Giordano Bruno

Il filosofo eretico, pioniere della nuova scienza, bruciato vivo dall’inquisizione

L’Italia è stata il luogo dell’avanguardia della cultura durante il periodo rinascimentale e Bruno (Nola 1548 - Roma 1600) con la sua filosofia cosmica, si proietta oltre l’Umanesimo e la Rivoluzione scientifica, rappresentando eminentemente questa straordinaria età.
La cultura umanistico-rinascimentale italiana, partendo dal basso medioevo fino a tutto il XVI secolo, si è sviluppata nei vari campi attuando, così, un processo di rinnovamento della civiltà degli italiani, un processo di libertà.
Nel decorso rinascimentale italiano emersero e si affermarono le forze laiche, spesso in opposizione alla Chiesa Cattolica, sfociando in movimenti ereticali, giungendo al rogo di Giordano Bruno (1600) e subito dopo alla condanna di Galileo Galilei; tuttavia la linfa cristiana e cattolica circolò per l’intera civiltà rinascimentale e pertanto, come afferma P.O. Kristeller ne Il Rinascimento e le tradizioni medioevali, “nel complesso il periodo è ben lontano dall’essere anticristiano, come è stato a volte rappresentato”.


La parola d’ordine diventò ritorno al principio e le manifestazioni fondamentali furono costituite dalle Accademie e dalle arti liberali.

Perché l’importanza, ancora oggi, dell’opera di Bruno?

In tutte le opere Bruno vuole presentare una nuova visione cosmologica del mondo e l’idea di un universo unitario, infinito e vivente in contrapposizione al cosmo aristotelico.
A. Koirè in Studi galileiani afferma che Bruno aveva intuito sia l’infinitismo della nuova astronomia, sia l’idea secondo cui l’universo fosse un tutto unico: “in questo universo ogni parte è connessa all’altra in base alla legge secondo la quale la molteplicità riconduce all’unità”.
Di conseguenza, sulla scia della filosofia di Cusano, il Nolano immagina un cosmo infinito, animato, immutabile all’interno del quale ci sono infiniti mondi simili al nostro: non esiste un centro e una periferia, non esiste un sopra – un sotto ecc., tutto è centro e periferia, per cui in un mondo infinito il centro e la periferia coincidono e per di più in questo spazio infinito ci sono infiniti mondi. Bruno non dimostra scientificamente questa tesi, ma attraverso la ragione ed il proprio intuito rivolge l’indagine verso se stesso e il mondo.
Dobbiamo dire, tra l’altro, che Bruno è stato un poeta, letterato oltre che filosofo e scienziato; ha scritto in versi, in latino ed in volgare, ha elaborato commedie, ha amato la vita ed ha amato le donne, in carcere voleva solo un mantello, carta e penna. Fu apprezzato da Leibnitz e da Hegel, per il quale Bruno è stato l’interprete del Rinascimento anzi l’uomo del Rinascimento.

Per il Nolano tutto ciò che esiste è manifestazione di vita, ogni realtà è degna di attenzione, le piccole realtà le chiamava minuzzarie; tutto ciò che esiste è un accidente, un accidente pieno di vita, l’uomo non è niente di diverso dall’accidente di natura, è un accidente come altri accidenti di natura; ma l’uomo è un essere superiore alle altre specie, la sua superiorità consiste nella corporeità piuttosto che nella spiritualità, perché l’uomo oltre alla ragione possiede la mano e attraverso di essa può agire e può essere manipolatore degli altri enti. Elogia, così, il lavoro manuale congiunto a quello intellettuale: la sua è un’etica dell’operosità.
Brecht ne Il mantello dell’eretico, racconto dedicato a Giordano Bruno e contenuto nella raccolta Storie da calendario, ci introduce nella vicenda processuale di questo filosofo, ne analizza la figura e le ragioni della sua filosofia, sino ad arrivare all’eresia, eresia intesa come dottrina contraria alla verità rivelata, senza la quale, però, non sarebbero stati possibili il progresso della scienza, la conoscenza filosofica, le innovazioni nell’arte e nella letteratura.


Bruno arrivò al rogo perché cercò di difendere la sua filosofia e l’idea dell’infinità dei mondi; fu Bruno che per primo teorizzò nel 1584 ne Lo spaccio della bestia trionfante, dialogo allegorico, la distinzione tra religione e filosofia, 30 anni prima di Galileo.

Il monumento a Giordano Bruno, realizzato da Ettore Ferrari e inaugurato il 9 giugno 1889.
È una scultura in bronzo situata a Roma nel Campo de' Fiori e più precisamente nel luogo del rogo del filosofo avvenuto il 17 febbraio del 1600. Accusato di eresia fu messo sotto processo dall’inquisizione e non
avendo voluto abiurare dalle sue convinzioni fu condannato a morte e arso vivo



La satira di Bruno non risparmia il mistero dell’incarnazione del Verbo e partendo da un presupposto preciso, ossia dall’idea che tutto ciò che esiste, esiste come modo di manifestazione di vita e come materia infinita, sostiene l’impossibilità da parte di Gesù di essere incarnazione di Dio, perché dovrebbe essere al tempo stesso unità di finito ed infinito, uomo e Dio, una posizione filosofica alla quale Bruno arrivò confrontandosi con Aristotele, riflettendo sulla filosofia di Platone e studiando San Tommaso. Cristo è definito cattivo mago. Questa concezione panteistica e vitalistica dell’universo infinito è stata anche il presupposto della magia, infatti nella sua filosofia ci sono elementi della magia, ma la sua magia non è un insieme di formule, è invece profondamente radicata nella sua prospettiva filosofica, nella prospettiva di materia infinita.


La magia è ciò che permette di riunire ciò che è sparpagliato, partendo dal minimo (minuzzaria) e così materia e forma, anima e corpo, terra e cielo sono portati a unità; la profonda magia è, appunto, trovare il contrario, muovere i contrari, arricchendo l’unione stessa, perché è la dimensione unitaria che permette l’azione e all’interno di questo ritmo all’uomo è data la possibilità di intervenire, agire con la mano magica (mano metaforica) appunto, sino al momento più alto che è quello di creare, di mantenere una dimensione unitaria all’interno della dimensione civile. Era consapevole di vivere in una età di decadenza, di guerre di religione, di guerre conflittuali sia di ordine politico che religioso.

Bruno, dunque, ha voluto trovare un punto di raccordo, è sceso nell’agone ma gli è andata male.
Il ruolo del filosofo è quello di Mercurio, il filosofo può fare ben poco, è un giocoliere, bonaccione, pedante, bizzarro, farlocco, cavaliere errante della filosofia.

Posted

10 Dec 2021

Storia e Filosofia


Tina Ferreri Tiberio



Foto dal web





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