L'uria della casa

Un culto che si è conservato nei secoli, sebbene sotto forme diverse

Ancora oggi molte donne anziane, e qualcuna di mezz’età, quando rientrano nelle loro case salutano l’Uria della casa: l’Auria, l’Augurio (la Fortuna, che era anche una dea romana). La tradizione era diffusa in tutto il Sud ed oltre. L’Uria, l’Auria non lo era solo in senso positivo, ma anche in quello negativo, cioè c’era il buon augurio, ma anche il cattivo augurio, la buona fortuna e la cattiva sorte.



Generalmente si presentava nella forma di una vecchia, che semmai cuciva (ricordiamoci le Moire greche). Se le aveva piacere, quando una donna rammendava al lume di candela e si addormentava per la stanchezza con il rischio che tutta la casa prendesse fuoco, l’Uria la toccava e la donna si svegliava evitando la tragedia. Se qualcuno si lamentava della casa, l’Uria gli faceva capitare guai e incidenti di ogni tipo.
Al di là del rispetto che esigeva, era molto capricciosa e, si usa dire, “andava a simpatia”, ovvero proteggeva chi le piaceva. Pretendeva dalla donna che svolgesse bene i suoi compiti, che sapesse cucire, cucinare, fare il letto. Era una dea civilizzatrice, come lo erano le antiche Magna Mater.
Lo spirito protettore della casa si presentava anche come un nano con la coppola rossa e, a volte, con tutto il vestito dello stesso colore. A Napoli lo chiamavano il “monacello”, nella provincia di Foggia lo “scazzamurello”. Era uno spiritello dispettoso a cui piaceva molto scherzare e giocare. Era praticamente un nano, che sfidava gli abitanti della casa a togliere la coppola, in cambio di ricchi tesori, ma quasi sempre lo sfidante restava a mani vuote.

Succedeva anche che le donne venissero picchiate dai mariti e, per mantenere il segreto in famiglia, si faceva girare voce che era stato lo “scazzamurello”, per un qualche motivo. Egli aveva un corrispettivo femminile: la “pacchianella”. Era una specie di “bambolina” vestita di rosso; chi riusciva a vederla restava incantato per la sua bellezza. Tutte le forme di Uria erano figure ctonie, derivanti dalla Madre Terra-Luna. I tre personaggi, con il Cristianesimo, hanno poi trovato “ricovero” nelle manifestazioni tradizionali (carnevalesche, quaresimali, ecc.).
Pochi sono i dubbi sul fatto che fosse la vecchia, antica dea indifferenziata, ermafrodita, a separare da lei il maschio e la femmina per permette la creazione della vita. In definitiva è da ritenersi che lo “scazzamurello” e la “pacchiana” fossero di sesso maschile e quello femminile di Madre Terra.



Come mai queste figure erano le stesse nell’intero Sud? Perché erano antichissime divinità, che sopravvivevano nelle credenze popolari. Per storicizzare il personaggio dobbiamo riferirci alla città di Uria (che si dava sommersa a causa di un diluvio) nella Laguna di Varano. Le mie ricerche portano ad identificare Uria (“luce nella notte”) con Rodi Garganico e con la dea Aurora. Rodi, il paese della dea Aurora, in dialetto viene chiamato “Rure”, che significa “girare” (“rura”). I Rodiani si chiamerebbero quindi, in dialetto R-uriani, cioè “Uriani”. “Rure” interferisce anche con Aurora (“O-rora”), divinità che nella notte preannunciava la luce del sole e la rugiada sulle piante. Era anche una rappresentazione di Venere ed aveva una sfilza di amanti. Con Poseidone ebbe Orione, che ha lo stesso significato di luce nella notte. Tutto il Gargano un tempo si chiamava Monte Orione, cioè aveva il nome di una delle più importanti costellazione della storia delle religioni, che con Sirio dava la possibilità ai defunti di risorgere perennemente dopo la morte.

Giovanni Cristino, un terrazzano foggiano, raccontava che se passava un cane o un gatto quando si costruiva una casa, l’anima dell’animale diventava l’Uria della casa. Il cane era il totem di Anubi, di Iside-Sirio, di Ecate, di Artemide-Diana; il gatto di Bast-Bastet, la gatta nera egizia, antico nume tutelare di Vieste, che anticamente si chiamava Bestie, cioè Bastet. Il folklore dunque si intreccia in maniera complessa con la storia antica, per il semplice fatto che esso è ciò che resta, nei ricordi del popolo, della cultura religiosa dei Dauni, per parlare solo degli Japigi del Nord, ma lo stesso vale per tutte le antiche popolazioni del mondo.

Posted

13 Apr 2021

Daunia e Puglia tra storia e tradizioni


Angelo Capozzi



Foto dal web





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