Homo Sum: esseri umani nel mondo antico

Un saggio di grande attualità di Maurizio Bettini, classicista, antropologo e scrittore

Di grande attualità è il saggio Homo sum di Maurizio Bettini, classicista, antropologo e scrittore.
L’autore con questo saggio fornisce diversi spunti di riflessione su una questione molto delicata, che è quella dell’immigrazione.
Barconi e gommoni pieni di persone che fuggono clandestinamente dai loro paesi e sfidano la vita affrontando le acque del Mar Mediterraneo, acque spesso nemiche, in cui molti di loro perdono la vita.
Bambini, donne incinte e ragazzi molto giovani che si lasciano alle spalle situazioni terrificanti e umanamente deplorevoli.
Chissà con quale animo salgono su quei barconi e quali pensieri abitano le loro menti durante questi viaggi della speranza.


Bettini parte dai Greci e dai Latini per analizzare il loro senso di umanità, confrontandolo, poi, con quello degli uomini e delle donne della società postmoderna.
Lo stile è discorsivo e scorrevole, leggibile per tutti, anche per quelli che non hanno una cultura classica.
Lo scrittore inizia il suo viaggio saggistico dai versi dell’Eneide, per giungere, poi, a spiegare cosa volesse dire per gli antichi essere un uomo. Analizzando i testi di Virgilio, Seneca e Cicerone, l’autore scrive: “Se noi oggi preferiamo parlare di diritti umani - tali cioè che promanano dall’interno dell’uomo, dalla sua persona di uomo - gli antichi parlavano piuttosto di doveri umani.”
Dunque la prospettiva è rovesciata, continua Bettini: “Il naufrago si aggrappa alla mano che lo salva non perché ne abbia diritto, ma perché chi gliela porge ha il dovere di non farlo annegare”.

Per i Greci, invece, chi violava i doveri umani, veniva perseguitato da una maledizione. Infatti, i sacerdoti Bouzygai lanciavano una maledizione a coloro che si rifiutavano di offrire fuoco o acqua, o di mostrare la strada agli stranieri o di seppellire un cadavere. Dunque, era un dovere umano offrire il fuoco per scaldarsi a chi ne avesse bisogno, l’acqua per dissetarsi e spiegare ai forestieri quale fosse la via da percorrere per tornare a casa e per ultimo, dare una degna sepoltura a tutti i defunti. Pertanto, chi violava queste leggi, che per loro erano elementari, commetteva empietà.

Oggi non servono maledizioni, basterebbe ricordare la storia, i fatti accaduti in passato, la disumanità che molti popoli hanno dovuto subire, per far in modo che questi atti non accadano più. Dopotutto, l’Impero di Roma era formato da profughi, naufraghi, soldati e schiavi giunti da tutto il mondo ed è grazie anche a questa sua apertura e caratteristica, ma non solo, che è durato dodici secoli.

Posted

03 Dec 2020

Critica letteraria


Manuela Mazzola



Foto di Maurizio Bettini





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