Bari: porta d’Oriente, tra storia e cultura

Commercio e cultura, chiese, palazzi sfarzosi e la grande muraglia sul mare. Una città piena di incontenibile vitalità

Bari… un esempio di razionalità, figlia di quell’illuminismo che il generale francese Gioacchino Murat, re di Napoli e maresciallo dell'Im-pero con Napoleone Bonaparte, portò in città agli inizi dell’800. Visto dall’alto, il reticolo delle sue strade è perfetto, rette parallele che intersecano vie perpendicolari a formare angoli retti come in un lemma geometrico, a tal punto da poter dire (vecchio detto popolare): "Ce Parìgge tenèsse u mare avèv’a ièsse na piccola Bbare" ovvero “Se Parigi avesse il mare sarebbe stata una piccola Bari”.



Anche il romanico della sua imponente cattedrale e della monumentale basilica di San Nicola è un inno alla bellezza; trovare la morbidezza di una curva invece di un angolo è un’impresa persa in partenza.
E poi c’è san Nicola, il santo patrono, il più conosciuto al mondo.

Si narra di trentacinque marinai, ventisette cavalieri e due monaci benedettini che, animati dalla fede, ma anche gli affari che quelle sante ossa avrebbero portato, intrapresero un viaggio verso l’Asia Minore, con tre caravelle per traslare le spoglie del Santo dalla città di Myra a Bari, e sottrarle ai musulmani che avevano conquistato la città durante la Prima Crociata.
Correva l’anno del Signore 1087, 9 aprile.
Sacro e profano insieme, il diavolo del commercio e l’acqua santa della fede, davanti a quel mare che per Bari è vita, una città sempre pronta a issare le vele al vento e solcare l’azzurro delle onde.

Il centro di Bari non è uno qua-lunque; vetrine scintillanti e insegne luminose affiancate ed allineate come soldatini, seducenti come sirene e commercianti come buca-nieri – "barensis nisi negoziat mori-tur", ovvero “se non negoziano muoiono”, scrisse di loro uno storico medievale – discendenti dei marinai di san Nicola e di coloro che crearono il simbolo della città: il teatro Petruzzelli di fama interna-zionale.

Un inno all’arte, riportato a nuovo dopo l’infausto incendio che lo ridusse in cenere tenendolo chiuso per diciott’anni; un sipario di Bari verso il mare, insieme al teatro Margherita che s’affaccia sul lungomare Crollalanza.
E poi c’è il borgo antico, viuzze, archi, corti, dimore, più di cento chiese che hanno visto passare longobardi e bizantini, arabi e normanni, svevi e angioini, aragonesi e spagnoli, austriaci e francesi in uno scambio di civiltà, lingue, costumi che è sempre stato la ricchezza di una città aperta al mare, con la sua energia, con la sua vitalità, mezza marinara mezza contadina.
Se per strada incontri un barese senza aver letto le istruzioni d’uso, bisogna proteggersi dall’onda d’urto. Veloce, pratico, sbrigativo, essenziale, mai popolo fu più levantino e meno bizantino. Anche Bari somiglia ai suoi baresi del fare, con il loro rigoroso senso del dovere, capaci di tutto. Davvero di tutto.

Posted

19 Aug 2022

Storia e cultura


Massimo Massa



Foto dal web





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