore di numerosi saggi. La sua opera rappresenta un punto di riferimento di quella corrente letteraria che fa capo alla definizione di “realismo critico”.


È stato anche giornalista, dedicandosi spesso
ad inchieste su argomenti storici e contemporanei,
e punto di riferimento anche in politica.


SCIASCIA E LA SICILIA
La Sicilia ha segnato la formazione e l’attività letteraria e lavorativa di Leonardo Sciascia. È sempre presente nelle sue opere, che si tratti dell’ambientazione o dei tratti di sicilianità che emergono nei caratteri dei personaggi dei racconti.
D’altra parte, secondo quanto lo stesso Sciascia ha dichiarato, la Sicilia poteva essere intesa come una manifestazione metaforica del mondo intero, data la quantità e varietà dei problemi che la caratterizzano.
Tutta l’attività letteraria di Sciascia ha avuto pertanto una solida base siciliana: le tradizioni di famiglia, le incoerenze degli abitanti dell’isola e il loro destino a non poter decidere per se stessi, trovandosi sempre ad essere oggetto di diverse dominazioni.

Ecco quindi A ciascuno il suo, Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia, L’antimonio e ancora Le parrocchie di Regalpetra, tutte opere in cui la presenza della Sicilia, nelle sue diverse forme, è più che evidente, oltre ad essere estremamente caratterizzante.
Per questo motivo, anche dopo morte del grande intellettuale siciliano, si ricorda la Sicilia, come luogo di contraddizioni in cui convivono bellezza dei paesaggi e difficoltà del vivere, luogo in cui si nasconde il groviglio oscuro delle sopraffazioni.

Sciascia muore nella sua casa di Palermo la mattina del 20 novembre 1989, stroncato da una rara forma di leucemia, a 68 anni, in gran parte spesi nella testimonianza di un impegno civile votato alla ragione, alla giustizia e all’esercizio di una critica palpitante del potere. La sua è stata una lezione da intellettuale inquieto, che ha attaccato le ingiustizie della giustizia.

Posted

02 Jan 2021

Storia e cultura


Massimo Massa



Foto dal web





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