"Pietre" di Giovanni Di Lena

Un inno d’amore per la sua terra, la Lucania, spesso illusa da false promesse sacrificata nei suoi tesori naturali sull’altare degli interessi

Pietre, edita da EditricErmes, è l’ottava e ultima raccolta di poesie a firma di Giovanni Di Lena, autore originario di Pisticci, splendida cittadina situata a 364 m s.l.m., estesa nella parte centro-meridionale della provincia di Matera tra i fiumi Basento, ad est, e Cavone, a ovest. Nel libro decanta l’amore per la sua terra, la Lucania, spesso illusa da false promesse, sacrificata nei suoi tesori naturali sull’altare degli interessi, ma pronta a risorgere dopo ogni sconfitta, per essere poi, ancora una volta, illusa e disillusa.

È questo il filo conduttore, non nuovo a dire il vero, tra i motivi che hanno ispirato della raccolta. È la Lucania, sì… la sua Lucania, terra ferita da vergogne e contraddizioni, misfatti e ingiustizie. Così, i versi del Di Lena, costituiscono un monito contro chi perpetra delittuose iniquità e sperequazioni in nome del profitto a tutti costi.
La sua dunque, è poesia civile, che va oltre gli esempi di Carlo Levi e Rocco Scotellaro, perché Di Lena non solo accetta la sfida della storia, ma si immerge con impeto tra le pieghe delle vicende dell’umanità, specie degli ultimi e dei più fragili, di cui sente di farne parte, affrontando, con la corazza dell’etica, le brutture del mondo, quasi fosse l’ultimo crociato della giustizia sociale.

E se l’antica miseria è ricordo che brucia, non c’è speranza in una rivoluzione liberatrice che ripari i torti. Perché torti e ingiustizie continuano, se la morte del lavoratore precario vale appena un’ora di sciopero. E l’anima si perde di fronte a tali situazioni, al disagio, alla confusione, al dolore, di fronte a orrori universali dove non si distingue più il nemico né dove si annida il pericolo.
In uno stile narrativo denso di significati, Di Lena dunque, fa trasparire, con un velo di malinconia, il sentimento che più si conforma al suo animo, la denuncia sociale e il senso di oppressione esercitato dal potere che genera disuguaglianza, un’accusa forte e sentita verso l’attuale società globalizzata che non rispetta i diritti dei deboli, e verso lo sfruttamento degli uomini e di una terra che ha già un passato di brucianti sconfitte.
Ecco allora, fra i suoi versi dolenti, personaggi, luoghi e ricordi invocare che venga abbattuto il muro della menzogna, del silenzio e della vergogna. E in questo disagio dell’anima, quella sensibile del Di Lena, diventa difficile anche amarsi, se l’attesa di un cambiamento è condannata alla delusione.

Posted

24 Jan 2020

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Massimo Massa



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